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Frutta a guscio ed essiccata

Castagne: si va verso un’iper produzione

Ivo Poli: “La situazione è molto buona in tutta Italia. Resta però anche qualche problema da risolvere, come la tutela dell’origine”

Alla vigilia della campagna 2022, sono decisamente positive le previsioni che arrivano dal comparto castanicolo. A livello di produzione, infatti, dovrebbe esserci un vero e proprio boom, seppure con calibri mediamente inferiori rispetto alla norma a causa della grande siccità dell’estate. Rimangono sul tavolo, però, anche diverse questioni da risolvere, a partire dalla tutela del prodotto nazionale.

A fare il punto della situazione è Ivo Poli, presidente dell’Associazione nazionale Città del Castagno, che spiega: “Quest’anno sembra che sia stato contraddetto il vecchio proverbio Annata di uva, non annata di castagna. Il 2022, infatti, dovrebbe essere soddisfacente sia per il vino, sia per le castagne. Dalle informazioni che abbiamo, la raccolta inizierà leggermente in ritardo, poiché le alte temperature dell’estate hanno provocato un po’ di sofferenza alle piante. Quando fa molto caldo, infatti, i ricci rallentano il loro sviluppo e cadono più tardi. Inoltre, probabilmente faticheranno a fare tre castagne per riccio, magari ce ne saranno soltanto due, e i calibri dovrebbero essere inferiori alla norma. In ogni caso, ci aspettiamo una buona annata in tutta Italia. Anche dal punto di vista commerciale le cose potrebbero mettersi bene. Se saranno organizzate tutte le sagre delle castagne che normalmente sono programmate lungo tutta la Penisola, circa il 50% del prodotto fresco viene assorbito da questi eventi”.

Ma restano sul tavolo alcuni problemi. “Una questione – specifica Poli – è la tutela del prodotto nazionale. In assenza di denominazioni di origine Dop o Igp, ci sono alcune varietà tipiche del territorio nazionale che vengono prodotte all’estero, poi commercializzate magari anche sul mercato interno come prodotto nazionale. Insomma, manca ancora chiarezza in questo senso. Teniamo anche presente, del resto, che nel mondo l’Italia è il secondo paese a livello di export di castagne e marroni (per i quali pesano molto i prodotti trasformati), ma è anche quello che importa circa il 50% della materia prima dall’estero”.

Un altro problema riguarda il comparto castanicolo sul lungo periodo. “In futuro – spiega Poli – potremmo trovarci in una situazione di iper produzione di castagne, ora che diversi paesi, tra cui Cile, Germania, Austria, Albania, ma anche la stessa Italia, stanno facendo diversi impianti di ibridi giapponesi. Si tratta di prodotti particolarmente adatti alla trasformazione, perché di dimensioni molto grandi ma di scarso sapore. Per cui, da tutto questo l’Italia può difendersi soltanto puntando sulla qualità delle proprie produzioni tradizionali”.

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