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Ingrosso

Costa il recupero delle eccedenze: “Il rimborso non conviene più”

La posizione degli imprenditori agricoli emersa con Valentina Borghi di Coldiretti nel convegno dei mercati all’ingrosso

Non solo internazionalizzazione, politiche di rete, sinergia e sostenibilità Al convegno di venerdì scorso Il fresco fa bene. Il ruolo strategico e sociale della rete dei mercati dell’ortofrutta dall’Emilia-Romagna al mondo, si è parlato anche di solidarietà grazie alle eccedenze. Con la policrisi attuale – dall’inflazione all’aumento dei costi energetici, il recupero delle eccedenza diventa costoso per gli imprenditori agricoli a causa dell’onerosità del prezzo della logistica. Questa la denuncia, durante il suo intervento, di Valentina Borghi, presidente della  Coldiretti di Bologna.

Borghi: “Il rimborso non conviene più, meglio trattare con l’industria agroalimentare”

L’imprenditrice di Minerbio, il paese a pochi chilometri da Bologna, ha sottolineato che “gli scarti finiscono nel nulla. A causa dell’aumento  dei costi dei trasporti e l’inflazione  rendono poco conveniente il rimborso”. Cosa conviene fare? “Sono preferibili le trattative con industria agroalimentari nonostante ti strozzino anche loro, ma oggi  i 50 cent non pagano più.  Non ci sono i margini per darle alle Onlus, gli agricoltori non hanno più surplus. La riduzione della reddittività non ci permette  di buttare via niente”.

La maggiore incidenza della logistica viene sottolineata da un’altra rappresentante del mondo agricolo bolognese: Valeria Villani vicepresidente di Cia Emilia-Romagna.  Stefano Callegari, rappresentante  delle Regioni al tavolo  per la lotta agli sprechi e l’assistenza alimentare, mette in risalto che  “in Emilia Romagna  anche le organizzazioni di volontariato  hanno permesso di poter gestire le eccedenze con finalità etiche  In certi  anni siamo passati da 5  a 15 milioni  recuperati con le eccedenze. In 15 anni oltre 200 milioni dati alle aziende. Il rimborso è il frutto del prezzo medio degli ultimi 5 anni di prezzo di vendita all’ingrosso”.

Il progetto di recupero del mercato di  Parma

Dopo i numeri e le specifiche tecniche di Stefano Callegari è il interessante scoprire il progetto solidale del mercato ortofrutticolo di Parma, con il direttore Giulietta Magagnoli  dove torna il tema della logistica sul tema  solidale. “Fondamentale  il nodo del trasporto  che mancava nella legislazione europea, la soluzione è l’uso del mercato come piattaforma per ottimizzare il processo”. La centralità del sito ortofrutticolo permette di tagliare le spese e ottimizzare i costi. Lo sanno bene a Parma dove il progetto è storia antica.

Partito anche Rimini

Qualcosa si muove anche al mercato di Rimini come spiega il direttore Cinzia Furiati: “Siamo partiti  a febbraio con  430  tonnellate di ortofrutta distribuite  a 40 enti benefici per oltre 6 mila persone  raggiunte. Il mercato permette una maggiore varietà dei prodotti in ottica  di dieta più salutare. I vantaggi sono molteplici”. E Bologna? Parola al direttore Duccio Caccioni: “Noi ci proviamo dal 2007, ma non ci siamo ancora riusciti. Noi siamo proprietà pubblica con funzione pubblica. Si tratta di una logica win win: ci guadagnano operatori e persone che hanno necessità”.

I mercati possono, quindi, svolgere la loro funzione sociale nel recupero del cibo, ma pure come laboratorio educativo: “Le nuove generazioni  non consumano ortofrutta: incidenza  altissima di diabete b  e obesità e questa mappa sanitaria è sovrapponibile con quella della povertà”. E sulla dieta incidono in positivo frutta e verdura come spiega Giacomo Vezzani, presidente emporio solidale di Parma: “Ci mancavano i prodotti freschi, ci mancava l’ortofrutta”. Il fresco fa bene, veramente.

L’esperienza da 3500 tonnellate del Gruppo ViVa

Fondamentali per i mercati gli operatori. Figura rappresentata da Mario Tamanti direttore del Gruppo ViVa, Aop che unisce 14 Op per una valore della produzione di oltre 650 milioni di euro. “Ci possono essere dei surplus produttivi, delle situazioni di accavallamento di calendario delle produzioni  e noi agiamo  stimolati da un regolamento europeo che riconosce un valore a queste produzioni destinate agli indigenti attraverso l’organizzazione e la distribuzione di enti caritatevoli. Noi abbiamo sposato questo progetto, c’è un problema logistico ma abbiamo lavorato in partnership con i mercati emiliano romagnoli”. Con buoni risultati: “Nel 2022 recuperate 3500 tonnellate di mele, kiwi, ortaggi – diversità con conseguenze salutari sulla dieta – e distribuito dieci milioni di porzioni.  Dare cosi a 26/27 mila persone quei 400 grammi necessari di ortofrutta”.  Bene grazie all’organizzazione che ha garantito anche la sostenibilità economica dell’operazione.

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