Retail

22 luglio 2025

ESG e Gdo: percorso di sostenibilità tra impegni e ostacoli

660

Il rapporto tra ESG (Environmental, Social, Governance) e Gdo è un indicatore cruciale per comprendere la trasformazione sostenibile in atto nella Grande distribuzione organizzata. Come sottolineato da esg360.it, il percorso di decarbonizzazione della Gdo è strettamente legato a una maggiore competitività industriale, trasformando gli obiettivi di sostenibilità in valore per imprese e stakeholder.

I fattori ESG nel retail: ambiente, sociale e governance

Nel mondo della Gdo i fattori ESG rivestono una crescente importanza strategica, spinti sia dalle aspettative dei consumatori sia dai nuovi obblighi normativi. Analizzando le tre dimensioni, sul piano ambientale, i principali impegni includono la decarbonizzazione della logistica, la riduzione degli sprechi alimentari (tema cruciale per l'ortofrutta), la gestione efficiente di acqua ed energia, e l'adozione di packaging sostenibili (biodegradabili, riciclati, ecc). Molti retailer investono in energie rinnovabili, sistemi di efficienza energetica e refrigerazione a basso impatto. 

Sul piano sociale, l'attenzione è posta su condizioni di lavoro eque lungo l'intera filiera, diversità e inclusione, sicurezza dei consumatori, etica dei fornitori e supporto alle comunità locali; in questo contesto, la lotta allo spreco alimentare, spesso tradotta in donazioni, assume anche una forte valenza sociale. 

Dal lato della governance, sono centrali la trasparenza nel reporting ESG, l'integrazione della sostenibilità nella strategia aziendale, la tracciabilità della supply chain (fondamentale per garantire l'origine e la qualità dei prodotti ortofrutticoli), l'etica e la parità di genere nei ruoli apicali.

La sostenibilità al centro della strategia

Secondo la ricerca "Gli approcci alla sostenibilità della Gdo italiana" (Accenture e JEME - 2020), citata da esg360.it, le aziende stanno superando un approccio meramente comunicativo a favore di interventi più strutturati. Questa indagine, che ha coinvolto anche 8 dei primi 10 brand della Gdo alimentare, evidenziava già come l'impegno per la sostenibilità fosse guidato dalla convinzione che fosse l'unico modo per essere competitivi in futuro (condivisa dal 45% delle aziende) e un'occasione per sfruttare nicchie di business, come le produzioni biologiche (per il 33%).

Il "Bain Retail ESG Pulse-Check 2023", anch'esso citato da esg360.it, rileva tuttavia come il settore retail italiano abbia ancora molta strada da percorrere sulle tematiche ESG, soprattutto a causa del monitoraggio inadeguato di alcuni elementi chiave e della scarsità di obiettivi basati su logiche "science-based"

L'urgenza di accelerare è rafforzata dal crescente scrutinio dei consumatori e da normative come la CSRD.

Impegno organizzativo e le sfide della misurazione

L'impegno verso la sostenibilità si traduce in azioni concrete. La ricerca Accenture/JEME mostra come il 70% delle aziende Gdo abbia introdotto unità o ruoli specifici dedicati. Le iniziative più comuni includono l'ottimizzazione del packaging, lo sviluppo di prodotti più sostenibili, la riduzione degli sprechi alimentari e l'efficienza nell'uso delle risorse.

Nonostante l'impegno, permangono criticità nella misurazione delle performance: il 67% delle aziende dichiarava di non disporre di un sistema di KPI adeguato per la sostenibilità, e il 70% lamentava la mancanza di incentivi aziendali mirati per negozi e centri logistici per la riduzione dello spreco alimentare (dati Accenture/JEME).

L'impatto ambientale e la circolarità

L'attenzione all'efficienza delle risorse è un punto focale per la Gdo. La ricerca Accenture/JEME indicava che il 67% delle aziende intervistate misura abitualmente il proprio consumo di energia e le emissioni di gas serra, e più della metà (55%) ha definito piani per diminuire entrambi e per passare alle energie rinnovabili. 

Per quanto riguarda le emissioni, il report Bain (2023), cui fa riferimento esg360.it, evidenzia che l'87% delle aziende rendiconta le emissioni Scope 1+2, ma solo il 20% le Scope 3 (indirette, legate anche alla filiera agricola). Gli obiettivi quantificabili per la riduzione delle emissioni sono ancora limitati, con solo il 35% delle aziende che ha obiettivi per le emissioni Scope 1+2 e il 26% per le Scope 3.

La gestione dello spreco alimentare rappresenta da tempo un'area di intervento massiccio: il 55% delle aziende dichiarava di misurarlo abitualmente e di attuare azioni di contrasto. Le azioni più comuni includono la donazione (75%) o la vendita promozionale (60%) di prodotti in scadenza, la razionalizzazione dei processi di riordino (75%) e il riutilizzo dei prodotti in scadenza (25%) (Accenture/JEME). 

Sul fronte della circolarità, i dati di Bain indicavano per la Gdo, come riportato da esg360.it, che il 100% delle imprese offre prodotti/materiali sostenibili, e il 66% delle forme di packaging utilizzato è riciclabile, riutilizzabile o compostabile, ma solo il 24% dei rifiuti/scarti viene recuperato. Sebbene la totalità delle imprese sia impegnata nell'introduzione di modelli di business circolari, gli obiettivi quantificabili per il recupero dei rifiuti/scarti sono ancora inferiori al 5%.

Il ruolo cruciale delle catene di fornitura

Le catene di fornitura rappresentano uno snodo cruciale nel percorso verso la sostenibilità, poiché oltre il 70% dell’impatto ambientale e sociale di un retailer si concentra proprio a monte, nella produzione e nella logistica dei beni venduti (fonte esg360.it). 

La Gdo sta adottando criteri di selezione dei fornitori più stringenti, con logiche di green procurement: il 55% degli intervistati dalla ricerca di Accenture/JEME affermava di considerare la performance ambientale dei fornitori, e l'80% delle aziende richiedeva certificazioni di sostenibilità ai propri fornitori

Il che indica una chiara tendenza a estendere la responsabilità ambientale lungo la filiera, un aspetto fondamentale per la tracciabilità e la qualità dell'ortofrutta.

Diversità, inclusione e comunicazione

L’aspetto sociale delle tematiche ESG è altrettanto importante. Il Bain Retail ESG Pulse-Check 2023 ha fornito dati specifici per la Gdo in merito a Diversità e Inclusione, evidenziando che il 100% delle aziende rende pubblica la percentuale di dipendenti donne, ma solo il 44% rivela la percentuale di donne dirigenti. Gli obiettivi in quest’area sono ancora notevolmente bassi. Per quanto riguarda le condizioni di lavoro, il 65% delle aziende rende pubbliche le ore di formazione per dipendente.

Uno degli aspetti più maturi delle strategie di sostenibilità nella Gdo è rappresentato dalla comunicazione e dalle iniziative rivolte al consumatore. La ricerca Accenture/JEME aveva a suo tempo rilevato che il 100% delle aziende aveva introdotto iniziative per incentivare un comportamento sostenibile. 

I dati della ricerca di Bain su questi temi mostrano che la totalità delle aziende Gdo rendicontava i principi e gli standard internazionali ESG adottati, garantiva trasparenza e tracciabilità della filiera, e aveva sviluppato un proprio Codice Etico. Tuttavia, meno del 30% ha obiettivi specifici legati ai temi della trasparenza e della tracciabilità della filiera, suggerendo un impegno più orientato alla disclosure dello stato attuale che sul miglioramento futuro.

Innovazione tecnologica: una leva per l’ESG

Nel cammino verso una Gdo sostenibile e responsabile, l’innovazione tecnologica rappresenta una leva fondamentale per integrare i criteri ESG. 

Digitalizzazione, intelligenza artificiale, IoT e sistemi di tracciabilità avanzata non solo semplificano il monitoraggio delle performance ESG, ma abilitano nuove strategie. Grazie a piattaforme digitali e sensori IoT, i retailer possono raccogliere dati ambientali in tempo reale (consumi energetici, emissioni, sprechi alimentari, trasporti), con l'AI che aiuta ad analizzare e proporre azioni correttive. La tecnologia, come la Blockchain e l'RFID, consente anche di controllare le filiere, certificando l'origine dei prodotti e rafforzando la trasparenza verso i consumatori attenti alla provenienza del prodotto, inclusa l'ortofrutta. 

L'innovazione tecnologica migliora anche l'aspetto sociale, con piattaforme HR basate su AI per promuovere inclusione, e app per informazioni accessibili su allergeni o impatto ambientale. Sul fronte della governance, strumenti di monitoraggio ESG centralizzati e software di audit automatizzati rafforzano il controllo interno e migliorano la rendicontazione. La tecnologia, in questo caso, come specificato nell'articolo di esg360.it, supporta la Gdo nel dimostrare con dati verificabili la propria coerenza strategica rispetto agli impegni ESG assunti.

Potrebbe interessarti anche