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23 ottobre 2025

Ecco il progetto Italian agrifood technology for Africa

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È stato presentato questa mattina il progetto Italian agrifood technology for Africa promosso da Renzo Piraccini. Archiviata la lunga esperienza alla guida di Macfrut, per una diversa visione del futuro con gli azionisti di maggioranza, come lo stesso ha spiegato, Piraccini torna a guardare all’Africa e alle sue possibilità di sviluppo, sia alla luce delle dinamiche interne che per  la possibilità di attrarre investimenti.  

Difficoltà, ma soprattutto opportunità

Si tratta di un continente nel quale non mancano le contraddizioni, ma nemmeno le opportunità come stanno dimostrando già i grandi investimenti di India e Cina. Condizioni climatiche favorevoli e una buona presenza di risorse idriche lo rendono adatto alla produzione, anche alla luce delle potenzialità agricole non è ancora sfruttate a pieno nonostante il fatto che il settore agricolo assorba già più del 50% della forza lavoro.

A questo si aggiungono una popolazione in forte crescita, a cui si associa un conseguente aumento del consumo di frutta e verdura, e la constatazione che gran parte di questa viene oggi importata ne fanno, per Piraccini, un luogo strategico per l’agrifood italiano: “Ne è un esempio l'Angola: solo 4% della terra è sfruttata per il lavoro agricolo”, ha evidenziato. 

Al netto delle difficoltà del fare impresa, Piraccini guarda soprattutto al contributo che una sinergia tra imprese italiane e africane può portare in un'ottica di comune sviluppo. “Sicuramente nei prossimi anni aumenteranno gli investimenti in irrigazione, nella catena del freddo e nei sistemi di qualità. Ci sono le condizioni per attrarre l'interesse internazionale”.

Negli ultimi anni, alcuni Paesi hanno avuto un incremento del Pil dal 6 all’8%. In fase di realizzazione anche un mercato unico africano. “Tutte condizioni perché le filiere dell’ortofrutta possano trasformarsi da attività di sussistenza a vero motore di sviluppo del territorio”. 

Un esempio per tutti, la forte attenzione per i frutti tropicali che, per Piraccini, è destinata a crescere ancora generando ulteriori opportunità commerciali. 


Il progetto Italian agrifood technology for Africa

Quella africana dunque è una filiera in evoluzione che però necessita in misura importante di know-how tecnologico. E qui entra in gioco il progetto Italian agrifood technology for Africa che vuole mettere insieme una rete d’imprese italiane interessate a realizzare una partnership strategica con Paesi africani finalizzata allo sviluppo attraverso la condivisione di tecnologie per il settore ortofrutticolo, sia fresco che trasformato, e servizi collegati.

Il progetto avrà una durata di due anni e si concluderà alla fine del 2027. Tra gli aspetti principali, la conoscenza reciproca attraverso presentazioni e momenti di networking, l’individuazione di clienti, agenti e distributori per la vendita e assistenza post – vendita, considerato un elemento chiave, e la formazione con la possibilità di inserire del personale nelle aziende associate.

Il progetto è rivolto a tutte le aziende italiane dell’agrifood e dell’ortofrutta in particolare: produttori di tecnologie di campo, aziende di post-raccolta e trasformazione, del packaging e della logistica, soprattutto refrigerata, enti di formazione. 

Piraccini ha tenuto a sottolineare che, per ogni anello della filiera, ci sarà un solo interlocutore, evitando così le difficoltà di gestire imprese concorrenti. “I costi saranno contenuti, quindi supportabili anche per una media azienda”, ha aggiunto. 

Entro metà dicembre si prevede di definire i componenti della rete in modo da cominciare a lavorare alle attività fin dall’inizio del 2026 e partire a febbraio/marzo con le prime presentazioni. 

Tre gli hub strategici individuati: Dakar (Senegal) per l’Africa occidentale, Nairobi (Kenya) per l’Africa orientale e Johannesburg (Sudafrica) per la parte meridionale. Da qui si partirà per sviluppare la strategia nei Paesi limitrofi, omogenei per lingua e filiere agricole.

“Il progetto parte da una visione. Ma è importante che ci siano imprese che vogliano scommettere sullo sviluppo del business in Africa. Io intendo metterci le faccia – ha detto Piraccini che ha così spiegato la scelta di creare una società di consulenza, la Piraccini Agrifood Consulting, che possa coordinare la rete portando avanti un ragionamento su misura per le singole imprese.



Parlano gli esperti, i contributi da Nairobi e Dakar

In collegamento da Nairobi, l’agronomo e imprenditore Luca Alinovi che vive e lavora in Kenya da tanti anni, ha sottolineato la necessità di portare nel Paese tecnologia e servizi. “C’è una crescita costante di opportunità e valore. C’è ortofrutta di qualità che è sempre più guidata da tecnologie, conoscenze e interessi cinesi e indiani”, ha ribadito evidenziando come siano tanti gli ambiti in cui ancora dover lavorare, assistenza tecnica e ricambi in primis. 

“È tra i principali importatori di avocado in Europa eppure ci sono aspetti, come la qualità del packaging system o dei sistemi di stoccaggio che possono ancora da migliorare. Mancano dei fondamentali importanti. L’Italia riveste un grande interesse per Kenya su diversi aspetti dell’ortofrutta, compreso quello delle certificazioni e di tutto il percorso che permette di essere presenti sul mercato”, ha affermato. 

Difficoltà e potenzialità anche al centro dell’intervento da Dakar di Carlo Baroni, manager esperto di agritech, in Africa da una decina d’anni. “La produzione agricola in Senegal è buona parte ortofrutticola. È il Paese delle opportunità: più del 60% di terreno arabile è abbandonato, ci sono tre grandi fiumi, le falde sono a disposizione”. 

Anche qui i cinesi sono arrivati in massa e stanno facendo la parte del leone. Non mancano gli europei che hanno implementato la tecnologia e la qualità nelle loro produzioni con risultati interessanti. Si tratta soprattutto di spagnoli e olandesi, mentre sono ancora pochi gli italiani. "Le condizioni climatiche permetterebbero di produrre a grande scala, ma servono partner affidabili, strutture, organizzazione e formazione, punto di partenza di qualsiasi progetto di sviluppo. E' la parte di mondo dove si gioca la prossima partita”, ha concluso. 

Sulla possibilità di un intervento pubblico, Piraccini ha sottolineato che, in questa fase, non è previsto. “Ciò non vuol dire che non lo richiederemo. Ma la priorità ora è mettere insieme il gruppo d’imprese”.

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