Come riportato da myfruit.it, di recente la catena di supermercati Pam Panorama è finita sotto accusa per la decisione di licenziare tre dipendenti dopo non aver superato il cosiddetto test del carrello, una verifica interna in cui ispettori aziendali, spacciandosi per clienti, nascondono articoli nel carrello per valutare l’attenzione dei cassieri al momento del pagamento.
Come funziona il test
Il meccanismo prevede che un ispettore (finto cliente) inserisca alcuni prodotti nel carrello senza dichiararli alla cassa. Se il cassiere non li segnala, l’azienda interpreta la cosa come una mancanza di scrupolosità o, peggio, una forma di complicità. Se il test non viene superato, scatta una contestazione disciplinare, fino al licenziamento per giusta causa.
Per ora, sono tre i dipendenti che hanno perso il posto di lavoro: uno a Siena (un cassiere di 62 anni con una lunga esperienza) e due a Livorno (negli store di via Roma e nel quartiere Corea).
Secondo quando riportato sui quotidiani locali l’ispettore aveva collocato accessori per capelli, matite per gli occhi, maschere per il viso e altri piccoli articoli all’interno di una cassa di birra da 15 bottiglie, approfittando della fessura laterale della confezione.
"Alla fine - ha dichiarato uno dei licenziati alla stampa locale - mi ha fatto strappare il coperchio della cassa dicendo che dovevo aprirle per controllare cosa c’era dentro. Mi ha contestato gli articoli nascosti e a un certo punto mi ha detto: ‘Vedi Giomi, se volevo ti rubavo anche l’anima".
Le reazioni sindacali
I sindacati hanno duramente criticato la pratica, definendola “una trappola punitiva” e “una modalità vessatoria”. Secondo le organizzazioni sindacali (tra cui Filcams Cgil, Uiltucs Toscana e Fisascat Cisl), il test del carrello colpisce in modo sproporzionato i lavoratori con maggiore anzianità, minando la fiducia e la dignità sul posto di lavoro.
In particolare, viene sollevato il problema della formazione: se un cassiere non nota un prodotto nascosto, per i sindacati non è giusto considerarlo colpevole di furto o negligenza senza aver prima ricevuto un richiamo o un percorso educativo.
L’azienda resiste
Ma quel che conta, è che nel corso di un incontro con i sindacati a Roma, Pam Panorama ha dichiarato di non voler ritirare i licenziamenti. secondo la dirigenza, il test rappresenta uno strumento legittimo per garantire l’efficienza operativa e il controllo interno. I sindacati non sono d'accordo, ribattono che non è mai stato contrattata in modo condiviso la pratica.
Mobilitazione e scenari futuri
Di fronte a questa situazione, i sindacati hanno annunciato mobilitazioni, ricorsi legali e un tavolo nazionale per discutere la questione. Come riportato da myfruit.it, l’incontro nazionale – fissato per il 20 gennaio – sarà decisivo per capire se Pam intenderà rivedere la sua posizione. Secondo le organizzazioni sindacali, il caso potrebbe non essere isolato e rappresentare un precedente per altri punti di vendita Pam in Italia: se la strategia dei test punitivi dovesse essere estesa, si correrebbe il rischio di creare un clima di insicurezza stabile tra i lavoratori.
I sindacati chiedono che, anche se i test possono essere usati come strumento di valutazione, non diventino metodologia automatica per sanzionare: serve invece un sistema che preveda formazione, richiami e un dialogo reale tra azienda e rappresentanti del personale.