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Frutta a guscio ed essiccata

Frutta secca: un’agenda per il nuovo anno

frutta secca

Le tendenze stanno cambiando velocemente e il sistema Italia ha ancora tante potenzialità

Fino a qualche anno fa, proprio in concomitanza delle festività natalizie, la frutta secca ed essiccata era percepita dal consumatore – e di conseguenza offerta dai produttori – come una coccola da concedersi in occasione di un periodo speciale. Oggi, invece, prevale sempre più l’aspetto salutistico legato a noci, nocciole & co. Un tema sul quale sia i produttori sia i trasformatori sono sempre più portati a riflettere e ad agire di conseguenza.

Quindi, cosa si può chiedere a questo 2024 appena iniziato e che cosa ci si deve attendere? Dal punto di vista produttivo, si auspica un’annata agricola finalmente nella norma. In importanti territori corilicoli, ad esempio (la Tuscia), una situazione normale è attesa dal 2020. Ma anche altrove, nel 2023 e nel 2022, non è andata tanto meglio: basti ricordare le estati particolarmente siccitose e le altissime temperature che hanno messo a dura prova le colture, dal Piemonte alla Sicilia.

Dal punto di vista di chi fa trasformazione, l’attesa è senz’altro verso prodotti sempre più in linea con le esigenze del moderno consumatore: meno zuccheri artificiali, valorizzazione della naturalità della proposta, orientamento (perché no) sul bio, con uno sguardo sempre più rivolto anche all’origine.

Il made in Italy, in altri termini, può realmente diventare un driver di sviluppo importante, anche nel settore della frutta secca. Non sono mancati del resto, già nel 2023, casi di aziende che hanno sempre più valorizzato questo aspetto.

Un’ultima riflessione è opportuna sulle potenzialità del sistema Italia, potenzialità numerose e in gran parte ancora inespresse. Un grande progetto, ad esempio, è in corso sulla castagna, per valorizzare le produzioni tradizionali a livello nazionale e internazionale, creando un possibile volano anche per il turismo. Un importante lavoro è in corso anche sulla nocciola: Veneto, Toscana, Emilia Romagna e in parte anche Lombardia, potrebbero essere regioni che presto andranno ad aggiungersi a quelle più storicamente corilicole. Interessanti opportunità, infine, potrebbero esserci anche per le mandorle, puntando però esclusivamente sulla qualità del prodotto, senza mai farne una questione di prezzo, perché non reggerebbe la concorrenza estera.

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