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Logistica e Trasporti

Frodi e autotrasporto, a Parma sequestrati 1,1 milioni

Con il meccanismo delle società cartiere evase imposte dal 2015 al 2022. Usati in maniera illecita fondi Pnrr e manodopera

Ancora frodi nell’autotrasporto e ancora in Emilia Romagna. Ieri 4 dicembre i finanziari di Parma hanno infatti eseguito un provvedimento di sequestro nei confronti di due società di autotrasporto con sede nel Comune di Fontevivo (Parma) e di cinque persone. Sono stati posti sotto sequestro beni e liquidità per un valore complessivo di 1,1 milioni, cifra che corrisponde alle imposte evase nel periodo che va dal 2015 al 2022.

I fatti

Secondo la guardia di finanza le le due imprese coinvolte farebbero capo a un’unica persona fisica. La quale avrebbe usato personale assunto da sei società cosiddette cartiere, cioè imprese create con il solo scopo di emettere fatture per operazioni inesistenti. Come spiega una nota della procura, l’operazione era volta a “far ricadere sulle società tutti i debiti d’imposta legati sia ai contributi maturati in relazione alla forza lavoro assunta, sia alle imposte sui redditi e all’Iva”.

Tradotto, le due società oggetto dell’indagine non hanno versato le imposte dovute e hanno beneficiato dell’illecita somministrazione di manodopera.

Come chiarisce la procura, infatti, “300 persone avrebbero lavorato sempre per lo stesso datore di lavoro e nella stessa sede delle due società di trasporto, a conferma della unicità del rapporto di lavoro a prescindere dalla società di volta in volta deputata all’assunzione”.

Il danno

Secondo i calcoli, nel periodo in cui si è perpetuata la frode, sono state emesse fatture per operazioni soggettivamente inesistenti per un valore di 3,5 milioni. Inoltre, all’amministratore, al suo commercialista e a un consulente è stata contestata l’indebita compensazione di crediti fiscali fittizi per circa 147mila euro.

E poi c’è il capitolo fondi Pnrr. I quali, secondo la ricostruzione dei fatti, sarebbero stati usati illecitamente per la formazione nell’ambito del Piano nazionale industria 4.0. Le imprese non avrebbero infatti svolto i corsi di formazione e avrebbero creato documenti falsi per accedere ai crediti tributari.

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