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03 novembre 2025

Dalle molecole al metabolismo: cibo che fa bene alla mente

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Il XX è stato il secolo del cuore, nel XXI la priorità sarà la salute del cervello. Una priorità globale perché le  malattie cerebrali – come depressione, ansia, demenza e ictus – rappresentano oggi la principale causa di disabilità con un impatto economico che si misura in migliaia di miliardi di dollari ogni anno. 

Un problema di qualità della vita, con ampie e pesanti ricadute sul sistema di assistenza sociale e su quello sanitario e con forti ricadute sui bilanci pubblici. Una emergenza sottolineata da Stephanie Peabody - executive director, Brain Health Initiative - e Steve Magami - co-founder e chief executive officer di Fruitist - nell'articolo "Come la neuroscienza sta rimodellando il nostro modo di crescere e mangiare" pubblicato nel sito del Worl Economic Forum.

La battaglia sanitaria incrocia la filiera alimentare 

Le scelte di acquisto del cibo incidono sulla salute umana, ma secondo gli autori dell'articolo nonostante l'emergenza del tema  "i sistemi alimentari – ovvero il modo in cui produciamo, trasformiamo, distribuiamo e consumiamo il cibo – raramente prendono in considerazione il benessere cerebrale. Eppure, fattori come l’alimentazione, l’esposizione ambientale, lo stress e il contesto sociale giocano un ruolo cruciale nella salute del nostro cervello. Il problema è che questi elementi vengono spesso analizzati separatamente, senza una visione integrata".

Una sponda su cui salire per affrontare con efficacia il tema è offerta dalle neuroscienze. "Se applicate alla nutrizione, possono trasformare il modo in cui pensiamo al cibo. Non si tratta solo di nutrire il corpo, ma anche di sostenere il cervello, migliorando il benessere mentale e cognitivo"

Soprattutto in un'era dove il lavoro è sempre meno fisico e sempre più impegnativo  dal punto di vista intellettuale. Serve una presa di coscienza globale e gli autori ricordano la battaglia sposata a livello internazionale per la salute del cuore. 

"Integrare le scoperte neuroscientifiche nei sistemi alimentari significa promuovere una crescita più sana, prevenire disturbi neurologici e costruire una società più resiliente. Il cibo non è solo energia: è informazione, è prevenzione, è cura. E il cervello merita di essere al centro di questa rivoluzione".

La nutraceutica per il cervello

Da decenni si è sviluppata a livello scientifico, ma anche industriale, l'economia della nutraceutica con il cibo pensato e offerto come sostegno alla cura. Più nel dettaglio si tratta di approccio di bioeconomia circolare per la salute del cervello -  in sigla BHI Brain Health Circular Bioeconomy - che mira a integrare le neuroscienze nei sistemi alimentari ovvero dall'agricoltura fino al consumo

Questa rivoluzione viene sintetizzata dai protagonisti in una frase: "dalle molecole al metabolismo, dal suolo alla sinapsi". L'approccio sostiene la riprogettazione dei sistemi alimentari per la salute cerebrale per ottenere un triplo beneficio: economico,  sociale e sanitario.

Fin qui siamo alla teoria generale, seppure e purtroppo nutrita dai dati medici concreti,  ma qualcosa si muove nella pratica. "Brain Health Initiative (BHI) e Fruitist stanno attuando questo modello attraverso un prototipo che incorpora pratiche rigenerative, profilazione molecolare e benessere della forza lavoro. L'obiettivo è stabilire nuovi standard per l'industria alimentare che promuovano la resilienza cognitiva e la sostenibilità ambientale".

Studiare nutrienti e suolo

Come può l'approccio bioeconomico circolare integrare la neuroscienza nei sistemi alimentari? Si tratta di un percorso che parte dai nutrienti e inizia con l'identificazione dei composti protettivi nelle piante — come vitamine, flavonoidi e altri bioattivi — e li segue attraverso la lavorazione fino all'interno del corpo, dove il metabolismo li rende disponibili per sostenere la salute e la resilienza.

Anche l'agricoltura deve collegarsi al sistema nervoso. In che modo? Gli autori parlano di "suoli sani e pratiche agricole sostenibili che permettono una produzione e un consumo sicuri". In termini concreti si tratta di sposare l'agricoltura rigenerativa e, quindi, ripulire, il suolo da veleno e inquinamento.  

Una lavorazione attenta a preservare i nutrimenti per il cervello

 Dopo  suolo e nutrienti il modello proposto da Peabody  e Steve Magami  si estende alla lavorazione dove "i bioattivi rilevanti per il cervello vengono preservati". In che modo? "Accorciando le catene del freddo, elevando gli standard post-raccolta ed eliminando la lavorazione non necessaria. In questo modo, le pratiche agricole sono direttamente collegate alla funzione cerebrale".

Non si tratta solo di indicazioni concrete, ma di un approccio integrale dove c'è posto anche per investire nel benessere della forza lavoro e della comunità. "La neuroscienza viene integrata anche a livello umano attraverso la prioritizzazione del benessere della forza lavoro e della comunità. Vengono utilizzati strumenti come lo screener BHI Brain Health Vital Signs (BHVS) e indagini per identificare i fattori protettivi e di rischio per la malattia cerebrale". 


Bioeconomia

La chiusura del ciclo coinvolge il consumatore. Con indicazioni pratiche: "L'utilizzo di etichettature basate sull'evidenza, imballaggi affidabili ed educazione accessibile autorizza le famiglie a fare scelte deliberate che rafforzano la loro salute cerebrale e proteggono la salute del pianeta".

Il discorso non è semplice ma ci sono esempi concreti, casi di studio, a cui ispirarsi. "La Brain Health Circular Bioeconomy trae le sue origini da una piccola azienda agricola comunitaria, dove Ed Chiles e il suo team della Gamble Creek Farm, nella contea di Manatee, in Florida, hanno avviato pratiche sostenibili e rigenerative, trasformando un esperimento locale in un modello globale per il miglioramento della salute del cervello".

Su questo solco sta investendo Fruitist che oltre al benessere medico e sociale non perde di vista quello economico: "Le aziende che misurano e commercializzano pratiche salutari per il cervello possono ottenere un posizionamento premium". Il perimetro non è del tutto chiaro, c'è da lavorare ma è un percorso che sta interessando molto imprese che pensano al futuro dove cresceranno le esigenze benefiche anche per il cervello. 

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