Una settimana fa a Eboli (Salerno), dove il Sono Terra Festival ha riunito agricoltori, comunicatori, artisti e pensatori, il mio lavoro mi ha portata in un contesto del tutto insolito per il settore ortofrutticolo.
Dovevo intervistare Filomena Vocca, responsabile marketing e comunicazione di Solco Maggiore, l’Op promotrice e organizzatrice dell’evento, e assistere alla prima serata del festival con la cerimonia di consegna dei Premi Solco Maggiore, giunti alla settima edizione.
Mi aspettavo la routine dell’intervista e della cerimonia, e invece mi sono ritrovata in un luogo che invita alla riflessione: la Badia di San Pietro Alli Marmi, decisamente lontana dalle solite sale congressi, capace di creare silenzio e introspezione quasi imbarazzanti per chi è abituato alla frenesia degli eventi di filiera.
Filomena Vocca
La comunità come valore
Superata la prima sensazione, c’era di più: la comunità. Ritrovarsi in una comunità diversa dai consueti incontri tra fornitori della Gdo e/o dei mercati all’ingrosso, o dai momenti creati per imprenditori attenti all’ambiente e alla società. C’era qualcosa in più.
Lì, tra i premi Solco Maggiore e le parole di imprenditori, ospiti del calibro di Arnoldo Mosca Mondadori e direttori di Op e Consorzi di tutela si è percepito questo desiderio autentico di relazioni, memoria e scambio. Ed è emerso subito in tutti i suoi risvolti il tema di questa edizione: la speranza. Speranza come atto di resistenza e scelta consapevole, nel lavoro quotidiano e nelle relazioni umane.
Come ha sottolineato più tardi il pedagogista e imprenditore sociale Johnny Dotti, troppe volte ci limitiamo a inseguire il funzionamento delle cose, senza mai approfondirne il senso, il significato.
Il settore ortofrutticolo italiano, spesso rappresentato attraverso numeri, promozioni e trend di mercato, in questi due giorni invece è stato raccontato come luogo di valori, passione e bellezza. Lo si è percepito nelle storie dei premiati, nell’emozione dei riconoscimenti e, soprattutto, nella capacità della comunità agricola di tenere insieme tenacia e armonia, anche nei momenti più difficili.
Antonio Vocca
E le parole del responsabile generale della Op Solco Maggiore, Antonio Vocca - che ha descritto la speranza materializzata un giorno d'estate di un anno fa, in un campo di meloni tra le colline del Cilento in presenza di giovani lavoratori arrivati da lontano - hanno trasmesso pienamente ciò che il festival ha voluto comunicare.
Lo scriveva anche Cesare Pavese, ne “La luna e i falò”: la speranza non è privilegio dei giovani, ma resistenza continua e spazio per nuove possibilità - per nuove lune - da coltivare a ogni età.
Due giorni di Festival
Sono Terra Festival, ideato e promosso da Solco Maggiore, ha dunque proposto due giornate di incontri, spettacoli, ricerca e degustazioni per raccontare l’agricoltura anche come forza culturale e sociale.
Al centro, il Cavolfiore della Piana del Sele Igp, valorizzato dall’intervento dell’oncologo Cesare Gridelli, e il progetto di ricerca Bio.Arch. dell’Università di Bologna (pure sostenuto da Op Solco Maggiore, ndr), dedicato alla storia del cibo e alle sue connessioni contemporanee. E, poi, le infinite connessioni, e le persone.
Durante la cerimonia inaugurale nella Badia di San Pietro Alli Marmi, infatti, sono stati consegnati i Premi Solco Maggiore a: Franco Rufolo, vicepresidente della Op Solco Maggiore (Categoria “Coltivare”); Maurizio Cattani, docente di Preistoria e Protostoria all’Università di Bologna (Categoria “Ricerca”); Leonardo Odorizzi, imprenditore de La Grande Bellezza Italiana (Categoria “Impresa”) e Raffaella Quadretti, direttrice di myfruit.it (Categoria “Comunicare”).
A sinistra, Leonardo Odorizzi de La Grande Bellezza Italiana
Ma tra tutti i messaggi che il Sono Terra Festival ci ha affidato, uno oggi più che mai resta centrale: ricostruire comunità nel settore ortofrutticolo è il gesto più rivoluzionario - e necessario - perché qui si incontrano, davvero, il senso e il significato. Oltre ogni numero.