Il cuore logistico dell’Europa del Nord è fermo. Un’ondata di proteste sindacali sta infatti interessando due dei principali hub portuali del continente, Anversa-Bruges in Belgio e Rotterdam nei Paesi Bassi. Gli scioperi dei lavoratori portuali, legati principalmente alla riforma delle pensioni e alle politiche salariali, stanno provocando gravi ripercussioni sul trasporto merci, in particolare per le filiere più sensibili e deperibili come quella ortofrutticola.
La situazione ad Anversa
Anversa-Bruges, uno dei porti fluviali e marittimi più trafficati d’Europa, ha subito tre giornate di sciopero nel giro di due mesi, ciascuna con impatti crescenti sulla fluidità del traffico e sulla capacità operativa del sistema portuale.
Il primo sciopero risale allo scorso 28 aprile e ha visto la partecipazione del personale del centro di controllo del traffico. Il risultato è stato una paralisi importante della circolazione, sono rimaste ferme tra le 300 e le 500 navi, impedendo operazioni di entrata e uscita.
Il secondo, il 20 maggio, si è inserito in un più ampio sciopero nazionale, coinvolgendo almeno 74 navi e richiedendo due giorni per il ripristino della normalità. Infine ieri 25 giugno uno sciopero del servizio di pilotaggio ha fermato 28 imbarcazioni e aggiunto ulteriore pressione a una situazione già in sofferenza.
Le conseguenze dei fermi sono immaginabili: lo scalo si trova in uno stato di congestione che sta diventando cronico, con navi in attesa per oltre 55 ore e container fermi in piazzale per più di otto giorni.
Non va meglio a Rotterdam
Non meno significativo è quanto avvenuto a Rotterdam, dove il terminal container di Apm Maasvlakte II è stato fermo per più di una settimana, tra il 4 e il 12 giugno, a causa di uno sciopero indetto dai sindacati Fnv Havens e Cnv Vakmensen per il rinnovo del contratto collettivo.
Le navi hanno dovuto attendere per l'ingresso nel porto anche oltre 80 ore, con punte fino a dieci giorni. Solo il 12 giugno si è giunti a un accordo che prevede aumenti salariali fino al 2027.