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Il glifosato ancora una volta sotto accusa

Secondo uno studio americano, nelle urine di otto adulti su dieci ci sarebbero tracce della discussa molecola

Non c’è pace per il glifosato. La molecola dell’erbicida più diffuso al mondo, il Roundup, commercializzato da Monsanto, è di nuovo sul banco degli imputati per via di un recente studio dell’americano Cdc (Center for disease control and prevention). Il quale, basando le analisi su un campione di 2.316 individui, rivela che nelle urine di otto americani su dieci ci sarebbero tracce del diserbante.

Una percentuale destinata a crescere, se si osserva solo il campione relativo ai bambini: nell’87% dei casi l’erbicida è presente.

Pericoloso o no?

Un dato che arriva in un momento particolarmente delicato: il tribunale americano, infatti, ha chiesto all’Epa (Agenzia per la protezione ambientale) di produrre nuovi elementi che certifichino la non pericolosità del glifosato per l’uomo.

Il dato del Cdc è comunque più basso di quello riscontrato in analisi analoghe condotte in Europa negli ultimi anni. Uno studio della Fondazione Heinrich Boll nel 2015, ad esempio, aveva riscontrato tracce della molecola nel 99,7% dei tedeschi, con livelli molto alti, fino a 42 volte superiori a quelli prevedibili.

Una storia infinita

Fino a oggi l’Epa non ha riconosciuto il glifosato come un potenziale cancerogeno, seguendo le orme dello Iarc (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) che nel 2015 aveva scagionato la molecola.

Ad aprile 2019, però, l’Agenzia statunitense per le sostanze tossiche, ha invece pubblicato un’analisi che metterebbe in relazione il glifosato con il linfoma non-Hodgkin. In quell’occasione, la stessa agenzia, avrebbe raccomandato di monitorare l’esposizione dei bambini al diserbante.

Il glifosato non esce di scena

In ogni caso, nonostante periodicamente vengano pubblicati dati allarmanti, sia in Europa sia in America le autorità competenti continuano comunque a rinnovare con regolarità l’autorizzazione all’uso del glifosato.

Proprio in questi mesi, tra l’altro, è in corso un nuovo processo di revisione, che dovrebbe concludersi tra un anno, a luglio 2023. A tal proposito, l’Echa (l’Agenzia europea per le sostanze chimiche) ha già rilasciato il suo nulla osta all’impiego della molecola, mentre non è ancora disponibile il parere finale dell’Efsa, (Ente per la tutela della sicurezza alimentare).

Si tratta di un tassello fondamentale, in grado di decidere le sorti della controversa molecola: la valutazione dell’Efsa determinerà infatti il rinnovo (o meno) dell’autorizzazione al glifosato in Europa.

Un percorso non scontato: l’ultimo parere, cinque anni fa, si era fatto attendere per via di una serie di rimpalli tra Commissione e Efsa.

Il dubbio

Le controversie e le polemiche intorno al glifosato sono all’ordine del giorno. Quello che viene contestato dai detrattori riguarda la fonte di provenienza dei dati su cui si basano i numerosi studi atti a verificarne la tossicità. Il giudizio, dicono i contrari, è infatti rilasciato sui riscontri delle ricerche condotte per l’industria dell’agribusiness, la cui indipendenza potrebbe quindi essere messa in discussione.

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