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Frutta secca. Crisi, destagionalizzazione e bio

Fabio Queirazza, broker di Activa, società di Agenti di Case Estere e di Brokeraggio internazionale di materie prime per l’industria alimentare e chimica, sia in importazione che in esportazione, con sede a Genova, è il nostro interlocutore per fare il punto della situazione della frutta secca, quando i giochi natalizi, come forniture sul mercato, sono già conclusi da tempo oramai. «La crisi, ovviamente, fa sì che beni non di prima necessità soffrano e tra questi c’è un po’ anche la frutta secca». Ma non è solo una questione di crisi economica. «Noci, mandorle e pistacchi, per esempio, hanno subito all’origine un aumento dei prezzi in questo momento di recessione» I motivi? «Vari. Bisogna considerare da una parte i fattori naturali. Quest’anno dalla California, per esempio, sono arrivate mandorle e noci di pezzature più piccole. E poi c’è il discorso globalizzazione. L’Italia non è più uno dei primi interlocutori come un tempo».

La destagionalizzazione di questo comparto è un processo oramai in atto? «Le posso dire, per quanto ci riguarda, che su un panel di 100 compratori, 60 acquistano solo a Natale e 40 tutto l’anno». Cosa in particolare? «Dipende, deve considerare, però, anche la frutta secca venduta per la produzione industriale, che rappresenta una voce importante e che viene venduta tutto l’anno. La mandorla ne è un esempio».

Il bio, invece, in questo settore stenta a decollare: «Da una parte c’è ancora poca informazione, quindi gli operatori non ci credono ancora molto. In più c’è ancora poca credibilità nei confronti dei controlli di molti prodotti che arrivano da paesi terzi».

fonte foto: vetrina di Noberasco 1908 a Milano

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