Economia e costi

01 luglio 2025

Medio Oriente, preoccupazioni per il mercato del fresco

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Anche il mercato dei prodotti freschi potrebbe subire le conseguenze negative dell’intensificarsi della crisi in Medio Oriente. Come riferisce Mike Knowles in un suo articolo su Fruitnet.com, le preoccupazioni paventate in queste ore dagli esperti del settore riguardano soprattutto una possibile chiusura dello Stretto di Hormuz che divide la penisola arabica dalle coste dell'Iran. 

Al momento si tratta solo di preoccupazioni che non è detto che si concretizzino proprio alla luce delle conseguenze internazionali che avrebbero. Tuttavia non si può nemmeno parlare di un’ipotesi campata in aria: la possibilità è già stata vagliata e approvata dal parlamento iraniano. 

Le conseguenze di una simile decisione non sarebbero da poco. Lo stretto di Hormuz è infatti una via di comunicazione strategica per il commercio mondiale, Italia compresa. Da lì passa circa il 20% del petrolio mondiale

Il timore di molti adesso è che i raid aerei di Stati Uniti e Israele contro vari obiettivi iraniani, potrebbero spingere Teheran a bloccarlo. Immediate sarebbero, in tal caso, le ripercussioni sui mercati energetici con tutto ciò che questo, a sua volta, significa per l’economia mondiale a partire da inflazione, effetti sulla logistica, sull’approvvigionamento energetico e sulla stabilità dei rapporti commerciali. 

Fruitnet.com cita il commento di Cindy van Rijswick, stratega globale per frutta, verdura e floricoltura per RaboResearch Food & Agribusiness: “L'aumento dei prezzi del petrolio e del gas naturale comporterebbe un aumento dei costi della logistica, dell'imballaggio, dei fertilizzanti, del riscaldamento delle serre e di vari altri fattori produttivi”, afferma l’esperta.

A sua volta la catena di eventi potenzialmente collegati potrebbe infine avere un impatto sugli acquisti di frutta e verdura. Non è la sola a pensarla così. Anche Kristalina Georgieva, capo del Fondo monetario internazionale, ha avvertito che gli attacchi all'Iran potrebbero frenare la crescita economica a livello mondiale. 

Fruitnet riporta le dichiarazioni rilasciate a Bloomberg Tv: “Potrebbero esserci impatti secondari e terziari. Ci sono più turbolenze che vanno a colpire le prospettive di crescita nelle grandi economie, allora si ha un impatto scatenante di revisioni al ribasso delle prospettive di crescita globale”. 

Confitarma: le conseguenze per l'Italia

Le possibili conseguenze di un simile scenario riguardano da vicino anche il nostro Paese. Un report del Centro studi Confitarma, la Confederazione italiana armatori, mette in evidenza la strategicità dell’area per l’Italia. 

“Non si tratta solo di una rotta marittima, è un crocevia strategico da cui transita il 100% delle nostre importazioni energetiche da tutti i Paesi del Golfo Persico che non hanno altra via di commercio” – ha affermato il direttore generale Luca Sisto. 

Confitarma evidenzia il peso dell’area nelle relazioni economiche dell'Italia con i Paesi extra-Ue: nel 2024, l’interscambio complessivo con questi Paesi del Golfo Persico ha superato i 22 miliardi di euro, con 13 miliardi di export e nove miliardi di import. In crescita l'export che ha registrato un +14% sul 2023. 

I transiti giornalieri delle navi attraverso lo Stretto di Hormuz – ha aggiunto Sisto - hanno registrato una media di 144 al giorno nel 2025, il 37% dei quali erano di petroliere, il 17% di portacontainer, il 13% di navi portarinfuse”. 

Per quanto riguarda i traffici di prodotti energetici, la flotta mercantile controllata dall’industria armatoriale italiana, potenzialmente interessata ai traffici che vengono effettuati nell’area, ammonta a circa 80 unità.

Confitarma mette in evidenza inoltre il rischio di interruzioni o attacchi su piccola scala e la necessità di organizzare, convogli scortati o transiti diurni con inevitabili ritardi e sottolinea che la questione Houthi nel Mar Rosso non è ancora risolta ma che, al contrario, sussiste la minaccia di attacchi alle navi collegate agli Stati Uniti in caso di escalation del conflitto. 

La situazione in queste aree di crisi merita tutta la nostra attenzione, anche in relazione alla sicurezza dei nostri equipaggi in caso di un eventuale aggravamento dei rischi” – ha concluso il direttore generale di Confitarma, impegnata a tutti i livelli nel sostenere e stimolare le azioni per il rafforzamento della resilienza marittima e diplomatica italiana. Per la confederazione non rappresenta più un’opzione, ma una necessità.

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