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Pistacchi, gli operatori guardano alla Cina

I draghi mangiano pistacchi? Tanti operatori del settore sono pronti a scommettere di sì. La Cina, altrimenti nota come il Paese dei draghi, è stata infatti uno dei temi centrali al recente convegno World Nut & Dried Fruit Congress” di Budapest, organizzato da INC. Secondo i dati elaborati da InterChina, nel 2020 la classe media cinese sarà quasi raddoppiata rispetto a oggi, arrivando a 600 milioni di persone. Nel breve – medio termine, questo dato potrebbe rivelarsi molto interessante per gli operatori del settore, dal momento tra l’altro che la Cina non è un grande produttore di pistacchi (5.000 tonnellate nel 2010/2011), anche se il trend è in aumento (6.000 tonnellate sono previste per la prossima stagione). Il 2011/2012, secondo gli analisti, dovrebbe segnare anche il superamento nella produzione iraniana su quella statunitense. Se infatti nel 2010/2011 il Paese mediorientale ha fatto segnare un totale di 205.000 tonnellate, per la prossima stagione ne sono attese 244.000. Inversa la tendenza americana, che dovrebbe passare 257.800 tonnellate a 239.100. Al terzo posto mondiale si confermerà sempre la Turchia, seppure con un consistente calo: da 114.000 a 98.800 tonnellate. A livello globale, la produzione salirà comunque da 556.550 a 589.500 tonnellate.

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