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Biologico

Trema il bio, le insegne tagliano l’assortimento

Al workshop del progetto europeo It’s Bio con la Gdo le preoccupazioni degli operatori del settore

A luglio Edeka e Lidl in Germania hanno tagliato pesche e nettarine bio. Se si riduce l’assortimento anche in una nazione ad alta civiltà biologica, per sostenere l’impatto di rincari, il mondo bio inizia a preoccuparsi. La notizia viene riportata al workshop del progetto europeo It’s Bio promosso da Aop Gruppo Vi.Va dove la dinamica è ben descritta dal direttore del gruppo Mario Tamanti: “In questo contesto dopo tanti anni di crescita, il biologico rischia di pagare il prezzo più alto“. Ma non mancano buone pratiche come le isole di Almaverde Bio che permettono di non scivolare nel pessimismo.

Calano le referenze vendute in iper e super ma crescono sul canale discount

I numeri parlano di un ottimo export che nei primi mesi del 2022 ha toccato il + 16% nel 2022. Le vendite in termini di valore sono pari a  5 miliardi di euro nel 2022 (fino a luglio) di cui 3,9 miliardi di acquisti in Gdo con un  -0,8% rispetto al  2021, sono i dati Nomisma 2022, e 1 miliardo di euro per il fuori casa pari al + 53% rispetto al 2021. Scenario già illustrato a Sana 2022 ma nel workshop è importante il dibattito. Se siamo al terzo posto in Europa come superficie coltivate, manca ancora una cultura del biologico diffusa. I relatori puntano con tanto di grafici da paura, sono numeri veri però, a sottolineare l’influenza negativa dell’attuale alimentazione e la necessità di una forte e necessaria correzione.

Si mostra la carta salute e ambiente: “Il biologico riduce le emissioni di CO2 rispetto al convenzionale, poi c’è minore consumo di acqua, nessun utilizzo di sostanze chimiche”. Parole di Giovanni Dinelli, direttore del corso di formazione in agricoltura biologica dell’Università di Bologna. Sullo stesso tasto ha premuto Roberto Pinton, membro italiano del board Ifoam, chiedendo più comunicazione: “Bisogna evidenziare il ruolo chiave del biologico nella salvaguardia ambientale”.

Fornari: “C’è chi confonde biologico e km zero, la Gdo non dimentichi il bio”

Il direttore generale di Apofruit ricorda che il biologico non è ancora chiaro a tutti: “C’è chi lo confonde con il km zero“. C’è timore: “Siamo preoccupati perché dopo 25 anni si è vista una discesa anche per la mancanza di prodotto come pere e kiwi e dopo lo scoppio della guerra abbiamo sofferto un calo dei consumi. Dobbiamo stare attenti, ma non tagliare gli investimenti. Per questo ci rivolgiamo in particolare a tutta la Distribuzione Moderna affinché non distolga, ma anzi accresca e potenzi, l’attenzione sul prodotto biologico che per i suoi valori di sostenibilità e di garanzia rimane al centro nella spesa delle famiglie italiane”.

I numeri buoni di Almaverde

Paolo Pari direttore di Almaverde Bio anche lui punta su: “Salute e sostenibilità, binomio inscindibile”. Ottimi i suoi numeri: “Al 31 luglio registriamo un + 6% rispetto al 2021. E anche i dati di agosto sembrano buoni“. Il bilancio delle isole è positivo e Pari illustra tutti i benefici derivanti da questa scelta che riduce i tempi di consegna e permette di avere in tempo reale il polso del mercato. “Con la gestione diretta si accorciano i tempi: da una settimana o dieci giorni a solo tre. C’è troppa fragola? Non la butti ma premi il consumatore con un’offerta”. Sulla leva necessaria al biologico Claudio Scalise, moderatore del workshop, sottolinea: “Il sistema ha carenze di comunicazione. Abbiamo parlato sempre di sicurezza alimentare e salute delle persone, focalizzandoci su una parte dei valori del bio, oggi dobbiamo, insieme alla distribuzione, ampliare i messaggi evidenziando i valori legati alla tutela dell’ambiente”.

Coop e Carrefour: “Non abbandoniamo il biologico”

Chiamata in causa la Gdo risponde. Con Alberto Ancarani di Coop Italia: “Nella nostra linea i legumi sono biologici, le olive sono Vivi Verde. Ci sono oltre 100 referenze e lo zenzero per fare un esempio è solo bio e  vorremo fosse così per tutti i prodotti, ma dobbiamo fare i conti con i prezzi. Il differenziale non deve essere troppo alto e soprattutto noi non vogliamo fare un passo indietro“. Sulla stessa linea Massimo Silvestrini di Carrefour: “Sono convinto che sia una strada da percorrere ancora, dal 2018 abbiamo lanciato il progetto transnazionale food transition. L’assortimento è fondamentale per fidelizzare il cliente, ma come risparmiare in periodi di crisi? Su energia, efficientamento energetico anche su occupazione ma non si riducono le referenze“.

Il residuo zero non piace

Una parentesi sul residuo zero che non piace a Fornari: “Vanno bene le analisi e noi le facciamo con i nostri 42 esperti ma non ci possiamo fermare a questo. Dietro il biologico c’è un sistema, il residuo zero è un escamotage“. Segue la stessa onda Silvestrini: “Si tratta di una fotografia istantanea ma non di quello che c’è prima“. Per approfondire il tema anche il webinar di myfruit.it del 27 settembre. Al link tutte le informazioni.

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