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Fruttivendoli e non solo

Zero frutta e verdura fuori dai negozi, l’eterna ordinanza

La Cassazione ha dato torto più volte ai fruttivendoli, ma il fenomeno si ripete. Come i provvedimenti dei sindaci

Vietato esporre frutta e verdura sul suolo pubblico, anche se privato ma aperto al pubblico, può costare la chiusura dell’attività per sei mesi. Non è uno scherzo: a Terni due fruttivendoli hanno dovuto chiudere per 5 giorni. E ora il sindaco pubblicizza l’ordinanza per ricordare il divieto, esiste dal 2013, e promette di far abbassare le serrande per mesi ai trasgressori.

Il fenomeno interessa tutta Italia e nonostante i divieti  si continua ad esporla all’aperto e ai gas di scarico,  ma vince la legge, se viene fatta rispettare. Una sentenza della Cassazione, parliamo del 2014,  confermò la condanna penale sotto forma di ammenda nei confronti di un fruttivendolo di Bergamo. Punito perchè metteva in mostra le cassette di frutta sul marciapiede e all’esterno del suo negozio. Sono passati dieci anni e il costume resiste. Come l’eterna ordinanza che periodicamente rimbalza sui media.

L’ultima (ordinanza) è del sindaco di  Terni

Di ordinanze con il divieto di esporre frutta e verdura sul marciapiede è pieno il Paese, l’ultima è firmata dal sindaco di Terni Stefano Bandecchi. Personaggio noto alle cronache come fondatore dell’università Unicusano, come ex presidente della Ternana Calcio e attivo sui social. Ha avuto successo il suo ultimo post su Instagram: “Hanno tentato invano di rubarmi il Rolex”. Insomma si espone e questa volta prende di mira i fruttivendoli, ma anche altri commercianti di generi alimentari, che non rispettano l’ordinanza.

L’ha firmata, per suo conto, il vicesindaco Riccardo Corridore, e prevede “fino a sei mesi di chiusura – si legge in comunicato dell’amministrazione – per chi non rispetta il provvedimento comunale”.  Più nel dettaglio: “Agli esercenti commerciali di generi alimentari, con particolare riferimento ai venditori di frutta e verdura – recita il provvedimento – è vietata l’esposizione di frutta, legumi, erbaggi, generi alimentari e simili al difuori dei locali di vendita sia su suolo pubblico che privato o di uso pubblico o aperto al pubblico”. Ecco a cosa si rischia di andare incontro: “Alla prima violazione accertata 15 giorni”, poi 60 giorni e infine sei mesi alla terza trasgressione.

A Napoli sequestrati 700 kg di frutta e verdura

Ad aprile la polizia municipale di Napoli ha confiscato 700 kg di frutta e verdura. Un vero e proprio blitz con sette fruttivendoli colpevoli di esporre il cibo sui marciapiedi. I prodotti sono stati distrutti perchè non considerati idonei al consumo. Sequestri da tre tonnellate sono stati eseguiti a Roma. Ma i sequestri si ripetono un po’ in tutta Italia. Sotto i portici di Bologna frutta e verdura viene esposta ma all’interno di teche di protezione.

Cosa si rischia?  Denuncia per occupazione di suolo pubblico e per cattivo stato di conservazione degli alimenti

Abbiamo citato la sentenza del 2014 contro un fruttivendolo di Bergamo, ma la Cassazione si è espressa anche dopo. Cosa rischia chi piazza le cassette sul marciapiede? La contestazione per il reato di cattivo stato di conservazione di alimenti, ma pure (quando mancano le necessarie autorizzazioni)  quello di occupazione di suolo pubblico. Una sanzione penale e non l’illecito amministrativo.

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