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Il punto di Fruchthandel

Mele, la Germania non ride

Pesa la scarsa propensione all’acquisto dei tedeschi, e l’immagine del frutto va svecchiata. L’export? Guardare olandesi, belgi e italiani

L’inizio della stagione per il più importante e popolare frutto tedesco, la mela, è ufficalmente iniziato e l’editoriale di Michael Schotten su Fruchthandel n. 34 arriva puntuale a leggere e interpretare il contesto attuale.

I sentimenti sono contrastanti, inizia Schotten, anche perché l’ultima campagna melicola è stata da dimenticare per i produttori e i commercianti tedeschi. La causa? Gli elevati costi di produzione e la scarsa propensione all’acquisto da parte dei consumatori: in molti casi l’anno scorso non aveva senso iniziare la raccolta.

Non è valsa la pena nemmeno per l’industria del sidro, che ha fatto scorta di prodotti a basso costo. E tanto meno per il mercato dei prodotti freschi, che ha accettato di buon grado i prodotti più economici provenienti dall’estero e non ha dato quasi scampo a quelli tedeschi sugli scaffali.

Le indicazioni di origine made in Germany, il riferimento ai vantaggi della freschezza e della qualità, la salute, il clima, la tutela dell’ambiente e persino la richiesta di sostegno alle aziende nazionali hanno avuto scarso effetto.

Un circolo vizioso da cui si può uscire? Sì, ma solo se i prezzi alla produzione aumenteranno drasticamente. Secondo una stima dell’AMI (l’azienda leader per le informazioni sul mercato agricolo in Germania), dovrebbero salire fino al 25% per coprire i costi. Il che sarà difficile, con i rivenditori in un ambiente in cui i prezzi alla produzione stanno scendendo nonostante l’alta inflazione dovuta all’energia meno costosa.

La variabile cruciale dell’equazione, tuttavia, è che i consumatori tornino a spendere di più per il loro frutto preferito. Solo così si può davvero superare la sofferenza. È quindi particolarmente importante vedere dove si assesterà nelle prossime settimane il livello dei prezzi dei prodotti tedeschi appena raccolti. Il fatto che le prospettive di commercializzazione siano migliori semplicemente a causa dei volumi ridotti e dei magazzini vuoti potrebbe rivelarsi ingannevole. Anche se le dimensioni dei calibri dovessero aumentare solo di un millimetro, l’impatto sarebbe massiccio sul tonnellaggio totale.

Nuovi impulsi

Il settore delle pomacee è molto dinamico anche sotto altri aspetti. Sia le mele sia le pere hanno nuove interessanti varietà (club) che portano nuovi impulsi all’assortimento e quindi anche la possibilità di generare quel valore aggiunto di cui c’è urgente bisogno. Naturalmente, bisognerà prima vedere come saranno accolte dai consumatori. E, non meno importante, come si dimostreranno nella coltivazione.

Alla luce di tutti questi fattori, non c’è alternativa all’abbandono dei sentieri già percorsi. Un obiettivo deve essere quello di ringiovanire l’immagine delle mele – e delle pere – per raggiungere i consumatori più giovani e ispirarli a lungo termine.

Ma l’immagine alla moda, moderna e giovane, da sola non basta. È urgente non perdere di vista i gruppi target più anziani che hanno potere d’acquisto. E bisogna fare qualcosa anche dal punto di vista politico, assicurandosi che nell’Ue ci sia una maggiore parità di opportunità. Coloro che prestano massima attenzione alla qualità e a salari equi non devono essere penalizzati.

Per concludere, la Germania deve finalmente riuscire ad aprire nuovi mercati in Estremo Oriente. Se necessario, può imparare da olandesi, belgi e italiani.

Fonte: Fruchthandel Magazin

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