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29 settembre 2025

Uva da tavola: innovazione varietale no stop

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Venerdì 26 settembre si è tenuto a Mola di Bari un importante incontro organizzato dall'Associazione dei produttori ed esportatori ortofrutticoli (Apeo), che ha visto la partecipazione di oltre 60 persone, tra produttori, esportatori e altri operatori del settore dell'uva da tavola.  

Sul tavolo, temi strategici per il futuro del comparto, in un momento in cui le incognite sono visibili a tutti: dal miglioramento genetico, al  rinnovo varietale , alla gestione dei residui fitosanitari, fino allo sviluppo di nuovi mercati internazionali, con un focus su quelli dell’Est.  

Il lavoro sull'innovazione

Al centro del dibattito c'è la costante ricerca dell'innovazione varietale, un percorso intrapreso per ampliare l'offerta e coprire un arco temporale più vasto. I due consorzi protagonisti dell'incontro pugliese sono: NuVaut (Nuove varietà di uva da tavola) e Rete Italia Variety Club (IVC), i quali hanno presentato nuove varietà senza semi (uve bianche, rosse e nere), con l'obiettivo di coprire l'intera stagione produttiva, da luglio a dicembre. 

"Non si tratta di sostituire le cultivar storiche, come la varietà Italia, assoluta protagonista degli negli anni ultimi decenni, o quelle internazionali che stanno guidando con successo il ricambio verso le varietà apirene, ma di offrire un'alternativa e una possibilità in più al mercato con selezioni autoctone, lasciando poi con il tempo al consumatore la scelta. Questo sforzo è supportato da una solida collaborazione con il mondo della ricerca, come dimostra il contratto che il consorzio Nuvaut ha con il Crea per lo sviluppo del progetto, con tre varietà (Maula, Egnatia e Daunia) già iscritte al Registro nazionale delle varietà di vite e finora coltivate su più di 100 ettari". 

A parlare è Giacomo Suglia, presidente di Apeo e vicepresidente nazionale di Fruitimprese, che cita anche lo sviluppo della Rete IVC “attraverso le collaborazioni con lo spin off SinagriI dell’Università di Bari e il Crsfa Basile Caramia di Locorotondo, che ha permesso l’ottenimento della privativa comunitaria di quattro varietà da parte del Cpvo, con altre otto in corso di valutazione”.

Obiettivo Asia

L'esigenza di innovare è strettamente legata alla strategia di espansione commerciale. “Con l'embargo russo e i dazi statunitensi che hanno modificato gli equilibri, lo sguardo del settore si rivolge con sempre maggiore interesse oltre i confini europei. La nuova frontiera è rappresentata dai mercati asiatici, in particolare Cina e Vietnam, ma anche quelli del Golfo Persico. Si tratta di piazze commerciali dove i consumatori hanno una buona capacità di spesa e sono disposti a riconoscere il valore di un prodotto di alta qualità”.

A questo proposito, Suglia sottolinea la direzione da intraprendere: "Con le nostre produzioni dobbiamo puntare sulla qualità e rivolgerci a mercati che possono permettersi di pagare di più. Questo approccio richiede non solo un prodotto eccellente alla partenza, ma anche la capacità di preservarne le caratteristiche qualitative fino a destinazione".

Qui si inserisce la seconda grande sfida: la conservazione del prodotto durante i lunghi trasporti. “Per raggiungere l'Oriente mantenendo intatta la qualità del Made in Italy, è indispensabile investire in ricerca. Stiamo stimolando il mondo scientifico non solo per la ricerca di nuove varietà, ma ora anche per quanto riguarda i lunghi trasporti e la buona conservazione delle uve per affrontare questi nuovi traguardi geografici e logistici. È fondamentale avere una buona resistenza, sia in celle frigorifere che nei container, per far giungere i nostri prodotti in paesi lontani".

Il dialogo all'interno della filiera rimane aperto e costruttivo, come ha dimostrato l’incontro di Mola di Bari. L'incontro ha toccato anche il tema dei residui fitosanitari, con la presentazione dei dati elaborati dal laboratorio Samer della Camera di Commercio, e si è concluso con l'impegno di organizzare un nuovo appuntamento in primavera, al quale si intende invitare anche i rappresentanti della Gdo italiana per un confronto sempre più ampio e sinergico.


Fonte: Apeo

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