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In sintesi

Modena Funghi nella famiglia Verde Intesa con Agricola Rinaldi

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Autore Redazione

Un fatturato che nel 2020 ha superato i 5 milioni di euro e una produzione annua di 15mila quintali di funghi

Il gruppo Modena Funghi di Cavezzo (Modena) è entrato in Verde Intesa con l’Agricola Rinaldi, azienda leader nella produzione di funghi, soprattutto champignon, con un fatturato che nel 2020 ha superato i 5 milioni di euro e una produzione annua di 15mila quintali di funghi.

Alla guida di una delle principali fungaie italiane c’è la seconda generazione dei Rinaldi. Paolo, attuale presidente del Gruppo, è il figlio di Amilcare Rinaldi, coltivatore innovatore e capace di cogliere i cambiamenti del mercato e sviluppare una moderna impresa fungicola.

La nascita di Agricola Rinaldi

“Già alla fine anni settanta era presente la tendenza a valorizzare i prodotti a km zero – sottolinea il presidente Paolo Rinaldi – In particolare, una grossa azienda alimentare modenese, cercava di sensibilizzare i produttori a coltivare funghi”.
Amilcare Rinaldi e altri colleghi del territorio, attirati dalla possibilità di entrare in un nuovo mercato, decisero così di intraprendere la strada della coltivazione di funghi, iniziando prima a coltivarli nel fienile, poi in una serra.

In poco tempo ha iniziato così a svilupparsi la coltivazione degli champignon, la varietà preponderante nella zona di Modena. “Adesso – precisa Paolo Rinaldi – all’interno della filiera sono presenti anche produttori di altre specie fungicole”.

Amilcare Rinaldi e il desiderio di crescere innovando

A distanza di quasi 10 anni, Amilcare Rinaldi ha dato avvio alla seconda svolta. Grazie al diploma del figlio Paolo in micologia, l’azienda ha la possibilità di coltivare i funghi spontanei nella stagione estiva, un titolo necessario per certificare e quindi commercializzare questo tipo di referenza.
Nello stesso periodo, Amilcare Rinaldi intuì la necessità di fare un passo verso l’innovazione portando in azienda sistemi di tecnologia avanzata. Erano gli anni in cui tutti i produttori guardavano l’Olanda che usava una tecnologia computerizzata per la coltivazione e, quindi, con l’utilizzo di particolari software e strutture metalliche con pannelli si imposero i primi prototipi di capannoni. Erano strutture più tecniche, con climatizzazione, sia per il caldo che per il freddo, che permetteva alle aziende di coltivare 365 giorni l’anno.
Quando Paolo Rinaldi è entrato a far parte dell’azienda, ha gradualmente iniziato a sviluppare la Modena Funghi, lanciata poi nel 1999 soprattutto per ovviare all’impossibilità come azienda agricola di commercializzare oltre il 50% della propria produzione.

Già a partire dal 1997 avevano iniziato un percorso verso la grande distribuzione (Gdo) e qualche anno prima, nel 1994, con dei piccoli supermercati, che all’epoca erano ancora agli inizi, come Rossetto o il Gruppo Brendolan.
La necessità di ampliare l’offerta è arrivata proprio su richiesta della stessa Gdo che imponeva anche la fornitura di altre referenze. Questo ha reso necessario mettere in filiera più aziende, alcune già in contatto con l’Agricola Rinaldi, altre da certificare per dar vita alla Modena Funghi e alla possibilità di commercializzare una maggior percentuale della produzione fungina.

Il consolidamento nel mercato del Nord d’Italia

Per il Gruppo Rinaldi, Verona rappresenta da sempre il mercato principale, dopo Bologna, Padova e Parma. Prima i supermercati acquistavano tutto dai mercati agricoli, poi pian piano le aziende sono state fidelizzate guardando solo al supermercato. Sino a 30 anni fa si vendeva quasi totalmente ai mercati ortofrutticoli, poi si è giunti a lavorare direttamente con i supermercati.

Il Gruppo Rinaldi verso la sostenibilità ambientale

Nel 2010, anche a fronte delle prime sfide del risparmio energetico, il Gruppo Rinaldi ha optato per un ampliamento di azienda, sviluppando un’attività di risparmio energetico investendo su un impianto fotovoltaico producendo oltre il 65 per cento di energia elettrica.

Nel 2016, Paolo Rinaldi, insieme alle due figlie Giulia, responsabile marketing, e Alessandra, laureanda in agraria, ha preso la decisione di compiere degli investimenti finanziari e ampliare la gamma dell’offerta commerciale, per comprendere, oltre ai funghi freschi, anche tutta la quarta gamma.

Maria Grazia, moglie di Paolo, ha portato avanti con successo lo sviluppo di una linea burger, con la realizzazione di un laboratorio alimentare, attrezzato con tecnologie all’avanguardia e in grado di fornire un prodotto di alta qualità, entrando nel settore vegetale e gluten free (con la collaborazione di primarie aziende). Il laboratorio alimentare si avvale dell’azoto liquido come abbattitore, perché consente un’ottimizzazione del processo: una volta cotto, infatti, il prodotto viene raffreddato a meno 170 °C in breve tempo, così da ridurre al minimo l’esposizione a cariche batteriche o a muffe.

Dal mercato dei vegetariani e vegan ai millennial

Con l’apertura del laboratorio alimentare, la famiglia Rinaldi si è aperta al mercato vegano, vegetariano e senza glutine. L’arricchimento della gamma con prodotti nuovi e innovativi ha presupposto anche la creazione di un nuovo pack dotato di codice a barre bidimensionale o Qr code in etichetta, in grado di aprire un collegamento ipertestuale col sito web di Modena Funghi e dialogare con la generazione dei millennial.

La commercializzazione dell’intera gamma dall’Italia ai Paesi arabi

Il Gruppo Rinaldi attualmente lavora in Italia con i più importanti gruppi distributivi nazionali. Uscendo dal mercato italiano, l’azienda modenese lavora ormai da diversi anni con la Germania e con l’Inghilterra, riuscendo a triangolare anche verso i Paesi arabi, dove il fungo è assai apprezzato nella loro cultura alimentare.

Ottimismo per il prossimo anno

Il Gruppo Rinaldi commercializza ogni anno circa 15mila quintali di funghi, mentre il fatturato raggiunge i 5 milioni all’anno per la Modena Funghi e circa 1,6 milione per Agricola Rinaldi.
Il Gruppo è in costante crescita perché si allarga la base clientelare, qualcuno persino a doppia cifra; l’ortofrutta invece, nonostante la crescita sembri più contenuta, ha comunque registrato picchi di aumento soprattutto nel periodo iniziale del Covid per poi stabilizzarsi.

Il periodo migliore resta quello da settembre a Pasqua dove le punte più alte sono a inizio settembre, merito della presenza di numerose sagre, poi a Natale, che è un trainante, e poi dopo si arriva al periodo pasquale, per poi in modo naturale iniziare la discesa fino ad arrivare all’estate dove si stabilizzano a un terzo.
Dal punto di vista commerciale, precisa Paolo Rinaldi, l’azienda non ha registrato un influsso negativo, anzi – soprattutto nelle prime settimane della pandemia – c’è stato un aumento delle vendite e ancora oggi i numeri sembrano confermare la crescita su buoni livelli.

Fonte: Verde Intesa

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