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Arriva la verdura nutrita d’aria

Nelle Canarie l’agricoltura aeroponica sopperisce alla carenza di irrigazione

Una nuova e singolare tecnologia destinata ad accrescere la produzione agricola nei Paesi temperati e a crearla anche nei territori incoltivabili (come quelli rocciosi o semidesertici) è stata messa a punto di recente nell’ambito delle varie attività di ricerca dell’Istituto tecnologico delle Canarie (Spagna) e sta già iniziando la sua applicazione industriale. Si tratta della produzione aeroponica (cioè basata essenzialmente sull’aria, senza terra, e con un consumo idrico pari a un decimo di quello delle coltivazioni ordinarie) di verdure di ogni tipo (per esempio pomodori, fagioli, peperoni, zucchini), di canna da zucchero e di di altre specie vegetali in un impianto pilota di 1.300 metri quadrati già operante a La Aldea, nell’isola Gran Canaria, e diretto da un architetto italiano, Fernando Longhini. Un ricercatore che ha preso a cuore e coordinato questo progetto dimostrativo fin dal suo nascere, perché convinto della sua praticità e convenienza rispetto alla tecnica idroponica (basata sul l’acqua) soprattutto per i suoi ridotti consumi di acqua, fondamentali per i territori nei quali l’acqua è il principale fattore limitante delle produzioni agricole. Riutilizzo. La nuova tecnica consiste essenzialmente nella coltivazione di piantine, seminate e nate in piccoli contenitori di laboratorio, le cui radici si sviluppano in tubazioni di plastica verticali e sovrapposte attraverso le quali passano sottili tubicini di gomma che le irrorano di acqua e di soluzioni nutritive, in cui esuberi sono poi al fondo delle tubazioni di plastica e riutilizzati in continuità. Le piantine così crescono e fuoriescono dalle tubazioni attraverso apposite fenditure che ne consentono lo sviluppo all’aria aperta e al Sole, la nascita dei fiori e dei frutti, che successivamente crescono e maturano come nelle coltivazioni in terra. Con il vantaggio non trascurabile che la coltivazione aeroponica consente una produzione a ciclo continuo il cui obiettivo, particolarmente nelle zone tropicali e temperate, è quello di usufruire in misura integrale anche dell’intero periodo invernale per la coltivazione e la produzione delle verdure. Alto rendimento. È così infatti che nell’impianto pilota della Gran Canaria si è raggiunto nella produzione dei pomodori un rendimento di 120 kg annuali di prodotto per metro quadrato, a fronte dei 40 kg ottenibili con la coltivazione idroponica e ai 10 kg che mediamente si ottengono nelle coltivazioni ordinarie su terra. Con un consumo inoltre di solo sei litri d’acqua per ottenere un kg di pomodori, a fronte dei settanta litri mediamente impiegati nelle coltivazioni ordinarie. Un risultato, indipendente dalle stagioni, di una coltivazione senza interruzioni che riduce notevolmente i costi di produzione, impiega circa il 40% in meno di manodopera e accresce la possibilità di accesso a nuovi mercati. L’impianto è dotato di una cabina di comando dal quale un operatore controlla costantemente l’umidità, la nutrizione delle piante e il regolare decorso della loro crescita. Altro personale percorre saltuariamente le corsie predisposte accanto ai filari di tubazioni delle coltivazioni, controlla la crescita dei prodotti e provvede alla loro raccolta ad avvenuta maturazione. Consorzio. A fronte dei favorevoli risultati ottenuti l’Istituto tecnologico delle Canarie ha dato vita a un consorzio con alcune imprese per la realizzazione e la messa in marcia di altri impianti consimili, i cui progetti esecutivi sono già stati ultimati con programmi di esportazione di ortaggi aeroponici già dal prossimo anno. A tal fine sono stati anche avviati corsi per la preparazione di personale tecnico e specializzato destinato a gestire tali impianti, con particolare riguardo alle mansioni di vigilanza e di controllo della regolare alimentazione di acqua e fattori nutritivi alle coltivazioni. L’impianto pilota attuale è stato finanziato per il 70% dall’Istituto tecnologico delle Canarie e da imprese private, e per il restante 30% coi fondi della Comunità europea. Nel mondo. Alle Canarie è nata insomma una nuova agricoltura che senza necessità di lavorazioni di grandi distese di terreni, con consumi d’acqua irrisori e con rese di prodotto enormi per i suoi cicli continui di produzione, non mancherà di suscitare enorme interesse in tutte le aree del pianeta. Una novità, come ci ha detto l’architetto Longhini, che sarà infatti presto vissuta oltre che in Europa anche in Usa, in Canada e in Australia, dove pure si sta sviluppando la nuova tecnologia. Facile prevedere dunque che, con i suoi ulteriori sviluppi e perfezionamenti, la nuova tecnologia potrà concorrere sensibilmente nei prossimi decenni anche all’avvio a soluzione del grande e sempre presente problema della fame nei Paesi del terzo mondo. Riccardo Romani

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