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Prodotti

Asparagi: bene ma non troppo con verdi, bianchi e selvatici

Interessante esperienza della varietà di bosco dalla Sardegna commercializzata dall’azienda Lacatena

E’ tempo di asparagi verdi, bianchi, selvatici. L’Italia li consuma, li importa e li esporta. A Verona, per esempio, metà della produzione è dedicata all’export. Il prodotto campano è il primo che arriva sui mercati e si vende in tutte le regioni anche se oggi è insidiato dal prodotto peruviano. Nei mercati  si vende anche prodotto con origine greca. Nella sua nicchia sta ottenendo un buon successo l’asparago selvatico, definito anche di bosco, sardo. Una varietà commercializzata dall’azienda Lacatena di Roma in Lazio, Umbria e Campania che viene raccolta nei paesi dell’oristanese, più precisamente nei centri della Marmilla.

L’asparago selvatico sardo che va forte nel centro Italia

L’asparago sardo è uno dei pochi prodotti che ancora si raccoglie nelle terre pubbliche e alimenta una piccola ma preziosa microeconomia in piccoli paesi di montagna. Un’attività che si svolge per il mercato interno dell’isola e per un importante operatore del Centro agroalimentare di Roma. Parliamo  dell’Ortofrutticola Lacatena che commercializza l’asparago di bosco sardo da oltre 40 anni.

Myfruit.it ne parla con Vito Lacatena che da sette anni distribuisce il prodotto nei PAC2000A Conad in Lazio, Umbria, Campania.  Un successo: “Da subito ha  conquistato il gradimento e la fiducia dei consumatori”. Bene e si vende anche nel 2023 anno di inflazione a doppia cifra.

Cambiano le confezioni in epoca d’inflazione

Attenzione però ai mutamenti nelle modalità di acquisto: “Quest’anno per la Gdo si è modificato l’imballaggio e da dieci si è passati a cinque mazzi – spiega l’imprenditore – Un segno molto chiaro dei tempi caratterizzati da consumi in calo, per tutti gli articoli dell’ortofrutta”.

Il box al Car di Lacatena che punta sull’asparago di bosco sardo

Ma non manca l’interesse per un buon prodotto: “Lavoriamo con alcuni paesi di montagna dell’Oristanese dove lavorano i raccoglitori che poi conferiscono il prodotto al conferitore centrale che poi spedisce all’interno della nostra azienda dove rilavoriamo”. Un processo di valorizzazione. Ora abbiamo sei quintali di asparago di bosco“.
C’è movimento commerciale, per di più per un prodotto che come spiega Lacatena ha una quotazione “dai 18 ai 20 euro il chilo”. E si andrà avanti “fino a Pasqua o al primo maggio. Influisce il clima, se comincia a fare caldo non è più buono da mangiare“.  Si nota una crescente attenzione della ristorazione verso questo particolare prodotto.

A Verona metà della produzione va all’estero

Tempo di asparagi a Verona dove, secondo Coldiretti, si annuncia una campagna “buona per la qualità e stabile per la quantità con circa 15/20mila quintali di prodotto coltivato su 400 ettari in una 20ina di comuni della pianura veronese“.

Ma attenzione: “L’inverno caldo ha anticipato la partenza, preoccupa la siccità e i costi di produzione elevati, tra fertilizzanti, energia per riscaldare le serre e gasolio. Ci auguriamo che i consumatori continuino a scegliere la qualità degli asparagi di Verona – dice Alex Vantini, presidente di Coldiretti Verona – La produzione, specie di verdi, è infatti per circa il 50% esportata in Germania, Austria e Inghilterra, mentre le varietà bianche sono più gradite a livello locale. I prezzi si stanno mantenendo in linea con il periodo, sostenuti dalla non abbondanza di prodotto offerto sui mercati, a fronte di una domanda coerente con la stagione”.

Le quotazioni all’ingrosso con il prodotto veneto, campano e greco

Andrea Bonizzi, agronomo e responsabile qualità e listino prezzi del mercato di Verona, commenta le dinamiche degli asparagi all’ingrosso: “Fino alla settimana scorsa erano in cerca di quotazione, ora il prodotto locale si fa notare e segue queste quotazioni, parliamo della varietà bianca, con un 12/16 a 5 euro il kg, che con il 16/20 sale a 5,80 euro per raggiungere con il 22+ gli 8 euro con picchi fino a 9 euro il chilo. Il bianco dalla Grecia quota 4 euro per il 12/16, 5 euro per il 16/22 5 euro e poi abbiamo le punte sfuse che si vendono dai 4 ai 5,5 euro il chilo. Infine, la Campania con la varietà verde dal calibro 12 al 22+ che si vende dai 6 agli 8 euro il chilo. Il prodotto bianco extra e lavorato può costare fino a 10 euro, ma si tratta di una nicchia”.

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