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Alluvione in Emilia Romagna, il settore chiede misure urgenti

Inizia la conta dei danni e la filiera ortofrutticola risulta pesantemente colpita

Comparto agricolo in ginocchio, trasporto persone e merci in difficoltà, cooperative industriali e cantieri fermi, servizi residenziali evacuati nelle cooperative sociali, danni alle spiagge già allestite per la stagione turistica, pesca in difficoltà per il maltempo e i detriti. E’ il devastante scenario in cui è piombata l’Emilia Romagna in seguito alle piogge e frane che si sono abbattute senza sosta negli ultimi giorni. Il settore agricolo in generale, e quello ortofrutticolo in particolare, chiede risposte urgenti.

Italia Ortofrutta, Velardo: “Il mondo organizzato è pronto a fare la sua parte”

“Quello che occorre adesso è un intervento immediato per permettere al settore agricolo di riparare i danni e ripartire. Ogni minuto è importante”. Così Gennaro Velardo, presidente dell’Unione nazionale Italia Ortofrutta, si rivolge al Governo, sollecitando misure che possano incentivare l’arrivo  degli aiuti nel minor tempo possibile alle comunità dell’Emilia Romagna colpite dal maltempo.

I danni per le attività agricole crescono di ora in ora – prosegue Velardo – per questo motivo anche Italia Ortofrutta ritiene indispensabile che vi sia una gestione snella dell’emergenza, anche con la nomina di un commissario alla ricostruzione se necessario”.

“A eventi eccezionali si risponde con misure straordinarie – aggiunge Velardo – e l’Unione nazionale Italia Ortofrutta è pronta a dare tutto il supporto necessario affinché si possa portare il sostegno necessario alle filiere ortofrutticole del territorio colpito”.

Confagricoltura: “Almeno 10 milioni di piante da frutto da estirpare”

Confagricoltura Emilia Romagna inizia a scrivere i numeri del disastro nel cratere colpito dall’alluvione. Stiamo parlando di almeno dieci milioni di piante da frutto da estirpare – in particolare peschi e kiwi i più sensibili al ristagno idrico ma anche albicocchi – lungo l’arteria sommersa d’acqua che lega Bologna a Rimini, fino a sfiorare in parte il territorio ferrarese; non sono incluse le colture arboree distrutte dalle frane o trascinate a valle dalla furia del fango, nelle aree collinari e pedemontane. Ma il peggio deve essere ancora calcolato perché, nelle prossime settimane, rischia l’espianto un numero quattro-cinque volte maggiore: oltre 40 milioni circa di alberi da frutto delle specie più resistenti e robuste tra cui melo, pero, susino, ciliegio, olivo e vite. 

“Si è aperta una voragine socio-economica e ambientale – commenta Confagricoltura Emilia Romagna – Occorrono non meno di 40-50mila euro a ettaro per reimpiantare un frutteto o un vigneto e diversi anni per arrivare alla piena produzione, fermo restando – tra gli aspetti da evidenziare – che è quasi impossibile reperire sul mercato un quantitativo così alto di piantine. Nel frattempo è già partita la gara di solidarietà tra agricoltori per portare soccorso e salvare il salvabile nei campi. Le sedi di Confagricoltura – non solo quelle regionali – sono pronte a inviarci volontari, tecnici e agronomi, ma anche mezzi di trasporto, attrezzature, viveri e mangimi”.

Poi l’appello: “La priorità è intervenire celermente, assistere gli agricoltori isolati, alleggerire il lavoro di chi sta cercando disperatamente di limitare il danno nei magazzini e negli stabilimenti di lavorazione, nelle stalle, nelle serre e nei vivai. Serve ogni tipo di aiuto: generi alimentari dove scarseggiano, viveri nei paesi irraggiungibili perché le strade sono sbarrate o sventrate dagli smottamenti; mangimi e foraggi per il bestiame; escavatori e idropulitrici per le varie operazioni di pulizia e ripristino”.

Sarà a Ravenna il centro operativo per la macchina dei soccorsi, con l’obiettivo di non fare mai mancare il supporto ad agricoltori e imprese. L’emergenza è senza fine. Confagricoltura Ravenna si occuperà dell’organizzazione e del coordinamento logistico, con centri di raccolta e squadre d’intervento. 

Coldiretti: “Oltre mille aziende colpite, parte la raccolta fondi”

L’alluvione ha devastato oltre 5mila aziende agricole e allevamenti in una delle aree più agricole del Paese con una produzione lorda vendibile della Romagna pari a circa 1,5 miliardi all’anno che si moltiplica lungo la filiera grazie a un indotto di avanguardia, privato e cooperativo, nella trasformazione e distribuzione alimentare che è stato fortemente compromesso. È quanto emerge dal primo monitoraggio di Coldiretti Emilia Romagna sugli effetti del maltempo dal quale emerge che ai danni sulla produzione agricola si aggiungono quelli alle strutture come gli impianti dei frutteti, le serre, gli edifici rurali, le stalle, i macchinari e le attrezzature perse senza contare la necessità di bonificare i terreni e ripristinare la viabilità nelle aree rurali. 

“Sono oltre mille le aziende agricole che rischiano di scomparire con i terreni segnati da frane e smottamenti ma a preoccupare – sottolinea Coldiretti regionale – sono anche i danni alle infrastrutture con strade interrotte e ponti abbattuti, con difficoltà a garantire acqua e cibo agli animali isolati per le interruzioni nel sistema viario”.

“L’alluvione ha invaso i campi con la perdita di almeno 400 milioni di chili di grano nei terreni allagati dell’Emilia Romagna, dove si ottiene circa un terzo del grano tenero nazionale, in un contesto internazionale particolarmente difficile. Ma l’esondazione ha sommerso – continua Coldiretti – anche i frutteti soffocando le radici degli alberi fino a farle marcire con la necessità di espiantare e poi reimpiantare almeno 15 milioni di piante tra pesche, nettarine, kiwi, albicocche, pere, susine, mele, kaki e ciliegi. Ma preoccupante è la situazione anche per i 250mila bovini, maiali, pecore e capre allevati nelle stalle della Romagna alluvionata dove si contano anche circa 400 allevamenti avicoli, tra polli, galline da uova e tacchini, dove secondo la Coldiretti regionale si evidenziano purtroppo diverse situazioni di criticità con migliaia di animali morti e affogati”. 

Nelle aree colpite, secondo la Coldiretti regionale, sono a rischio nell’intera filiera almeno 50mila posti di lavoro tra agricoltori e lavoratori dipendenti nelle campagne, nelle industrie e nelle cooperative di lavorazione e trasformazione.

La Federazione Regionale di Coldiretti ha dato il via all’iniziativa di solidarietà Salviamo le nostre campagne. Iban: IT 55 U 02008 02480 000106765286, intestato a Federazione Regionale Coldiretti Emilia Romagna con causale alluvione Emilia-Romagna 2023. 

Legacoop: “Serve una legge speciale urgente”

In un momento in cui gli effetti devastanti delle alluvioni che hanno colpito la Romagna nelle giornate del 2, 3, 4 e poi 16, 17 e 18 maggio, non sono ancora esattamente quantificabili, Legacoop Romagna è già nelle condizioni di affermare che le cooperative interessate dal maltempo sono oltre un centinaio. Si tratta di imprese che operano nei settori dell’agroalimentare, servizi, costruzioni, industria, trasporti e logistica, sociale, culturale, turismo, pesca e grande distribuzione organizzata.

Cooperative che nel 2021 – i bilanci 2022 sono in corso di approvazione – avevano sviluppato un valore della produzione di oltre cinque miliardi, associando 271.600 soci e impiegando oltre 20mila lavoratori.

Il comparto agricolo è ormai in ginocchio in tutte le sue filiere, dall‘ortofrutta, alle sementi, al settore vitivinicolo, con impatti che si estendono dalla produzione, alla lavorazione e trasformazione. Le prime stime, in aggiornamento, lasciano già intravedere un crollo delle produzioni estive e autunnali, con conseguenze molto pesanti non solo sui soci produttori ma anche sull’occupazione, a partire da quella stagionale.

Fra gli esempi più significativi del disastro economico provocato all’agricoltura, gli oltre 6mila ettari completamente e ripetutamente allagati delle cooperative braccianti del ravennate, che hanno perso la grande parte delle relative produzioni.

Danni ingenti ed erosioni alle spiagge, già allestite per la stagione turistica, si registrano indistintamente su tutta la riviera romagnola, anche se, per fortuna, la stagione turistica non è in alcun modo a rischio ed anzi sono già iniziate le operazioni di ripristino. Diverse, soprattutto nella bassa Romagna, sono le cooperative industriali che, avendo subito allagamenti, hanno forzatamente, prima fermato e poi diminuito la produzione. Allagati e fermi i cantieri edili del cesenate, forlivese e ravennate. Allagamenti ed evacuazioni hanno interessato, purtroppo, anche i servizi residenziali di diverse cooperative sociali. I danni alle infrastrutture, gravissimi soprattutto nelle aree collinari e la chiusura di decine di arterie viarie allagate, stanno ancora impedendo a un numero significativo di lavoratori di raggiungere i luoghi di lavoro e rendono difficili i trasporti di merci, con danni gravissimi, in particolare, per l’approvvigionamento della Gdo. Ma in questo caso, la disponibilità dei soci e dei dipendenti di Coop Alleanza 3.0 e di Conad, oltre all’ottima collaborazione con le prefetture di Ravenna e Forlì-Cesena, ha consentito di ridurre un impatto sugli scaffali dei supermercati, che altrimenti avrebbe avuto un impatto ben più pesante sui cittadini. A questo si aggiungano i fermi di attività legati al maltempo, ad iniziare dal comparto della pesca, che segnala però un’esigenza di pulizia del mare da tronchi e rifiuti affluiti con le esondazioni, che non ha eguali. “Questa prima valutazione ci porta ad identificare fra le imprese coinvolte, 39 cooperative di Forlì-Cesena, 51 di Ravenna e 12 di Rimini”, spiegaLegacoop Romagna che torna a chiedere l’emanazione di una legge speciale di sostegno ai territori colpiti, che abbia le caratteristiche della massima urgenza, partendo dalla evidenza incontrovertibile che la Romagna sia stata colpita da una calamità naturale di portata eccezionale e storica.

Servirà inoltre che, superata la prima fase emergenziale ancora in atto e conclusa la rilevazione e la stima dei danni, si dia attuazione, ricorrendo a nuovi strumenti di programmazione e pianificazioni anche straordinari – ivi compresa una urgente riconversione dei fondi non utilizzati o non ancora programmati del Pnrr a un Piano per la ricostruzione, la manutenzione e la messa in sicurezza del territorio, a contrasto del dissesto idrogeologico, con particolare riferimento alle frane e al reticolo idrografico.

Fonte: Italia Ortofrutta – Coldiretti – Confagricoltura – Legacoop 

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