C’è chi non guarda più solo alla periferia e comincia ad avvicinarsi a zone dove il reddito medio sale considerevolmente e, almeno sulla carta, non dovrebbe essere presente il tuo cliente tipo, e chi invece abbandona piazze dove non dovrebbe mancare il tuo classico bacino di utenza.
Sono le recenti vicende che vedono protagonisti due big del mondo della distribuzione moderna, anzi, dell’universo discount, ovvero Lidl e Aldi. Due colossi mondiali, entrambi tedeschi, il primo però ormai abbondantemente italianizzato, considerando che la sua presenza nel nostro Paese risale al 1992, il secondo invece sbarcato nel 2018 con l’apertura del primo punto di vendita a Castellanza, in provincia di Varese.
Lidl si avvicina al cuore di Milano
Lidl, per la prima volta, ha deciso di mettere una bandierina in un territorio dove, sino ad ora, si era solo avvicinato, ovvero il centro di Milano. Entro la fine dell’anno, infatti, aprirà uno store del format city, quindi senza parcheggio, a due passi dalla Darsena e dall’area C, in via Solari, all’interno di uno spazio un tempo occupato da un negozio Euronics ormai chiuso da tempo.
Pare essere, come ha dichiarato al Corriere Milano Lorenzo Bozzini, direttore sviluppo Lidl Italia, una nuova strategia che oltre a voler imprimere una forte accelerazione nel capoluogo lombardo – dagli attuali 24 negozi, compreso il futuro nuovo di via Solari, si punta ad arrivare a 50 nel prossimo futuro – mira a far diventare l’insegna tedesca un punto di riferimento anche in zone dove c’è una richiesta di negozi di prossimità, che evidentemente pensano di poter intercettare con successo.
Aldi chiude store in Lombardia e Veneto
Sono invece cinque i punti di vendita che un altro nome importante del mondo discount ha deciso di chiudere a pochi anni dalla loro apertura. Aldi, infatti, chiuderà tre negozi in Lombardia a Busto Arsizio (Varese), Brescia e Vigevano (Pavia), e due in Veneto a Pianiga e Gambare di Mira, entrambi nel Veneziano. “In seguito ad approfondite analisi sulla redditività dei negozi, siamo giunti alla conclusione che continuare a tenere aperte alcune filiali potrebbe frenare la crescita della nostra azienda e noi vogliamo rimanere competitivi in Italia” ha spiegato la multinazionale di proprietà del Gruppo Aldi SÜD in una nota inviata alla testata alimentando.it.
Espansione, quella di Aldi, che in effetti non si arresta in Italia nonostante queste chiusure, tanto da averla portata a chiudere il 2024 con un totale di 197 negozi presenti in sei regioni, tutte del Nord Italia e un piano di aperture che sta procedendo anche quest’anno, con l’ultima apertura nel Mantovano, a Suzzara, lo scorso febbraio.
Discount, un universo in salute
Due situazioni, quindi, quasi agli antipodi, ma che non devono trarre in inganno. Che il settore della Gdo in generale, e quello dei discount in particolare, sia ormai un terreno dove la competitività è molto alta, non è certo una novità. Competitività che in Nord Italia, dove ad esempio opera esclusivamente Aldi, aumenta in modo esponenziale. Nonostante questo, il format discount ha raggiunto una quota di mercato importante in Italia, ormai vicina al 24%, e nei primi quattro mesi del 2025 è cresciuta ulteriormente sia a volume del 3,8% che a valore del 3,9% (fonte: NielsenIQ).
Il nodo della location
Ovviamente, e anche questa non è una novità, il tema della location, rimane centrale. Lo ha ricordato Mario Gasbarrino, amministratore delegato di Decò Italia, su linkedin, proprio in merito alle recenti chiusure di Aldi, ma anche di Eataly a Verona. “Nel retail la vecchia regola della location vale sempre! E la forza di una location varia a seconda di quello che ci metti!” ha scritto il manager, sostenendo come in Italia ci siano almeno 3000 punti di vendita che potenzialmente potrebbero chiudere. Una regola, quella della giusta posizione, che vale per tutti: rimanendo sempre nel Milanese, ad esempio, a Cesano Boscone, periferia ovest, Bennet, un’insegna storicamente virtuosa nel delicato mondo degli ipermercati ormai in crisi cronica, ha annunciato la definitiva chiusura il prossimo 31 maggio del suo store all’interno del centro commerciale Porte di Milano, dove anche Auchan, ben prima della definitiva dipartita dal mercato italiano, aveva fallito, nonostante svariate riformulazioni del format e cure dimagranti della metratura.
Ce la farà Lidl, invece, ad attirare clienti e ad avere le sue solite ottime performance sul fronte delle vendite al metro quadro (più di 8.700 euro, fonte dati Osservatorio Gdo di Mediobanca), in una zona dove il reddito medio (più di 54mila euro, fonte Corriere della Sera) si alza notevolmente rispetto a quello che dovrebbe appartenere al suo cliente abituale? I discount, d’altronde, hanno cambiato pelle da tempo e la loro clientela è molto più trasversale rispetto a quando sono arrivati nel nostro Paese.