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Gelate, il bilancio di Confagri Emilia Romagna

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Autore Redazione

“Stime prudenziali dicono 37 milioni di danni nel comparto albicocche e 78 milioni per pesche e nettarine per la mancata occupazione”

Preoccupano i danni lasciati dalle gelate dei giorni scorsi. “Oltre alla pesante perdita di produzione frutticola di cui stiamo verificando l’entità zona per zona, stando al fianco dei nostri produttori – osserva il presidente regionale di Confagricoltura, Marcello Bonvicini – sarà drastico l’impatto sull’indotto anche a valle e a monte della filiera e soprattutto in termini di giornate di lavoro perse nelle operazioni colturali dal diradamento dei frutti alla raccolta e a seguire nelle successive attività di pre e post confezionamento del prodotto, con evidenti disastrose ricadute sulla tenuta sociale ed economica. Da una stima prudenziale – prosegue il presidente dell’organizzazione agricola – i danni derivanti dalla mancata occupazione si attestano intorno ai 37 milioni di euro nel comparto albicocche; 78 milioni nelle pesche e nettarine; 12 milioni nelle susine e 5 nelle ciliegie, ovverosia le specie più colpite dall’improvvisa massa di aria fredda”.

Dalla Val D’Arda, nel Piacentino, a Rimini se n’è andato gran parte del raccolto 2020 di drupacee. “Ma si rilevano perdite notevoli anche nel comparto delle pomacee – aggiunge Albano Bergami, presidente della sezione frutticola di Confagricoltura Emilia Romagna – le temperature registrate, con punte fino a -6° C e in alcuni areali per dodici ore consecutive, hanno provocato danni significativi tali da compromettere le rese delle varietà di mele maggiormente coltivate nel nostro bacino produttivo: Gala, Pink Lady e soprattutto Fuji. Nei casi più estremi neppure la pericoltura è stata risparmiata dall’ondata di gelo che ha danneggiato in particolar modo – precisa il produttore ferrarese – le varietà Abate Fetel, William e Santa Maria nella parte inferiore della pianta”.

Nel Modenese e Reggiano, la perdita di produzione nel pesco, albicocco e susino cino-giapponese è quasi totale; da verificare invece le ripercussioni sulle varietà europee di susino. Le ciliegie: male per le precoci e medio-precoci mentre bisogna valutare l’effetto sulle tardive. Le pere delle varietà Abate Fetel e William rosso sono state danneggiate nella parte bassa della pianta, dove si stima il 30% di prodotto in meno. Si temono danni anche a posteriori nella fase di formazione del frutto, che ne precluderebbero la commercializzazione; questo vale persino nelle coltivazioni di fragole sotto serra a causa degli eccessivi sbalzi termici. Timori anche per i vitigni della zona pedecollinare dove la ripresa vegetativa è anticipata. Sono invece certi oramai i danni arrecati ai nuovi impianti viticoli.

Nel comparto ferrarese delle albicocche si ipotizza un crollo di Plv vicino al 90%; seguono le susine e le ciliegie nella scala delle specie più danneggiate, infine le pesche. È stata duramente colpita anche la produzione di mele Gala e Fuji e di pere Santa Maria e Carmen. Il gelo si abbattuto anche sulle piantine di bietole.

Giù la produzione di albicocche con perdite fino al 90% nell’Imolese, in provincia di Bologna, dove pure il kiwi ne è uscito malamente. I danni ai frutteti (dai peschi ai susini, perdite anche oltre il 50%) sono diffusi fino alla Valsamoggia; quelli sull’areale bieticolo saranno stimati nei prossimi giorni.

Per le albicocche del Ravennate è previsto un crollo di Plv vicino all’80%, nelle susine dal 60 all’80% e nelle pesche e nettarine intorno al 50-60%. Giù il raccolto del 60% nel kiwi giallo e del 40% nel verde. Mancherà inoltre il 5% della produzione di kaki.

Nel territorio di Forlì, Cesena e Rimini si stima che le albicocche e susine siano compromesse per l’80% e le nettarine per il 65%. Ma i danni consistenti ci sono anche su piante con le gemme pronte (pomacee e kiwi, specialmente quello giallo) e sulle orticole.

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