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Cambiamenti climatici: I’agricoltura ha perso quasi 1 miliardo

Un dato emerso in una ricerca del Censis commissionata da Confcooperative sul fenomeno che colpisce soprattutto le aziende agricole

L’agricoltura in questi ultimi 40 anni ha perso 900 milioni a causa dei cambiamenti climatici. Un dato cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni.  Sono i dati  presenti nel Focus Censis Confcooperative che evidenziano un impatto economico negativo dei disastri ambientali.

I ricercatori del Censis hanno calcolato negli  ultimi 40 anni danni per 210 miliardi, un importo pari a diverse manovre finanziarie.

Sui numeri serve una precisazione, 99 miliardi e il 47% dei fenomeni riguarda soprattutto i terremoti il cui legame con i cambiamenti climatici non è automatico. Sono più evidenti i collegamenti con alluvioni (57 miliardi), ondate di caldo (30,6), precipitazioni (15,2) più siccità, incendi boschivi e ondate di freddo che in totale hanno causato 8,2 miliardi di danni.

Il fenomeno si è intensificato recentemente: “Parliamo di 42,8 miliardi solo dal 2017 al 2022. Nel 2022 è costato quasi 1% di Pil, lo 0,9% per l’esattezza, pari a 17 miliardi circa. Un importo – commenta Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative – poco inferiore a una manovra finanziaria”.

Agricoltura tra i settori più colpiti

L’agricoltura emerge come uno dei settori più colpiti. Nel 2022, l’andamento di siccità, incendi boschivi e ondate di freddo ha provocato, secondo la ricerca, una diminuzione della produzione dell’1,5%, con perdite che si avvicinano ai 900 milioni.

Secondo i ricercatori questo calo è attribuibile principalmente alla siccità e alla scarsità di precipitazioni, caratterizzando il 2022 come l’anno più caldo di sempre. Le coltivazioni particolarmente colpite, con una significativa riduzione nella produzione sono: legumi (17,5%), olio di oliva (14,6%), cereali (13,2%), ortaggi (3,2%), piante industriali (-1,4%) e vino (-0,8%).

I territori più fragili

L’analisi territoriale evidenzia un impatto differenziato. Le regioni del Nord Ovest e del Sud hanno subito le maggiori flessioni nella produzione, con cali rispettivamente del 3,5% e del 3%, mentre al Centro non si sono registrate variazioni significative. Inoltre, se si considera il valore aggiunto, si nota una tendenza ancora più negativa, con una diminuzione del 7,6% nel Nord Ovest e del 2,9% nel Sud. Negli ultimi 40 anni  un terzo del valore dei danni provocati da eventi estremi nella Ue è stato pagato  dall’Italia. Un territorio fragile.

L’incidenza dei cambiamenti climatici è stata evidente in Romagna a causa dell’alluvione che ha spezzato via tanti frutteti e decimato le produzioni. Ora si riparte ma con grande attenzione alla sostenibilità come myfruit.it ha documentato di recente.  E in tutte le aziende non mancano progetti per mitigare l’effetto dei cambiamenti climatici.

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