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Ciliegie: Copagri stima un calo fino al 40%

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Autore Redazione

La minore produzione è dovuta al maltempo. “Ma la qualità resta elevata”

“Per la cerasicoltura è partita in questi giorni la fase della raccolta e, con essa, il momento della verità”. Lo sottolinea il presidente della Copagri, Tommaso Battista, tracciando una prima stima dell’annata cerasicola nazionale. “Anche se si può affermare sin da ora – continua – che la qualità delle ciliegie nazionali si manterrà su livelli elevati, un ragionamento opposto, purtroppo, va  messo in campo per quanto concerne le quantità prodotte, per le quali si può stimare un calo del 30-40% circa, legato ai numerosi episodi di maltempo che a macchia di leopardo hanno colpito l’intera Penisola, con particolare riferimento alle principali regioni produttrici, ovvero Puglia, Campania e Veneto”.

“Ovviamente – prosegue Battista – per avere dati più precisi bisognerà ancora attendere, ma è evidente che parlare di bassa qualità significa fare disinformazione, dal momento che il prodotto italiano, per oltre il 60% concentrato nella puglia e in particolare nel barese, è per la gran parte ancora sugli alberi. Il maltempo e gli eventi climatici avversi possono incidere sulla quantità, ma non sulla qualità, che come detto dovrebbe mantenersi su livelli elevati, visto anche il favorevole andamento meteorologico, che almeno fino a marzo ha permesso una buona fioritura. Nel nostro Paese, che come noto è ai primi posti a livello comunitario e mondiale in termini di superficie coltivata a ciliegio dolce, abbiamo circa 30mila ettari, estensione che si mantiene costante da ormai diversi anni, per una produzione di ciliegie che nell’ultimo decennio si è collocata sempre tra le 100mila e le 140mila tonnellate annue, con un differenziale legato quasi esclusivamente all’andamento meteo”.

“Il futuro del settore – conclude Battista – al pari di numerosi altri comparti che fanno grande il nostro primario, passa necessariamente da un sempre maggiore impegno sul versante dell’aggregazione, sia in termini di produzione che di offerta, e da un investimento sulla ricerca e sull’innovazione applicate all’agricoltura. Sarà altrettanto fondamentale ragionare sull’origine del prodotto in vendita“.

Fonte: Copagri

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