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Siccità: pericolo desertificazione in tutta Italia

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Autore Redazione

Prandini (Coldiretti): “Garantire produzione alimentare e accumulare acqua”. Copagri: “Deroga alle misure agroclimatiche del Psr”

Più di un quarto del territorio nazionale (il 28%) è a rischio desertificazione. Desertificazione che riguarda le regioni del sud ma anche quelle del nord con la gravissima siccità di quest’anno che rappresenta solo la punta dell’iceberg di un processo che mette a rischio la disponibilità idrica nelle campagne e nelle città con l’arrivo di autobotti e dei razionamenti.

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla situazione del territorio nazionale in occasione della giornata mondiale dell’Onu per la lotta a desertificazione e siccità del 17 giugno, sulla base dei dati Ispra.

Il Po in secca

“Un appuntamento che – sottolinea Coldiretti – cade in una situazione drammatica per il Paese con il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca che è sceso di 3,7 metri su livelli più bassi da almeno 70 anni. Ma a preoccupare è anche l’avanzare del cuneo salino per la risalita dell’acqua di mare che rende impossibile la coltivazione nelle zone del delta”. Dal monitoraggio di Coldiretti si evidenzia che è in sofferenza anche il lago Maggiore con un grado di riempimento del 22,7% così come quello di Como al 30,6 per cento.

“Nel bacino padano per la mancanza di acqua – precisa Coldiretti – è minacciata oltre il 30% della produzione agricola nazionale e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo, ma in alcune zone di Piemonte e Lombardia non piove da quasi tre mesi e in certi Paesi si ricorre alle autobotti per l’uso civile mentre sui ghiacciai del Trentino è stata misurata una quantità di neve compresa tra il 50% e il 60% del valore medio della serie storica”.

Situazione difficile in tutta Italia

“La situazione è però difficile lungo tutta la penisola in un 2022 segnato fino ad ora da precipitazioni praticamente dimezzate che ha portato a cambiare anche le scelte di coltivazione sul territorio con – continua Coldiretti – un calo stimato di diecimila ettari delle semine di riso che ha più bisogno di acqua a favore della soia, con un impatto economico, occupazionale ma anche ambientale. A preoccupare è la riduzione delle rese di produzione delle coltivazioni in campo come il grano che fa segnare quest’anno un calo del 15% delle rese alla raccolta ma in difficoltà ci sono girasole, mais, e gli altri cereali ma anche quella dei foraggi per l’alimentazione degli animali e di ortaggi e frutta che hanno bisogno di acqua per crescere”.

Con il picco del caldo da bollino arancione in molte città e la carenza idrica, rischia di aumentare la dipendenza dall’estero da dove arriva il 64% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 47% del mais per l’alimentazione delle stalle, il 44% del grano duro per la pasta e il 27% dell’orzo.

La siccità – sostiene Coldiretti – è diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana con danni stimati quest’anno pari a circa due miliardi per effetto del calo dei raccolti che hanno bisogno dell’acqua per crescere”.

 Definire le priorità 

“In questo scenario di profonda crisi idrica  è necessario agire nel breve periodo per definire le priorità di uso delle risorse idriche ad oggi disponibili, dando precedenza al settore agricolo per garantire la disponibilità di cibo, prevedere uno stanziamento di risorse finanziarie adeguate per indennizzare le imprese agricole per i danni subiti a causa della siccità e favorire interventi infrastrutturali di medio-lungo periodo volti ad aumentare la capacità di accumulo dell’acqua e della successiva ottimizzazione nella gestione”  afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini che ha incontrato il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, e quello della Transizione ecologica Roberto Cingolani – Bisogna affrontare l’emergenza ma con il cambiamento della distribuzione nella pioggia dal punto di vista geografico e temporale, in Italia per risparmiare l’acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie è stato elaborato e proposto da Coldiretti e Anbi – precisa Prandini – un progetto immediatamente cantierabile per la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presente. In un Paese comunque piovoso come l’Italia che per carenze infrastrutturali trattiene solo l’11% dell’acqua, occorre un cambio di passo nell’attività di prevenzione bisogna evitare di dover costantemente rincorrere l’emergenza con interventi strutturali”.

Il commento di Copagri Lombardia

“La gravissima situazione di emergenza idrica che sta vivendo il centro-nord del Paese, con numerose zone completamente a secco di piogge da quasi quattro mesi, sta mettendo a serio rischio la sopravvivenza delle centinaia di aziende agricole e di allevamenti che operano nella zona, con serie ripercussioni sulla produzione agroalimentare di una regione che è un vero e proprio volano del primario nazionale”. Lo sottolinea il presidente di Copagri Lombardia Roberto Cavaliere, rendendo noto di aver scritto in merito al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, agli assessori regionali all’agricoltura Fabio Rolfi, all’ambiente Raffaele Cattaneo e agli enti locali Massimo Sertori, nonché ai presidenti dei Consorzi irrigui della Regione. 

“La drammatica crisi idrica che sta vivendo l’agricoltura del Settentrione va ad aggiungersi ai noti incrementi dei prezzi di produzione e delle tariffe energetiche, che si sommano alle ripercussioni dell’emergenza pandemica e della crisi ucraina; tutti questi fattori stanno portando le aziende al collasso”, rimarca Cavaliere, facendo appello alla Regione Lombardia affinché “intervenga tempestivamente per accordare una moratoria e un annullamento dei pagamenti delle sottoscrizioni dell’acqua e si adoperi per sostenere finanziariamente i consorzi in relazione ai mancati introiti”.

“La crisi idrica, infatti, ha provocato un’assenza della regolare fornitura di acqua, facendo sì che il servizio non venisse erogato, a fronte però di una richiesta di pagamento dello stesso; a completare il quadro ci sono poi il calo della produttività legato a una situazione idrica senza precedenti e l’assenza di indicatori che lascino presagire un miglioramento della situazione”, prosegue il presidente della Copagri Lombardia, facendo notare che “in alcune aree della Lombardia gli agricoltori stanno addirittura anticipando i raccolti, onde pregiudicare la probabile perdita totale del raccolto tra qualche settimana”.

“La gravità della situazione – conclude Cavaliere – rende necessaria anche una deroga alle misure agroclimatico-ambientali del Psr, intervenendo in particolare sui piani di rotazione colturale, che a causa della fortissima carenza idrica gli agricoltori potrebbero non essere in grado di rispettare”.

Fonte: ColdirettiCopagri 

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