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Aziende

Pizzoli. A FICO Eataly World le patate diventano street food

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La storica azienda bolognese alla sua prima esperienza di somministrazione al pubblico con il “Bistrot della Patata” all’interno del nuovo parco agroalimentare di Bologna

Da mercoledì 15 novembre, tra i negozi presenti all’interno di FICO Eataly World ce ne sarà anche uno dove poter acquistare una delle tante ricette che vedono le patate protagoniste in molte versioni, ideato e gestito da un nome storico della pataticoltura italiana, Pizzoli, azienda attiva con molte referenze sia nel fresco che nel surgelato, oltre che con prodotti pastellati e già pronti.

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Nicola Spanu, marketing manager di Pizzoli

«Per noi è una grande opportunità, è la prima esperienza di contatto diretto dell’azienda con il pubblico» ci spiega Nicola Spanu, marketing manager dell’azienda bolognese di Budrio che si è occupato in prima persona di ideare e sviluppare il “Bistrot della patata”. «Abbiamo avuto l’onore e la fortuna di entrare in questo circuito perché 4 anni fa quando si cercavano delle eccellenze agroalimentari da inserire è stato scelto anche il nome di Pizzoli, che è stato tra i primi candidati proprio per la sua storia: da 90 anni, infatti, ha creato e sviluppato un indotto pataticolo importante facendo la storia di questo settore e mettendo le basi anche dei primi consorzi”.

Presente un po’ in tutti i canali, a partire ovviamente dal retail e dal food service, a FICO Pizzoli sperimenta per la prima volta la somminsitrazione all’interno in uno spazio ben arredato e colorato dove spicca al centro una sorta di patata “esplosa”. «Vuole esser una metafora che indica l’entrata in questo mondo. Gli screen presenti all’interno raccontano la filiera, l’azienda e tutto quello che c’è dietro un sacchetto di patate».

Le ricette del menu sono state studiate da un team di 15 persone dirette da un executive chef ed hanno tutte come filo conduttore quello dello street food. «L’idea è proprio quella di far consumare una di queste proposte in giro per il parco agroalimentare, anche se, naturalmente, se lo desiderano i visitatori possono consumare le preparazioni anche seduti». Nel menu anche proposte non così consuete come, ad esempio, una coppa di purè bigusto che unisce la patate di Bologna Dop e quelle viola con granella di nocciole ed aceto balsamico oppure tutta una serie di salse molto particolari.

Ma è un modello che può essere portato anche all’esterno? «Perché no – conclude Nicola Spanu -, come per tutte le aziende, a fronte di un’esperienza può nascere un’idea di business. L’idea di poter eventualmente lavorare in modo più organico nel mondo dei foodies e della somminsitrazione non è totalmente sbagliata, soprattutto nel nostro ambito dove effettivamente c’è bisogno di elevare il contenuto qualitativo dell’offerta. C’è anche da abbattere un pregiudizio nei confronti della patatina fritta. Oggi se ben preparata, con la materia prima giusta, con la varietà giusta e ideale per questo tipo di prodotto – per esempio che assorbe meno olio – con gli olii giusti, con tutti i controlli di qualità che ci si sono alle spalle, è possibile ottenere un prodotto eccellente che ha anche molti meno grassi rispetto ad altri alimenti».

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