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Frutta a guscio ed essiccata

Nocciole: nel Viterbese previsioni al ribasso

Pompeo Mascagna (Assofrutti): “Siamo a circa il 50% in meno rispetto alla norma”

Nel Viterbese, così come accade in tutte le maggiori regioni corilicole d’Italia, sono da rivedere al ribasso le stime di produzione di nocciole che erano state fatte soltanto un paio di mesi fa, e che già non lasciavano presagire numeri entusiasmanti.

La ragione di questa situazione è da imputare a una molteplicità di fattori e, a fare il punto, è un esperto come Pompeo Mascagna, presidente di Assofrutti, ovvero la più grande Op d’Italia per la frutta in guscio, con oltre un migliaio di associati tra aziende e cooperative aderenti, per 9.500 ettari di superficie allevata a nocciola.

La situazione

“Nell’ultimo mese – rileva Mascagna – è di fatto sparito il 30% del prodotto. Vuoi per le piogge nel periodo sbagliato che hanno favorito la percentuale di marciume, vuoi per altre avversità atmosferiche, dobbiamo rifare i conti molto al ribasso rispetto alle previsioni dello scorso luglio. Alla fine, in tutto il Lazio non riusciremo ad arrivare alla soglia delle 30mila tonnellate, con una perdita attorno al 50% rispetto allo standard”.

Rimane comunque una parziale consolazione: la qualità, che si presenta soddisfacente. Conferma infatti Mascagna: “I calibri si presentano piuttosto grandi, quindi con una buona qualità nel complesso”.

I prezzi e la Turchia

Per i prezzi, la partita è ancora aperta, ma va anche detto che questo match l’Italia non lo gioca mai in casa.

“Oggi – spiega Mascagna – le quotazioni si presentano abbastanza in linea con ciò che sta succedendo in Turchia, dove assistiamo a rincari pressoché giornalieri. Nello specifico, per la merce di prima qualità ci attestiamo a 7,70 euro punto resa, ma è impossibile prevedere oggi se questi prezzi sono destinati, in prospettiva, a crescere o a diminuire. Si può solo constatare che i listini che circolavano soltanto un mese fa erano molto più bassi”.

Facendo poi il confronto con l’annata 2022, Mascagna aggiunge: “Quest’anno i quantitativi sono leggermente superiori con prezzi più alti. Ma a leggere bene la situazione, ci troviamo a fronteggiare un’altra stagione, la terza consecutiva, dove molte aziende non riusciranno a coprire i costi di produzione. Occorrerebbe quindi che le istituzioni prendessero coscienza di un simile dato di fatto, perché quando succedono catastrofi come questa (un triennio appunto di scarso o addirittura nessun raccolto, ndr) diventa poi difficile andare avanti”.

“Una vera organizzazione di produttori, che tutela l’ambiente”

Assofrutti, da parte sua, è pronta al dialogo, e intanto si presenta sul mercato, come evidenzia il suo presidente, per quello che è: “Una vera Organizzazione di produttori – continua Mascagna – Non siamo infatti vincolati, e non vogliamo esserlo, a un solo cliente. Abbiamo contatti con diverse aziende di trasformazione e cerchiamo sempre di vendere le nostre nocciole al miglior prezzo, nell’esclusivo interesse dei nostri associati. Del resto, il nostro consiglio d’amministrazione è composto da produttori agricoli”.

Di qui, deriva anche un’azione inedita da parte della Op, che intende coniugare gli interessi dei proprio associati con il rispetto ambientale. “Malgrado ciò che si dice – conclude Mascagna – noi produttori abbiamo molto a cuore la tutela dell’ambiente. Abbiamo quindi accolto la proposta di un gruppo di giovani di Assofrutti, che ci avevano chiesto di aumentare il riconoscimento economico per chi applica il metodo della produzione integrata. Ebbene, noi abbiamo deciso di triplicare questo contributo, portandolo già da quest’anno a 250 euro l’ettaro“.

Il parere del tecnico

Sulla questione della campagna 2023 e l’importanza della produzione integrata interviene anche Giacomo Santinelli, tecnico agronomo di Assofrutti, che spiega: “In effetti tra giugno e l’inizio di luglio ci aspettavamo una carica maggiore, poi abbiamo registrato una notevole cascola dovuta a più fattori. Tra questi, c’è senz’altro l’arrivo di un’ondata preoccupante di cimice asiatica, cosa che non era capitata negli anni scorsi, come abbiamo potuto constatare dai monitoraggi e dalle trappole di cattura massale che abbiamo installato. Per tale impennata della presenza nella cimice, a fine luglio, abbiamo anche emesso un bollettino fitosanitario, poi abbiamo avuto un’altra invasione a metà agosto. Quando capitano situazioni come questa, le cimici riescono a fare picchi di cimiciato in pochissimo tempo e, probabilmente, anche a provocare marcescenze anomale, tanto che abbiamo inviato campioni all’Università della Tuscia per studiare meglio in fenomeno. Ora, aspettiamo di conoscere i risultati del rapporto tra cimice asiatica e marciume delle nocciole”.

Esiste quindi una possibile soluzione per questa piaga? La bacchetta magica nessuno la possiede, ma la risposta migliore è contenuta in un’espressione: buone pratiche colturali. Continua infatti Santinelli: “Per la difesa del nocciolo abbiamo a disposizione sempre meno cartucce, quindi dobbiamo giocarcele bene. In tale ottica, l’approccio integrato è quello vincente. In prospettiva, quindi, sarebbe molto importante promuoverlo e aumentarlo. Teniamo infatti presente che la distribuzione della cimice asiatica non avviene in modo omogeneo e che, secondo quanto è stato calcolato, l’80% di esse muore durante l’inverno. Rimane quindi da contrastare, per l’anno successivo, il 20%. E’ quindi importante portare avanti, tutti insieme, una serie di azioni che accanto ai fitofarmaci, con trattamenti da effettuare quando suggerito dai bollettini e non dal calendario, prevedono trappole a feromoni, a cattura massale e anche il lancio dell’antagonista, come già avvenuto in nord Italia ma non ancora da queste parti. Servirebbe insomma anche un impegno e il sostegno delle istituzioni nei confronti dei produttori”.

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