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Pompìa: agrume di Sardegna tra cedro, limone e pompelmo

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Si moltiplicano gli usi: candito per i dolci, bevanda energetica, birra e anche una linea di cosmetici per la cura del corpo

Un agrume che promuove un territorio: lo fa conoscere nelle trasmissioni televisive, nei giornali e attiva interesse da parte di scienziati e imprenditori pronti ad investire. Il frutto è la pompìa mentre la sua area di coltivazione coincide con il Comune di Siniscola e quelli confinanti di Torpè, Posada, Irgoli e Orosei che si affacciano sulla costa orientale della Sardegna. Una regione culturale che prende il nome di Baronia. Un territorio di orti e agrumeti, capitale mondiale, anche perché esiste solo qui, di questo frutto difficile da classificare. Secondo gli esperti di Laore – l’agenzia agricola della  Regione Sardegna – si può parlare di un ibrido naturale tra cedro e limone o tra cedro e pompelmo.

Buccia gialla, può pesare fino a 700 grammi

Ecco l’identikit della pompìa fornito da una pubblicazione di Laore:  forma sub-globosa, grandi dimensioni, peso medio superiore ai 300 grammi ma può arrivare sino a 600-700. Molto particolare la buccia bitorzoluta e di un  giallo intenso o ambrato. Gli spicchi sono ben separabili, con la polpa giallo chiaro e tessitura grossolana, mentre il contenuto di succo è scarso.

Le prime notizie storiche risalgono alla fine del 1700 quando il frutto veniva utilizzato soprattutto nella preparazione di dolci tipici. Una particolarità che ha garantito la continuità della tradizione nei secoli, nonostante profondi cambiamenti culturali e alimentari di questa area dell’isola.

Negli ultimi vent’anni la valorizzazione della pompìa

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Una delle ricette presentate a Masterchef con la pompìa

Il processo di valorizzazione è recente, negli ultimi 20 anni sono stati numerosi i progetti portati avanti per ampliare la superficie dedicata, siamo sui 10 ettari, e, soprattutto, la diversificazione degli usi e dei canali di commercializzazione fino a  una sorta di quarta gamma con il prodotto confezionato e venduto a metà.  Infine nei giorni scorsi la pompìa è salita alla ribalta nella trasmissione Master Chef dove alcuni concorrenti della trasmissione hanno dovuto cimentarsi in preparazioni con l’utilizzo obbligatorio di questo agrume così insolito che è stato sposato con pesce, ossobuco, ravioli, riso e cioccolato.

Tanto merito alle donne

I riconoscimenti nazionale sono anche il frutto dell’attività del presidio Slow Food Pompìa che raggruppa i produttori dell’agrume. Anzi al femminile visto che si tratta soprattutto di donne: Maria Cristina Contu, Graziella Mulargia, Francesca Pau, Stefania Cotza. Senza dimenticare Anna Maria Cancedda che in questo video pubblicato dalla Regione Sardegna spiega come lavorare la Pompìa in cucina. Cosa ottiene? Canditi per dolci, liquore, marmellata ma pure polenta e ripieno per pasta fresca. Si può pure brindare con la birra artigianale Sexi Pompia del marchio Marduk.

Gli investimenti di una spinf off universitaria sulla pompìa

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Un’immagine di Phareco Cosmetics

Negli ultimi anni la pompìa  è stata utilizzata anche come bevanda energetica e grazie a una spin off dell’università di Sassari, la Phareco,  è nata una linea cosmetica ovvero P-Care e P-Med a base di olio essenziale ed idrolato di Pompìa. Un agrume ricco di proprietà secondo i ricercatori di Sassari: antinfiammatorio e antibatterico. Sui processi di valorizzazione dell’agrume abbiamo parlato con Natalino Carai, tecnico di Laore, che ha seguito dal punto di vista politico e amministrativo i progetti di valorizzazione: “Quando rivestivo la carica di amministratore locale, in Comunità Montana e in Comune,  ho lavorato per ampliare la superficie dedicata e gli interventi di valorizzazione. Si è arrivati a circa 7 ettari. In uno dei campi è coinvolto l’istituto agrario di Siniscola e l’Università”. Studenti in azione.

Dal campo al progetto Un mare di agrumi

C’è anche un progetto della Asl con il centro di salute mentale locale. Parliamo di una nicchia economica, ma sono tante le attività in campo: “C’è stato un progetto europeo Interreg chiamato Un mare di agrumi per la valorizzazione dei prodotti  – sottolinea Carai – con il coinvolgimento di quattro regioni dell’alto Mediterraneo: Toscana, Liguria, Corsica e Sardegna“. Si registra anche un piccolo commercio locale sia con la vendita diretta sia con la vendita in alcuni supermercati sardi. Sarà piccolo, ma c’è un futuro per la Pompìa. 

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