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Ritiri drupacee Ue, Minguzzi: “Italia penalizzata”

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Autore Redazione

Solo 7mila tonnellate per l’Italia, a fronte delle 20mila assegnate alla Spagna. Per il presidente di Fruitimprese Emilia-Romagna non basta la misura stabilita dall’Ue.

Non manca molto, ormai, al termine della campagna delle drupacee e neanche dai ritiri straordinari stabiliti dall’Ue (vedi qui) per far fronte alla crisi del settore sono arrivate notizie positive. “È fin troppo semplice comunicare che le quantità di pesche e nettarine che ci sono state assegnate con questo ritiro straordinario è di 7mila tonnellate quando alla Spagna ne sono state accordate quasi 20mila. Viene da pensare che siamo stati penalizzati” commenta in un una nota di Fruitimprese Emilia-Romagna il suo presidente Giancarlo Minguzzi che il mese scorso era intervenuto ancora una volta sul tema drupacee, chiedendo una maggior collaborazione da parta della Gdo.

Giancarlo Minguzzi

Giancarlo Minguzzi

E tra le varie cause che il presidente elenca circa la crisi di pesche e nettarine, che anche quest’anno ha occupato parte del dibattito del settore, c’è ancora la Spagna. “La crisi del mercato delle drupacee, pesche e nettarine in particolare, è la conseguenza innanzitutto di produzioni impossibili da controllare sia in Italia che nel resto del Sud Europa. In secondo luogo non possiamo ignorare le quantità di prodotto magrebino (in particolare Marocco) che entrano sul mercato europeo ‘patentate’ come spagnole”.

“La frutta estiva è esposta ogni anno alle variabili del clima e della competizione commerciale tra i paesi produttori del Mediterraneo – continua Minguzzi -. L’Italia deve poi fare i conti col continuo calo dei consumi che, assieme a quotazioni al di sotto dei costi di produzione, rappresenta una miscela micidiale che mette a rischio il futuro di un comparto in cui l’Italia era leader in Europa. Sia per pesche e nettarine che per le albicocche –  un frutto sempre più apprezzato per la facilità con cui lo si può mangiare – vale un solo criterio: qualità innanzitutto”

A proposito di qualità, Minguzzi conclude con un aspetto più volte ricordato, vale a dire quello dell’abbandono delle varietà meno “gustose” nonché di quelle con pezzatura troppo piccola che in annate come queste vengono ancor di più penalizzate. Non manca, comunque, un’apertura al lavoro sulla qualità della produzione italiana: “va evidenziato infine come stia, invece, migliorando la qualità delle produzioni italiane, specialmente in Emilia-Romagna, grazie al grande lavoro di imprese agricole, Organizzazione di produttori e Regione”

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