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Residui ortofrutta: Legambiente denuncia

“Il 50% della frutta analizzata dalle Agenzie Ambientali e dalle Asl risulta contaminata da pesticidi”

Pesticidi: Legambiente presenta l’indagine sui residui nei prodotti ortofrutticoli

158 campioni fuorilegge, 2624 con residui, 6024 senza residui, su 8810 prodotti analizzati

Comunicato Stampa Legambiente

Il 50% della frutta analizzata dalle Agenzie Ambientali e dalle Asl risulta contaminata da pesticidi. Su 3.502 campioni infatti, ben 1.748 contengono uno o più princìpi attivi. Nello specifico, ben 584 (pari al 17% del totale) sono i prodotti con residui di diverse sostanze e 105 sono quelli palesemente irregolari, manifestamente fuorilegge.

Un po’ meglio gli ortaggi, con 662 campioni contaminati su 3.239 esaminati (il 20% del totale), di cui 98 con più di un residuo, 524 “regolari” contaminati da un solo principio attivo e 40 prodotti (l’1,3%) irregolari. La percentuale totale di campioni “irregolari” risulta, inoltre, di fatto raddoppiata rispetto allo scorso anno, passando dall’1% all’1,8%;

Questi, in sintesi, i dati più allarmanti emersi dal rapporto “Pesticidi nel piatto 2002”, presentati il 21 marzo a Padova da Legambiente, che come ogni anno, ha raccolto ed elaborato le analisi effettuate dalle Agenzie Ambientali e dalle Asl sui prodotti ortofrutticoli in commercio.

Il problema messo in luce da questi dati ? ha detto Roberto Della Seta, portavoce nazionale di Legambiente ? è che la legislazione in Italia, vecchia di oltre 30 anni, non prevede ancora un limite alla somma di più residui nello stesso alimento. In questo modo vengono definiti “regolari” prodotti che possono contenere fino a 6 princìpi contemporaneamente. Il numero dei prodotti contaminati conferma poi che in Italia continua l’abuso di pesticidi e altri fitofarmaci, compresi alcuni principi attivi come il Clorpirifos, il Procimidone, i Ditiocarbammati, il Benomil, da tempo classificati come cancerogeni all’estero”.

Proprio dai dati relativi alle regioni più virtuose, che effettuano quindi i controlli sistematicamente e con puntualità, emergono le situazioni più allarmanti: così in Emilia Romagna troviamo 8 campioni di mele, 9 di pere e 5 di uva da tavola con più di 5 residui. In Friuli Venezia Giulia un campione di radicchio conteneva 4 pesticidi mentre una sola fragola riusciva a contenerne 6. Il Piemonte, che quest’anno non ha fornito la differenziazione tra mono e poli residui, ha scoperto ben 48 campioni di frutta dichiaratamente irregolari su 697 prodotti analizzati. Paradossale il risultato delle analisi su 10 campioni di uva da tavola effettuati dai laboratori del Trentino: 2 sono risultati senza residui, uno con un principio attivo, uno con tre diversi principi e ben 6 assolutamente fuorilegge.

“Da uno studio realizzato nel 1999 da ricercatori dell’Enea ? ha affermato ancora Della Seta – risulta che il rischio cancerogeno per chi consuma prodotti ortofrutticoli contenenti residui chimici è pari ad 1,24 ogni 10000 abitanti nel corso di settant’anni. Se il nostro Paese vuole davvero compiere una scelta chiara e irreversibile per l’agricoltura di qualità, deve prima di tutto rivedere le norme in materia di residui, vietando tutti i principii attivi considerati cancerogeni dalle maggiori istituzioni sanitarie come Oms e Epa e introducendo limiti specifici per il multiresiduo”.

La situazione dell’agricoltura italiana, ma anche comunitaria, risulta quindi quasi paradossale: “grazie ai finanziamenti e alle sovvenzioni statali ? ha concluso Della Seta ? si rischia di finanziare con i soldi dei cittadini una produzione pericolosa per gli stessi consumatori. E’ necessario allora intervenire in campo legislativo con norme e sanzioni più severe a tutela della sicurezza e salute dei consumatori, e a livello di politiche agricole comunitarie, per favorire e promuovere le produzioni di qualità come il biologico e i prodotti tipici”.

Il nono rapporto sulla presenza di pesticidi sui prodotti ortofrutticoli elaborato da Legambiente, mette in evidenza la necessità che i laboratori competenti continuino ad effettuare in maniera puntuale e approfondita questo tipo di analisi, ampliando (in molti casi) il numero di principi attivi ricercati, per informare correttamente i consumatori. Anche le organizzazioni agricole dovranno mantenere alto il livello di attenzione curando corsi di formazione per gli agricoltori che utilizzano pesticidi, mentre il consumatore attento dovrà scegliere i prodotti di stagione, meglio se di provenienza nazionale, risultati sempre meno contaminati.

L’Ufficio Stampa (347.6304187 ? 06.86268377)

 

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