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Reparto Ortofrutta

Gdo e lotta al packaging di plastica. Si può fare molto di più per Greenpeace

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La famosa organizzazione ambientalista ha stilato una classifica delle insegne che negli Stati Uniti inquinano meno: Aldi, Kroger e Albertsons le virtuose

Aldi, Kroger e Albertsons: queste le insegne della grande distribuzione organizzata americana che secondo Greenpeace si stanno maggiormente impegnando nella lotta all’inquinamento provocato dalla plastica. L’ong ambientalista ha appena diffuso un report dal titolo “Packaging Away the Planet”  che contiene una classifica delle venti insegne del retail alimentare presenti negli Stati Uniti valutate sulla base dei loro sforzi per eliminare la plastica usa e getta dai loro punti vendita? Il risultato? Si può fare molto di più secondo Greenpeace, i supermercati, infatti non stanno affrontando come dovrebbero l’inquinamento che loro stessi hanno contribuito a creare.

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Nonostante questo, c’è chi è più virtuoso. Aldi spiega ad esempio il report, è in cima alla classifica perché ha un ampio piano di riduzione della plastica e si sta impegnando a sviluppare sistemi di riciclo. Kroger è l’unica insegna, tra le prime cinque, ad impegnarsi per bandire le borse di plastica e ha partecipato ad una iniziativa sempre sul riciclo, anche se non ha ancora lanciato un ampio programma di riduzione della plastica. Infine anche Albertsons si sta impegnando a diminuire l’utilizzo della plastica. Insegne come Walmart, HyVee, Target, Costco e Wegmans sono nella top ten ma, si legge nel report, “hanno ancora molta strada da fare per sviluppare piani in grado di affrontare la plastica usa e getta”. La maglia nera nella classifica di Greenpeace spetta alle catene americane Meijer, Wakerfern e H-E-B.

Secondo David Pinsky, attivista di Greenpeace, gli operatori del settore alimentare pur vendendo “quantità di prodotti in plastica da buttare ogni singolo giorno” non stanno realmente agendo per affrontare l’inquinamento che loro stessi stanno causando. Eppure, sempre secondo Pinsky, avrebbero tutte le risorse necessarie per reinventare i propri punti vendita includendo sistemi per il riciclo e il riutilizzo della plastica e, inoltre, grazie al loro enorme potere d’acquisto potrebbero fare pressione nei confronti di brand come Coca-Cola o Nestlè. La Gdo si prenderà la responsabilità realmente di agire, si chiede sempre Greenpaece?

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