La costituzione dell’Unione dei Fornitori d’Europa, annunciata al recente Fruit Attraction a Madrid, segna un momento decisivo per il settore ortofrutticolo europeo.
Come sottolinea Michael Schotten su Fruchthandel Magazin n. 40/41, l’iniziativa - che vede coinvolte 24 organizzazioni di rilievo da Italia, Spagna, Francia, Paesi Bassi, Belgio e Germania - rappresenta un segnale forte di volontà di cambiamento. La sua efficacia dipenderà dalla capacità degli attori di mantenere coesione e parlare con una sola voce anche nel futuro.
Dietro le quinte, la criticità maggiore riguarda il crescente peso burocratico dovuto ai numerosi marchi di sostenibilità e alle certificazioni nella catena di approvvigionamento: sono 300 i diversi marchi attualmente attivi, fonte di inefficienze e di costi ingenti a carico dei produttori. La richiesta centrale è chiara: servono meno certificazioni, ma digitalizzate e standardizzate, capaci di favorire trasparenza, risparmio di risorse e maggiore competitività.
Per il settore, diventa fondamentale il coinvolgimento attivo di commercio e politica, perché una visione comune e strutture chiare sono ormai essenziali per garantire l’equilibrio tra sostenibilità, redditività e sicurezza delle forniture in Europa.
Schotten evidenzia che malfunzionamenti nella logistica dei dati, come quelli registrati recentemente da un ente di normazione globale, non solo generano ritardi e incertezze sulla certificazione delle aziende, ma indeboliscono tutta la filiera, aumentando i costi e minando la posizione nel mercato. La chiave, rimarca Schotten, non sta solo nella tecnologia: la comunicazione efficace tra le parti e la trasparenza nelle piattaforme IT sono indispensabili per evitare errori e rafforzare la posizione dei produttori.
L’iniziativa dei “fornitori d’Europa” punta proprio a costruire una strategia europea che bilanci davvero i tre pilastri della sostenibilità (sociale, economico, ambientale), con certificati riconosciuti e semplificati, filiere digitali eque e monitoraggi trasparenti.
L’obiettivo è superare l’introduzione continua di nuovi standard frammentari, arrivando invece a una soluzione europea efficiente, condivisa e vantaggiosa per tutti gli stakeholder, senza compromessi sulla sicurezza e la qualità degli alimenti.
Un approccio unitario, anche nei confronti del commercio e delle istituzioni, rafforzerebbe la capacità negoziale dei produttori e la stabilità del mercato, permettendo all’Europa di consolidare a lungo termine la leadership nella frutta sostenibile di alta qualità.
È questa la speranza che emerge dall’editoriale di Michael Schotten, in un momento di crisi e di rapidi cambiamenti, dove solo un vero equilibrio tra responsabilità ecologica e realtà economica può garantire futuro e competitività alla filiera ortofrutticola europea.
Fonte: Fruchthandel Magazin