Logistica e Trasporti

03 dicembre 2025

Suez tra tregua e sospetti: che cosa sta succedendo?

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Com'è la situazione a Suez, ossia nella più importante rotta commerciale tra Asia ed Europa? Difficile dirlo con certezza, perché da un lato la Suez Canal Authority nei giorni scorsi ha assicurato che le condizioni per tornare a transitare ci sono, e che la navigazione potrà intensificarsi già nel mese di dicembre. 

Dall’altro, le compagnie marittime restano prudenti: Maersk ha chiarito che tornerà nel Mar Rosso solo quando sicurezza e stabilità saranno pienamente garantite. Nel mezzo ci sono le imprese esportatrici, che devono fare i conti con costi di trasporto più alti, tempi di viaggio più lunghi e un quadro geopolitico ancora incerto.

Suez Canal Authority: "Il traffico può ripartire"

Sul fronte istituzionale, la Suez Canal Authority ha ribadito che la navigazione potrebbe riprendere già nel mese di dicembre, con volumi destinati ad aumentare gradualmente nelle settimane successive. Secondo l’Autorità, la recente de-escalation nel Mar Rosso e la tregua legata al contesto di Gaza avrebbero creato le condizioni minime per riattivare la rotta in sicurezza. 

Una posizione, quella dell'Autorità, tutto sommato comprensibile: se si osserva l’andamento del traffico nel Canale, appare evidente la debacle. Nel 2024 il Canale ha infatti vissuto un anno drammatico, con poco più di 13.200 navi transitate, meno della metà rispetto alle oltre 26.400 del 2023, e con un tonnellaggio sceso a 525 milioni di tonnellate contro oltre 1,5 miliardi dell’anno precedente . Anche i ricavi hanno subito un tracollo, fermandosi a 3,99 miliardi di dollari, con una perdita superiore al 60% rispetto al 2023 .

Per risollevarsi la ripresa del traffico è essenziale: non a caso l’Authority ha anche ricordato che Suez resta la via d’acqua più breve e più efficiente tra est e ovest e che l’Egitto ha predisposto incentivi tariffari e servizi accelerati per attrarre nuovamente le compagnie. 

I primi segnali del 2025 mostrano in effetti una ripresa: tra luglio e ottobre sono transitate 4.405 navi, con un tonnellaggio di circa 185 milioni di tonnellate, in aumento rispetto allo stesso periodo del 2024, quando le navi erano 4.332 per 167,6 milioni di tonnellate. 

Maersk: "Nessuna data"

Di fronte all’ottimismo dell’autorità egiziana, Maersk ha però mantenuto un atteggiamento conservativo: nessuna data e nessun impegno formale sul ritorno nel Mar Rosso. La compagnia ha confermato che valuterà la ripresa della rotta via Suez solo quando le condizioni lo consentiranno in modo pieno e stabile. 

In altri termini, la sicurezza degli equipaggi e delle merci resta l’elemento imprescindibile, e la prudenza condivisa da molte altre compagnie — da Msc a Cma Cgm fino ad Hapag-Lloyd — continua a orientare le scelte operative.

D’altro canto, tra novembre 2023 e il 2025, secondo le principali fonti indipendenti e le rivendicazioni degli Houthi, si sono registrati oltre cento attacchi o tentativi di attacco nel Mar Rosso, soprattutto contro navi mercantili, Anche se non tutte le aggressioni hanno provocato danni, il rischio percepito resta alto, il che da un lato giustifica la scelta delle compagnie di privilegiare rotte alternative, dall'altro spiega perché il traffico non è ancora tornato ai livelli pre-crisi. 

Uno scenario ancora fragile

Secondo Valentina Mellano, Ceo di Nord Ovest, non c'è da aspettarsi una soluzione rapida: "È probabile che il ritorno a un transito regolare attraverso Suez non sarà questione di settimane, ma più probabilmente di mesi. E avverrà solo quando ci sarà una stabilità sufficiente per garantire un servizio affidabile. Per quanto ci riguarda, continueremo a monitorare con attenzione ogni sviluppo. Nel frattempo, continuità operativa, flessibilità e trasparenza restano i nostri riferimenti".

Il j'accuse di Coldiretti: "Lobby dei trasporti, Canale sicuro"

In questo scenario si inserisce anche la dichiarazione odierna di Coldiretti, un vero e proprio j’accuse contro le principali compagnie del trasporto container. Secondo la federazione e Filiera Italia, nonostante la progressiva normalizzazione nel Mar Rosso, esisterebbe una lobby del trasporto che continuerebbe a circumnavigare l’Africa senza più una reale giustificazione di sicurezza, generando un dazio occulto sui costi dei container e mettendo a rischio il valore dell’export agroalimentare italiano.

“Si tratta di una situazione inaccettabile – hanno scritto il presidente della Coldiretti Ettore Prandini e l’amministratore delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia in una lettera indirizzata a al ministro degli Affari esteri Antonio Tajani e al ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini - Chiediamo un urgente intervento sul comportamento strumentale delle principali compagnie responsabili del trasporto container mondiali, soprattutto italiane o svizzere, considerando che, ad esempio, quelle cinesi hanno già ripreso la regolare navigazione attraverso Suez”.

Le due organizzazioni hanno inoltre denunciato come l’allungamento delle rotte provochi un deterioramento dei prodotti più sensibili, dal fresco ai trasformati, oltre a costi quasi raddoppiati rispetto al periodo precedente alla pandemia. E hanno ricordano che dal Canale di Suez transita una quota determinante dell'export italiano: il 16% dell’olio d’oliva, il 15% dei derivati dei cereali (escluso il riso), il 14% del pomodoro trasformato, oltre a tabacco e foraggere, per un valore complessivo di circa 6 miliardi.

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