E' preoccupante la situazione dei noccioleti nell'area della Tuscia, tra Viterbo e Roma. A partire da inizio luglio i produttori hanno infatti assistito alla caduta precoce dei frutti che si sono rivelati spesso vuoti o sottosviluppati: un fenomeno che ha colpito tutte le varietà coltivate e indifferentemente dal tipo di gestione agronomica adottata.
Per questo motivo, le Organizzazioni di produttori (Op) della provincia di Viterbo (Assofrutti, Cpn, Coopernocciole, Euronocciola, Copront) e la cooperativa Tuscia Nocciole hanno inviato ieri, 30 luglio, una lettera al ministro dell'Agricoltura, all'assessore regionale, al presidente della Provincia e a tutti gli enti preposti per segnalare i gravi problemi che stanno affliggendo in queste settimane i noccioleti dell'area e chiedere, con urgenza, l'avvio di interventi straordinari a tutela della produzione 2025.

Una sovrapposizione di eventi climatici e fitopatie
Lo stato di cose attuale non è attribuibile a una singola causa, ma che è il risultato di una serie di fattori ambientali e biologici che, sovrapponendosi gli uni agli altri, hanno portato a un accumulo progressivo di stress per le piante.
Diversi gli eventi climatici che si sono verificati nel 2025 e che hanno influito negativamente. Tra questi, le gelate tardive tra fine marzo e inizio aprile. Il decorso primaverile, freddo e piovoso, ha inoltre ostacolato l'allegagione.
Allo stesso modo, la temperatura del suolo, che si è mantenuta al di sotto della media, ha ritardato lo sviluppo vegetativo e riproduttivo e, infine, i picchi di caldo improvviso delle prime settimane di giugno hanno sottoposto le piante a un ulteriore stress termico.
Allo stesso tempo, il clima umido ha favorito lo sviluppo di una forte infezione da Xanthomonas arboricola pv corylina che ha colpito in maniera estesa giovani germogli e foglie. Come se questo non bastasse, sono stati riscontrati anche sintomi compatibili con la Weak pistil disorder che hanno ulteriormente compromesso l'allegagione.
Se si fossero presentati singolarmente, è probabile che nessuno di questi fattori avrebbe generato conseguenze tanto gravi come quelle attuali, ma è stata proprio la loro concomitanza e sovrapposizione a compromettere in maniera seria e irreversibile la produzione 2025.

Prevista una perdita del 40%
Come si legge nel documento, allo stato attuale si prevede una perdita del 40% circa della produzione lorda vendibile rispetto a un'annata ordinaria. Il calo interessa tutti gli ettari coltivati a nocciolo tra Viterbo e Roma, anche se in maniera disomogenea, con una drastica riduzione del prodotto commercializzabile sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo.
A preoccupare ovviamente è il risvolto economico per le aziende, soprattutto perché la perdita di reddito attesa si inserisce in un contesto già in sofferenza. Anche le annate precedenti infatti sono state piuttosto difficili: si tratta del quinto anno consecutivo dove si registra una resa per ettaro inferiori alla media a causa di eventi avversi, sia di natura fitosanitaria che climatica. Quello odierno è un ulteriore aggravio che va pesare sulla stabilità economica di un comparto già messo a dura prova.
Alla luce della vastità e intensità del danno, i produttori sono convinti che gli strumenti ordinari di gestione di rischio non sono più sufficienti. Le Organizzazioni di produttori chiedono pertanto l'attivazione della procedura per il riconoscimento dello stato di calamità e la valutazione da parte del Masaf e degli enti preposti di misure straordinarie di indennizzo e sostengo al reddito. Per valutare il da farsi è già stato convocato a Roma, per il prossimo 6 agosto, il tavolo tecnico permanente per la concertazione in materia di corilicoltura.