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Aziende

Clementine: le strategie di Apofruit, in crescita il bio

clementine apofruit
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Autore Redazione

Nuovi impianti e adozione di tecniche colturali per calibri più adatti alle richieste del mercato del fresco. Export in diversi Paesi europei

Apofruit Italia, la cooperativa ortofrutticola con sede a Cesena e 3.200 soci produttori che operano nelle regioni italiane più vocate, dedica, insieme ad altri progetti, investimenti rilevanti alla produzione di clementine che per il loro sapore e per la facilità del consumo hanno conquistato il mercato.
I soci Apofruit impegnati nella produzione di clementine in Basilicata, Puglia e Calabria sono circa 120, per una produzione che si aggira annualmente sui 50mila quintali, di cui 35mila ottenuti con tecniche biologiche.

Le clementine targate Apofruit vengono conferite, confezionate e spedite sui mercati italiani ed esteri dai due stabilimenti di Scanzano Ionico in provincia di Matera, distinti ciascuno per linee biologiche e tradizionali.

“L’obiettivo per il quale stiamo lavorando attualmente – spiega Tonino Rubolino, responsabile Apofruit Italia dell’area Puglia, Basilicata, Sicilia e Calabria – è quello di allungare il calendario commerciale investendo in nuove varietà che vadano oltre il periodo novembre/dicembre, caratterizzato dalla massiccia presenza del Clementino Comune. Stiamo investendo in nuove varietà precoci, come Caffin, Clemenruby, Orogros, Oronules e Rsa89 in raccolta ad ottobre, e Clementino comune in raccolta a novembre/dicembre.  Stiamo poi continuando ad investire sulle nuove varietà tardive disponibili nel periodo gennaio/marzo come Valley Gold e Tango, da affiancare alle varietà Hernandina, Nova e Mandalate, già presenti nel nostro assortimento”.

“Oltre all’innovazione varietale, per migliorare le caratteristiche organolettiche, e più in generale la qualità di questo prodotto, interveniamo anche sulle buone pratiche agronomiche – spiega Tonino Rubolino – che sono costituite da tecniche colturali che portano a pezzature più elevate e più apprezzate dal mercato. Condizioni climatiche permettendo e al netto della giusta irrigazione e fertilizzazione, un’azione fondamentale per questo obiettivo è quella della potatura da effettuare tutti gli anni, così come si fa con le drupacee. Per perfezionare il tutto effettuiamo una potatura verde con diradamenti nel mese di settembre, quando sono visibili i frutti di prima, seconda e terza allegazione. È ormai consolidato come il prodotto di piccolo calibro (Calibro 5) – conclude Rubolino – non sia più interessante per il mercato del fresco ed inoltre per le clementine, a differenza di altre specie, non esiste il segmento dell’industria in grado di assorbire queste produzioni”.

Il calibro è un elemento molto importante nella produzione di clementine – ribadisce anche il direttore generale del Gruppo Apofruit, Ernesto Fornari – per questo siamo accanto ai produttori nell’applicazione delle più opportune tecniche colturali. Rappresentiamo la struttura di maggior peso in Italia in merito alla produzione biologica di clementine e dunque siamo in grado di mettere a disposizione dei nostri soci il giusto know-how per ottenere un prodotto di qualità e commercializzarlo nel periodo più idoneo, quando il mercato è in grado di valorizzarlo”.
“Anche l’Ocm – aggiunge Fornari – dedica risorse alla coltura delle clementine, soprattutto alle nuove varietà come la Tango, con contributi a fondo perduto al 50% degli investimenti relativi agli impianti e ad altri ausili tecnici. A tal proposito abbiamo progetti di nuovi impianti che coinvolgono la piana di Sibari, in Calabria”. Su queste nuove varietà coperte da brevetto, la cooperativa svolge anche attività di assistenza ai soci in merito al pagamento delle royalties.

“Le vendite della Cooperativa – aggiunge dal canto suo Mirco Zanelli, direttore commerciale di Apofruit Italia – si orientano, per il prodotto convenzionale, principalmente sul mercato nazionale, mentre la produzione biologica, i cui volumi sono in aumento costante, viene commercializzata per oltre il 40% sui mercati esteri dove la quantità più consistente è destinata alla Germania ma con quote importanti anche in Svizzera, Austria, Francia, Nord Europa e Paesi dell’Est”.

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