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Il punto di Fruchthandel

Economia ed ecologia, in medio stat virtus

In futuro dovremo riuscire a bilanciarle in modo tale che la crescita sia possibile senza distruggere i nostri mezzi di sussistenza

Nel suo editoriale sul numero 36 di Fruchthadel Daniel Schmidt commenta alcuni segnali negativi che arrivano dall’economia tedesca ma anche alcuni aspetti incoraggianti. E li riferisce al settore agricolo.

La dose quotidiana di titoli negativi è una spina nel fianco: aumento della povertà educativa con livelli di scolarizzazione sempre più bassi, mancanza di posti negli asili nido, carenza di personale negli ospedali, carenza di giovani nei mestieri, possibilità di visitare un medico solo dopo settimane di attesa. E infine l’ultimo rapporto dell’Ufficio federale di statistica, che nega alla Germania il rango di campione mondiale delle esportazioni e annuncia un calo delle esportazioni dell’1% all’inizio del secondo semestre di quest’anno.

L’economia tedesca arranca, in parte perché il motore dei consumi continua a girare a vuoto. In una previsione attuale, l’Istituto di Kiel per l’economia mondiale (IfW) prevede che i consumi non sosterranno l’economia solo nel 2024. Anche il settore dell’ingegneria meccanica tedesca, un tempo un faro, non è più così incrollabile.

L’insicurezza e l’incertezza sul futuro portano addirittura a pensare di emigrare all’estero: questo riguarda anche l’industria della plastica, tra gli altri, come spiega Mara Hancker, amministratore delegato della IK Industrievereinigung Kunststoffverpackungen, in un’intervista per Fruchthandel Magazin.

Vedere in positivo

Ma quando le aziende lasciano la Germania, ogni volta si allontana anche un pezzo di prosperità. Questo aspetto non va trascurato. Tuttavia, invece del pessimismo, c’è anche motivo di ottimismo, che Schmidt sottolinea. “Ci sono esempi incoraggianti. Ad esempio, il servizio di ARTE Mit Hightech gegen Hunger – Niederlande denken Pflanzen neu (Alta tecnologia contro la fame – i Paesi Bassi ripensano le piante), che mi ha colpito, dimostra che molte cose potrebbero essere possibili in un futuro non troppo lontano. L’obiettivo è quello di sfamare l’intera popolazione mondiale. Un progetto estremamente ambizioso, soprattutto se si considera che tra 25 anni sul nostro pianeta vivranno circa 10 miliardi di persone. Ma come si può raggiungere questo obiettivo? La risposta non è certo facile, così come le risposte semplici dovrebbero essere evitate a tutti i costi quando si affronta una questione così esistenziale. Se teniamo presente questo e i problemi descritti all’inizio di questo articolo, dovremo riuscire in futuro a bilanciare economia ed ecologia in modo tale che la crescita sia possibile senza distruggere i nostri stessi mezzi di sussistenza”.

In termini agricoli

Applicato all’agricoltura, ciò significa renderla più produttiva e allo stesso tempo più sostenibile in futuro, senza spingere economicamente aziende e fattorie sull’orlo dell’esistenza. In questo senso, le innovazioni tecniche stanno diventando sempre più l’anello di congiunzione tra crescita da un lato e sostenibilità dall’altro.

Istituti di ricerca leader come l’Università di Wageningen, nei Paesi Bassi, stanno conducendo un’intensa attività di ricerca per migliorare prodotti agricoli come frutta e verdura, in modo che producano rese maggiori e siano più resistenti alle malattie. “Questo non è importante solo per l’università, ma per tutto il mondo”, spiega Rémy Feraut, che da sei anni studia scienze vegetali presso la rinomata Facoltà di Agraria e che offre visite guidate su come, ad esempio, si effettuano scansioni 3D con l’aiuto di telecamere per capire la suscettibilità delle piante allo stress, dovuto tra l’altro all’influenza della siccità. È impressionante la determinazione con cui anche Paesi apparentemente piccoli come l’Olanda perseguono visioni in questo campo. Sono visioni vissute che possono aprire la strada a un futuro migliore.

Fonte: Fruchthandel Magazin

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