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Frutta a guscio ed essiccata

Nocciole: scende in campo Asta

L’Associazione spontanea di tutela agricola chiede iniziative al Governo e suggerisce un nuovo modello per le assicurazioni

La corilicoltura nella Tuscia sta vivendo una situazione molto difficile. E, ai danni del maltempo, l’anno scorso, si sono aggiunti anche i costi di lavorazione, che in taluni casi sono perfino triplicati. Proprio per indicare alla politica quali strategie adottare per salvare l’intero comparto, è nata Asta, Associazione spontanea di tutela agricola, che non solo ha già avanzato nei giorni scorsi precise richieste a tutti i candidati alla presidenza della Regione Lazio, in vista dell’ormai prossima tornata elettorale, ma ora ha scritto un appello anche al Governo, affinchè intervenga su problemi molto urgenti.

“La nostra associazione – spiega il presidente Fernando Monfeli, egli stesso corilicoltore – è nata lo scorso marzo, quando all’indomani dello scoppio della guerra in Ucraina hanno cominciato ad aumentare in maniera spropositata tutte le materie prime. Oggi sono già 200 le aziende associate. In linea generale, in Asta non ci vogliamo occupare soltanto dei problemi della nocciola, seppure questa coltura rimanga la principale di tutta la Tuscia, ma vogliamo abbracciare un po’ tutta l’agricoltura, che sta vivendo un momento molto difficile. Non a caso, proprio qui nella Tuscia, i terreni in vendita sono sempre di più e, sebbene in maniera più attenuata, i problemi ci sono anche per chi ha contratti di filiera “protetta”, perché il prezzo delle nostre nocciole viene comunque messo in competizione con quello del prodotto turco o di altre provenienze”.

L’appello al Governo

Nella missiva che Monfeli ha mandato proprio oggi si legge: “Scrivo questo appello al Governo e al Parlamento perché il tempo per tentare di risolvere i problemi di numerose aziende agricole è scaduto. In questi mesi abbiamo incontrato amministrazioni comunali, rappresentanti regionali, ministri, sigle sindacali, candidati alle elezioni ci siamo confrontati con agricoltori di ogni regione d’Italia. Abbiamo ascoltato e abbiamo parlato con tutti e scritto a tutti. Abbiamo vissuto in prima persona tutte quelle difficoltà che vive ogni attività in crisi profonda! Abbiamo tratto delle sintesi che possono essere utili per risollevare e dare respiro al settore primario e abbiamo compreso quali sono le misure che dovranno essere rapidamente applicate per evitare la morte di una parte dell’agricoltura italiana, rappresentante nel mondo di uno stile di vita sano e di qualità indiscussa. È necessario provvedere subito nel: bloccare per l’anno venturo il pagamento dei mutui contratti per effettuare investimenti su immobili agricoli ed attrezzature; fermare tutte le distorsioni sulle filiere agroalimentari che portano a rincari speculativi sull’utente finale, ma che nulla concedono al produttore, e mettere definitivamente in atto tutti quei controlli già previsti dalla legge per garantire che i prodotti agroalimentari italiani siano realmente fatti in Italia. Vanno utilizzate al massimo le accresciute risorse umane ed economiche messe recentemente in campo per effettuare controlli seri sulle filiere e sulle importazioni; occorre provvedere ad una nuova disciplina delle assicurazioni sui raccolti. Al fine di evitare sovraccosti per le compagnie assicurative e scarsi riconoscimenti di danno per le aziende agricole, ci permettiamo di suggerire di applicare un’obbligatorietà delle assicurazioni sui raccolti, su modello rc auto, al fine di garantire un cospicuo fondo da cui accedere per gli eventuali risarcimenti”.

Le richieste ai candidati alla presidenza della Regione Lazio

Infine, per quanto riguarda le già citate richieste a tutti i candidati alla presidenza della Regione Lazio (Rosa Rinaldi, Francesco Rocca, Alessio D’Amato, Fabrizio Pignalberi, Sonia Pecorilli e Donatella Bianchi), lo stesso Monfeli aveva chiesto tra l’altro: “Secondo loro candidati la corilicoltura è monocoltura o produzione di eccellenza della Tuscia? Quali misure intendono adottare, loro candidati, per sostenere tutte quelle aziende agricole entrate in crisi negli ultimi tre anni? Quali misure intendono adottare a sostegno della corilicoltura che negli ultimi due anni ha visto un dimezzamento della produzione? Dopo le recenti richieste arrivate da no Imu agricola per sostenere finanziariamente l’espianto dei noccioleti non più remunerativi, come intendono procedere, loro candidati, per ridare forza e vigore a questo comparto? Quali saranno le politiche di promozione del territorio che adotteranno? Credono che il deposito nazionale per le scorie radioattive possa essere una risorsa per il territorio e la sua agricoltura o intendono attivarsi affinché non venga realizzato nella Tuscia?”.

Infine, ancora Monfeli aveva concluso: “Come cittadini, lavoratori e abitanti della Tuscia ci aspettiamo risposte serie e concrete, siamo stanchi di essere trattati come una colonia della capitale e visti solo come un bacino elettorale marginale e trascurabile. La provincia di Viterbo, la Tuscia, è una delle prime zone agricole d’Italia, la nostra economia si fonda sul lavoro di noi agricoltori e non possiamo più permetterci di rinviare scelte politiche che le istituzioni avrebbero dovuto fare in passato. Ricordiamo ai candidati il che il cibo si produce nelle campagne, che le campagne per essere produttive hanno bisogno di ampi spazi non urbanizzati, che la sovranità alimentare la fanno gli agricoltori e che esistono alternative al cibo tradizionale come la carne sintetica o la farina di grilli. Qualora le nostre aziende non trovassero quel sostegno concreto, che inizia semplicemente dal rispondere a queste semplici domande, il problema non sarà solo nostro ma di tutti. Qualora non venissimo ascoltati, perché ritenuti elettoralmente inconsistenti, sarà necessario iniziare a pensare come produrre cibo all’Eur o a Monte Mario”.

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