Ingrosso

15 luglio 2025

Mercati: a Torino sciopero riuscito, agitazione a Milano

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Zero suoni e rumori, zero movimenti. La fotografia di oggi dal Caat, il mercato ortofrutticolo di Torino, evidenzia la forza della protesta dei grossisti, perché questa categoria professionale è poco abituata all'agitazione e ancora meno a disertare il posto di lavoro. Negli anni settanta si chiamava serrata e il termine potrebbe valere ancora oggi con tempi sociali e politici molto cambiati. 

Eppure la partecipazione c'è stata: "Un segno evidente dell'importanza delle rivendicazioni - sottolinea il rappresentante torinese di  Apgo (Associazione piemontese grossisti agroalimentari) Ferdagromercati Stefano Cavaglià -  visto che l'adesione comporta riflessi economici negativi". Il nodo della discordia  è l'aumento degli oneri da pagare all'ente gestore. 

Protesta anche a Milano dove l'associazione Ago (Associazione grossisti ortofrutticoli)  lancia l'allarme sui posti di lavoro a causa della "riorganizzazione della logistica nel comprensorio SogeMi e il pesante impatto sui lavoratori dipendenti in forza ai grossisti". Toni duri come si legge nel finale del comunicato dove se non si risolve il problema: "Ci vedremo costretti a rivolgerci alle autorità competenti al fine di tutelare l’intero comparto agroalimentare milanese". 

A Torino chiusura totale

Adesione massiccia. "L’iniziativa ha riscosso un’adesione pressoché totale da parte di tutti gli operatori economici che gravitano nel e attorno al centro mercatale: operatori grossisti, aziende di movimentazione, produttori diretti e persino numerosi clienti si sono schierati compatti a sostegno delle ragioni della protesta, dimostrando una coesione e una determinazione mai viste prima".

Protesta riuscita: “La partecipazione massiccia e convinta testimonia il malessere profondo che serpeggia tra le imprese del Centro - ha sottolineato afferma presidente Stefano Cavaglià, che rilancia l’appello all’ente eestore del Caat per l’apertura immediata di un tavolo di confronto".

L’obiettivo? Rivedere i contratti di locazione e definire, in maniera condivisa, le strategie di sviluppo del Centro al fine di restituire sostenibilità e dignità agli operatori del settore.

"Quella di oggi è stata una mobilitazione senza precedenti, che ha dato voce a un disagio strutturale ormai non più tollerabile. I costi continuano a lievitare, mentre la qualità e l’efficienza dei servizi offerti restano ben al di sotto delle aspettative e delle necessità operative degli operatori del comparto ortofrutticolo". Si auspica l’immediato avvio di un dialogo fattivo da parte dell’ente gestore. La protesta di oggi non è un punto di arrivo, ma un potente messaggio: il futuro del Centro Agro Alimentare di Torino deve passare per il rispetto e la valorizzazione di chi lo anima ogni giorno con il proprio lavoro".

La posizione dell'ente gestore

Myfruit.it ha contattato il presidente dell'ente gestore Fabrizio Galliati: "Comprendiamo le motivazione che agitano i grossisti  è un momento difficile per tutti e anzi li ringraziamo per le modalità della protesta  che  non ha penalizzato il territorio". Riconoscimento reciproco. 

Sul dato di scontro? "La questione costi colpisce anche il Caat, sono arrivati a scadenza gli appaltati per i servizi: da  pulizie all'igiene ambientali che erano bloccati da cinque anni. Abbiamo fatto i conti con gli adeguamenti di mercato Non si poteva fare altrimenti". Questa la versione del presidente che lancia sia un messaggio alla controparte e ricorda anche l'impegno sul fronte Pnrr. 

"Sono 15 milioni  e 5 sono di autofinanziamento. Dobbiamo rifare totalmente le coperture, prevediamo l’installazione di un impianto fotovoltaico integrato, pensato per ridurre i costi energetici  e quelli legati al riscaldamento. A questo si affianca la realizzazione di un nuovo impianto logistico, che aprirà nuove opportunità operative e di gestione. È previsto anche il rifacimento dell’intero sistema di teleriscaldamento, con conseguenti risparmi sui costi e maggiore efficienza". 

"Tra gli interventi prioritari rientra l’aggiornamento del sistema antincendio, il potenziamento della rete elettrica e lo sviluppo di un marketplace digitale, supportato da una piattaforma integrata per la gestione dei servizi. Un insieme di azioni strategiche che puntano a modernizzare l’infrastruttura, favorire la sostenibilità e migliorare l’esperienza operativa degli operatori". Il presidente è convinto che a fine lavori emergeranno risparmi sui costi e nuovi ricavi. 

A Milano emergenza posti di lavoro con l'esternalizzazione 

L'associazione dei grossisti in una nota scrive: "L’ipotizzata riconfigurazione del servizio di facchinaggio richiede adeguati approfondimenti e un attento esame, poiché è previsto che numerose operazioni di movimentazione merci — attualmente svolte dai grossisti tramite il proprio personale dipendente — debbano obbligatoriamente essere affidate a soggetti terzi. Questo provocherebbe un sensibile esubero di lavoratori oggi in forza ai singoli operatori di mercato".

Non è tempo di cambiamenti

"Un adeguamento normativo alla vigente legge regionale è certamente doveroso, tenuto conto della situazione di deroga che si protrae da oltre un decennio nel comprensorio agroalimentare. Una deroga che, peraltro, ha indotto numerosi operatori a organizzarsi con personale assunto direttamente. Tuttavia, non si comprende l’urgenza da parte di SogeMi nel voler adottare questo nuovo progetto/regolamento, soprattutto alla luce di un cantiere ancora aperto — e destinato a rimanere tale almeno per un altro anno - che non consente alcuna analisi sensata di flussi o costi né l’avvio di un’operatività comune. L’ortomercato, allo stato attuale, è infatti costituito da due strutture notevolmente disomogenee". 

Chiaro il ragionamento  dei grossisti: lavoriamo nell'emergenza del cantiere che sta ridisegnando la struttura e a lavori non ancora finiti ci si impone una programmazione al di fuori di un contesto conosciuto. 

"Gli operatori del comprensorio sono assolutamente d’accordo nell’aggiornare le tariffe di facchinaggio, ancora ferme dal 2013; non condividono invece il riconoscimento di una royalty all’Ente Gestore né l’implementazione di un nuovo regolamento senza la preventiva condivisione".

Poco coinvolgimento dei grossisti 

In seno al Comitato Operativo, organo istituito dal Consiglio Comunale e inserito nel nuovo Regolamento di Mercato, alcuni temi non vengono neppure portati all’attenzione degli operatori, altri vengono solo illustrati, e altri ancora discussi ma successivamente approvati senza minimamente considerare le osservazioni emerse dal confronto. Questa la denuncia dei grossisti. 

La spinosa questione degli irregolari

La nota denuncia "la proposta di revisione del sistema sanzionatorio, da mesi giacente sulle scrivanie di SogeMi nonostante un lungo lavoro svolto congiuntamente da tutte le categorie operanti nel Comprensorio, che si accanisce contro chi lavora regolarmente mentre l’ente gestore ha ufficiosamente autorizzato soggetti, perlopiù irregolari, ad accedere ai mercati per svolgere non meglio precisate attività, almeno non rubano in città".

"Questa situazione potrebbe essere mitigata dall’introduzione di un sistema di cassa mercato, come richiesto già da alcuni anni a gran voce dai grossisti. È quanto mai risibile la recente richiesta pubblica platealmente rivolta da SogeMi verso istituzioni non competenti in materia - si legge nel comunicato - visto che sul tema ha autonoma efficacia decisionale".

I toni sono duri: "Inoltre, l’ente Gestore, per la sua funzione pubblica, non è chiamato a conseguire utili, eppure il relativo management si adopera sistematicamente nel perseguire risultati economici che rischiano di fare implodere tutto il sistema mercatale. Ma perché? Nel marzo 2022 giunse, dai vertici del Comune di Milano, una precisa promessa di intervento per l’apertura al dialogo da parte dell’Ente Gestore, anche mediante opportuno affidamento di incarichi; nei fatti nulla è accaduto se non un maggior accentramento di potere dispotico".

Serve una soluzione

"Preso atto che, ad oggi, non sembrano esservi spiragli per un miglioramento della situazione, facciamo appello alla politica onesta e intellettualmente libera, nonché ai sindacati dei lavoratori per la difesa dei posti di lavoro messi a rischio da questa mala gestio. Diversamente, premesso che i ripetuti tentativi (unilaterali) di conciliazione bonaria non hanno sortito effetto alcuno, ci vedremo costretti a rivolgerci alle autorità competenti al fine di tutelare l’intero comparto Agroalimentare Milanese". E' battaglia a Milano. 

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