E' tempo di bilanci tra i frutteti piemontesi. Da un lato ci sono colture che stanno andando benissimo - è il caso del mirtillo, che sta vivendo una stagione di piena espansione - dall'altro ci sono mele, pere e kiwi che - complici malattie, cambiamenti climatici e mercato instabile - arrancano sempre più.
Un comparto strategico
La frutticoltura rappresenta un pilastro fondamentale dell’economia agricola piemontese. Secondo l’Osservatorio Frutticolo Nazionale, aggiornato al 2024, il Piemonte conta circa 25mila ettari di superfici frutticole, con una produzione concentrata in particolare nelle province di Cuneo e Torino. I comparti principali sono mele, kiwi, pere, pesche, susine e piccoli frutti, con una spiccata vocazione per la qualità e la diversificazione varietale.
Tuttavia, tra crisi climatiche, fitopatie e instabilità economica, il settore sta vivendo un momento di forte incertezza. Le associazioni agricole chiedono misure strutturali e tempestive per sostenere le aziende in difficoltà e per garantire un futuro agli produttori.
Kiwi in crisi nera
Tra le produzioni più in sofferenza c'è sicuramente il kiwi. Colpito da anni da un progressivo deterioramento della produzione, questo frutto ha subito una vera e propria debacle nella provincia Granda: negli ultimi dieci anni la superficie coltivata si è dimezzata, passando da oltre 4mila ettari agli attuali 2.116, secondo i dati di Coldiretti Cuneo.
A peggiorare un quadro già critico, nelle ultime settimane, si sono aggiunte temperature elevate e la ripresa della moria: la situazione è così compromessa che molti produttori si trovano costretti a estirpare gli impianti colpiti. Per Coldiretti si tratta di un vero e proprio allarme: un’estirpazione diffusa potrebbe compromettere non solo la produzione del 2025, ma anche quella degli anni a venire.
La crisi non riguarda solo il kiwi. Secondo Confagricoltura, il numero delle aziende frutticole in Piemonte, in generale, è in calo drastico: se un tempo la Regione era la seconda in Italia per produzione complessiva, oggi sono centinaia le imprese che abbandonano l’attività ogni anno. Le perdite di raccolto, in alcuni casi, arrivano fino al 60 per cento. Senza un intervento deciso - spiega Confagricoltura - lo spettro dello zero produttivo non è più un’ipotesi così remota.
Pere e mele: tra perdite e incertezze
La situazione è ancora più complicata per le pere. L’estate 2025 ha segnato un vero e proprio crollo: Confagricoltura stima un calo di almeno il 70% della produzione, causato principalmente dalle piogge primaverili, che hanno compromesso l’impollinazione proprio nel periodo cruciale della fioritura. In alcuni impianti, le perdite sono totali. Anche con l’aumento dei prezzi al dettaglio, molti produttori temono di non riuscire a coprire i costi.
Anche nei meleti le preoccupazioni non mancano. Le varietà estive, come la Gala, sembrano essersi salvate, ma per quelle autunnali si prevede un contrazione del 15% della produzione. Un dato che, secondo Confagricoltura, graverà ulteriormente sulle spese dei consumatori. La qualità rimane alta, ma la quantità scarseggia. In parte, spiegano i produttori, il fenomeno è fisiologico: dopo una stagione di sovrapproduzione, le piante hanno bisogno di riposo.
Il mirtillo è in forte espansione
In controtendenza il mirtillo: negli ultimi anni il Piemonte si è affermato come la principale regione italiana nella produzione di questi piccoli frutti: la superficie destinata alla loro coltivazione, in Piemonte, è passata dai 561 ettari del 2019 a 697 ettari ai 780 attuali, con oltre 300 ettari in biologico e circa 450 ettari dedicati alla produzione integrata.
A farsi notare è l’estensione media per azienda, cresciuta significativamente nel tempo: dai 3mila metri quadrati del 2006 agli oltre 6mila attuali. Quanto al futuro, il Piemonte sembra orientato verso una maggiore diversificazione delle varietà e una più efficace organizzazione del calendario di raccolta, fondamentali per consolidare la competitività e sostenibilità del comparto.