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Fruttivendoli e non solo

Ambulanti: WhatsApp e consegne a domicilio per non perdere clienti

ambulante

Tour tra i mercatini di Salerno, Firenze e Venezia dove cambiano i consumi. Va il prodotto locale e crescono le piazze biologiche

Il delivery e le consegne a domicilio sono state sperimentate in questi ultimi mesi anche dagli ambulanti dell’ortofrutta, non solo da bar, ristoranti e pizzerie. Scelta quasi obbligata per tentare di sopravvivere alle chiusure o non perdere clienti. A chi vende frutta e verdura  nei mercatini è andata meglio rispetto ai colleghi del non alimentare. Quest’ultimi hanno pure bloccato importanti tratti autostradali per far sentire la loro voce. Meno problematica la situazione del fresco, ma per consolidare il bilancio aziendale si è fatta strategia. Quale? Consegnare ai clienti, almeno ad una parte di essi, la spesa a domicilio. Vediamo tre testimonianze – operatori iscritti alle associazioni Anva e Fiva – su questi ultimi 14 mesi che si spera di dimenticare presto.

In Campania gli ambulanti si sono presi cura del cliente anziano

mercato ambulanti

Il banco dell’ambulante a Salerno

A Salerno il commerciante Sabino Santoriello descrive a myfruit.it come è andata l’esperienza di vendita sotto pandemia: “Ci sono state delle situazioni di insicurezza e di paura già a monte, non tutte le persone sono venute a comprare con la tranquillità di una volta. Le persone si sono spostate di meno ed è venuta a mancare quella clientela data dalla mobilità tra paesi vicini”. Ha inciso anche la riduzione della frequenza della spesa.

A questa situazione si risponde con creatività e fantasia: “Ho stampato locandine pubblicitarie per la consegna a domicilio. Un servizio che ho attivato soprattutto per i clienti over 65/70 e quelli che si conoscono da una vita. Io lavoro in questo settore da oltre 30 anni“. Approfittiamo dell’occasione per chiedere a Sabino i cambiamenti degli ultimi anni nelle abitudini e nelle tendenze di consumo dei suoi clienti. “Da una decina d’anni in tanti hanno ridotto le quantità. Invece di comprare un chilo di mele e di pere ora si limitano a poche unità. Io cerco di resistere offrendo merce fresca e locale con i fornitori salernitani, di Eboli. Un nostro prodotto locale è la mela annurca che cerco di valorizzare”. Questo il quadro dipinto da Sabino che lavora soprattutto al mercato Torrione di Salerno.

ambulantiQuando il banco al mercato diventa ancora di salvezza

Risaliamo la penisola e ci fermiamo a Firenze dove incontriamo Claudio Bettoni. La storia di chi ha iniziato la carriera di ambulante in piena pandemia. Vendere frutta e verdura in questo caso è un’opportunità, soprattutto in una città d’arte e quindi a forte densità turistica come il capoluogo toscano. “Sono diventato ambulante dal primo agosto, prima avevo un posteggio al mercato centrale”. E’ andata bene: “Non ho visto grandissime situazioni spiacevoli, i mercati sono stati  frequentati – sottolinea Claudio – Chiaro che davanti a maggiori restrizioni c’è meno movimento perché non vengono, per esempio, dai comuni vicini”.  Servizio a domicilio? “Per persone di una certa età, le consegne sono state abbastanza frequenti nei periodi di maggiori limitazioni”. Le tendenze di consumo? “Sulla verdura da cuocere c’è resistenza e arriva dalla mancanza di tempo perché richiede maggiore lavorazione“.

In Veneto gli ambulanti  fidelizzano i clienti  con WhatsApp

Risaliamo l’Italia fino al Veneto dove incontriamo Andrea Pizzatto che lavora nei più grandi mercati della terraferma veneziana (Mestre e Marghera) e a Mira nella Riviera del Brenta. “Siamo riusciti sempre a lavorare bene, in accordo con le istituzioni e grazie al gran lavoro della Protezione civile che ha organizzato le visite e dato così sicurezza alle persone”. Bene, ma attenzione: “si è vista una bella differenza, il cliente  che aveva o ha paura non si è visto. I giri tra i banchi sono stati limitati e si è evitato, quindi,  di fare quello completo”. Una sorta di mordi e fuggi.

In queste situazioni arriva in soccorso la tecnologia, non c’è l’onnipresente App ma basta e avanza il cellulare. “Mi chiamano o mi inviano la richiesta su WhatsApp. Parlo soprattutto dei clienti più affezionati. Se non si fa così si perdono completamente”.
Nuove tendenze alimentari? “Io ho una clientela di qualità medio alta,  fa la spesa settimanalmente per la famiglia. Ci sono sempre più  giovani che iniziano a capire che la verdura fa bene e sono aumentate le persone che hanno interesse a mangiare fresco. Oltre che rifornirmi al mercato all’ingrosso posso contare. per esempio sul radicchio, sui fornitori locali. Cerco di stare in zona: il 98 % dei prodotti è di origine italiana“.

I mercatini tutti dedicati al biologico

GranBio, il mercatino biologico di Granarolo

In questi ultimi anni è cambiata profondamente la struttura dei mercati paesani o rionali delle città attraverso la partecipazione delle aziende del territorio.

A volte, come in Campagna Amica, con il sostegno di associazioni come Coldiretti. E alcune diventano tematiche come il mercatino GranBio inaugurato nei giorni scorsi a Granarolo dell’Emilia, a due passi da Bologna, grazie all’interesse e alla volontà di un gruppo di cittadini interessati all’acquisto di prodotti biologici, locali e stagionali dai produttori del territorio. In particolare, c’è stato l’impulso dell’associazione Amici della Terra insieme al Comune e tra i diversi prodotti che abbiamo visto c’erano fragole,  ciliegie, carciofi e gli asparagi. Quelli molti noti del vicino paese di Altedo.

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