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In sintesi

Sperimentare e innovare per una pataticoltura sostenibile

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Autore Redazione

Il modello di coltivazione Romagnoli con minimo utilizzo di fitofarmaci e impiego di varietà tolleranti

Nell’ambito del progetto Residuo zero, che ha ottenuto la menzione speciale del Premio Innovatori responsabili 2020 della Regione Emilia-Romagna, Romagnoli F.lli Spa porta avanti il proprio impegno – anche divulgativo – per una pataticoltura sostenibile e continua le collaborazioni con il mondo della ricerca, i cui risultati sono stati presentati nel corso di un incontro divulgativo tenutosi oggi a Molinella (Bo). All’evento hanno partecipato: Roberto Chiesa, direttore commerciale Romagnoli F.lli Spa; Nicola Benatti, Regione Emilia-Romagna; Guglielmo Donadello, Legambiente; Gabriele Chilosi, Università degli Studi della Tuscia; Luisa Pasti e Silvia Rita Stazi, Laboratorio T&A Tech, Università degli Studi di Ferrara; Giulio Romagnoli, amministratore delegato Romagnoli F.lli.

Un modello, quello del Residuo zero, che coniuga sostenibilità economica, ambientale e sociale, grazie all’applicazione di una linea tecnica di difesa colturale che consente di ottenere un prodotto privo di residui di fitofarmaci e coltivato con pratiche agricole codificate e ripetibili in tutti gli areali italiani, unita all’impiego di varietà di patate naturalmente tolleranti alla Peronospora. Nel solco di questo percorso di ricerca – portato avanti con la guida scientifica del Dipartimento per l’Innovazione nei sistemi Biologici, Agroalimentari e Forestali (Dibaf) dell’Università della Tuscia e Legambiente – Romagnoli F.lli ha proseguito le sperimentazioni volte a ridurre l’impiego di sostanze chimiche e salvaguardare fertilità del suolo e biodiversità, testando l’utilizzo del sorgo sudanense come biofumigante.

Questa nuova fase sperimentale ha coinvolto, oltre al Dipartimento per l’Innovazione nei sistemi Biologici, Agroalimentari e Forestali (Dibaf) dell’Università della Tuscia e a Legambiente, anche il Dipartimento di Scienze Chimiche, Farmaceutiche ed Agrarie (Docpas) dell’Università di Ferrara. Le evidenze risultanti dalla sperimentazione dimostrano che il sorgo sudanense, grazie alla presenza di un glucoside cianogenico, la durrina, in grado di degradarsi in acido cianidrico, sostanza tossica per nematodi e altri insetti, è in grado di agire come biofumigante e può quindi essere efficacemente impiegato nel contrasto-lotta all’Agriotes litigiosus (ferretto). Lo studio, inoltre, ha evidenziato che tale pratica agronomica è in grado di produrre effetti positivi anche sulla fertilità del suolo, come dimostrato dai risultati della misurazione di sostanze umiche in esso presenti prima del sovescio con sorgo sudanense, prima della semina delle patate e dopo la raccolta delle patate, dai quali emerge una maggiore produzione di humus, un migliore movimento di aria e di acqua al suo interno e una migliore struttura.

“Siamo felici di condividere questi risultati e siamo orgogliosi di farlo nel nostro territorio, una regione in cui la pataticoltura ha profonde radici e di cui rappresenta un’eccellenza – commenta Giulio Romagnoli, amministratore delegato Romagnoli F.lli – Tali risultati aprono la strada non solo a una pataticoltura più sostenibile, ma anche all’impiego efficace del sorgo sudanense nel sovescio per altre colture, nell’ottica di promuovere la diffusione di pratiche agricole in grado di ridurre l’impatto sull’ambiente. Portiamo avanti l’impegno sul fronte sperimentale anche grazie al supporto di partner che condividono con noi la responsabilità nei confronti dell’ambiente, una responsabilità da sempre parte della nostra missione”.

Fonte: Romagnoli F.lli

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