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Eventi e Fiere

Irrigazione, a Macfrut Digital segnali dal futuro (prossimo)

Nasi elettronici, sensori intelligenti e detector al centro della rivoluzione. Caselli (Cidea): “La tecnologia alla portata di tutti”

Si è parlato di ottimizzazione della risorsa idrica, di riutilizzo delle acque reflue a scopo irriguo, dell’importanza dell’acqua in una Regione quale è l’Emilia Romagna, così vocata dal punto di vista agricolo. E si è parlato soprattutto di nuove tecnologie al forum “Irrigazione: tra sostenibilità e innovazione” programmato nella giornata di ieri di Macfrut Digital.

“Desideriamo accompagnare l’agricoltura in un’era moderna – ha esordito Francesco Vincenzi, presidente di Anbi (Associazione nazionale bonifiche irrigazioni e miglioramenti fondiari) – che tenga conto della sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Nel più breve tempo possibile dobbiamo fare in modo che tutte le tecniche di innovazione e di risparmio idrico arrivino nelle aziende agricole, le quali sono già pronte ad affrontare il futuro“.

La tecnologia alla portata di tutti

Durante il forum sono state presentate le ultime innovazioni in tema di irrigazione messe a punto ad Acquacampus, il centro sperimentale e laboratorio di ricerca del Canale emiliano romagnolo (Cer): “Qui – ha spiegato il direttore Paolo Mannini – studiamo non solo le tecnologie più innovative di irrigazione, ma anche gli aspetti agronomici e fisiologici delle colture: lo scopo è individuare il momento ottimale di intervento irriguo di ogni coltura, al fine di ottenere il massimo della produzione, con la migliore qualità, con il minimo quantitativo d’acqua”.

“Lo scopo delle nostre ricerche – ha raccontato Stefano Caselli, Cidea (Centro interdipartimentale per l’energia e l’ambiente, Università di Parma) – è fare in modo che le tecnologie non siano solamente a disposizione di qualche imprenditore agricolo, ma che siano diffuse e disponibili a tutti gli agricoltori della Regione Emilia Romagna: il risparmio idrico e l’ottimizzazione della risorsa sono un obiettivo raggiungibile solo se l’irrigazione di precisione diventa una pratica utilizzata da tutti”.

Il detector che rileva l’acqua e il naso elettronico che scopre gli stress

“All’Acquacampus abbiamo installato un detector per effettuare delle misure del contenuto idrico del suolo – ha spiegato Matteo Alberi, dell’Università di Ferrara – In pratica, misuriamo la radioattività presente nel terreno, dalla quale si deduce il contenuto idrico”. Il sistema, a quanto riferito dal ricercatore, è semplice e autonomo: una volta che l’agricoltore lo installa nei suoi terreni, può ricevere su un device a sua scelta, in tempo reale, informazioni precise circa il contenuto di acqua nel suolo e dunque programmare l’irrigazione.

Un’altra tecnologia facile da usare e alla portata di tutti è quella illustrata da Barbara Fabbri, dell’Università di Ferrara. Si tratta di un naso elettronico, che permette di monitorare i gas emessi da una coltura. In particolare, viene monitorato l’etilene, in quanto indice dello stato di maturazione dei prodotti agricoli: “Il monitoraggio dei gas – ha puntualizzato – aiuta a individuare eventuali stress idrici, il che permette di irrigare solo se serve, risparmiando così acqua e riducendo i costi”.

 

I sensori elettrochimici e quelli multi-spettrali

Filippo Vurro del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) di Parma ha raccontato invece del sensore elettrochimico bio-compatibile in grado di monitorare, in continuo e in tempo reale, lo stato fisiologico della pianta dal suo interno: “Il sensore viene introdotto nello stelo della pianta e collegato a delle centraline di lettura che si trovano in campo e che sono alimentate da pannelli fotovoltaici. Un server elabora real time i dati e dà indicazioni sullo stato di salute della coltura, permettendo così all’agricoltore di provvedere con interventi mirati”.

Utilizza invece sensori multi-spettrali montanti su droni, l’innovazione presentata da Michele Croci, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza: “Indaghiamo le proprietà biofisiche di una coltura – ha raccontato – in modo da individuare i fabbisogni irrigui e, quindi, intervenire solo se necessario”.

Il frutteto del futuro

A Luca Corelli Grappadelli, ordinario dell’Università di Bologna, il compito di illustrare un frutteto ad alto tasso tecnologico: “Le tecnologie permettono oggi di raggiungere obiettivi ambiziosi – ha esordito – quali la diminuzione del consumo idrico, l’abbattimento dell’impronta di carbonio del frutteto, la diminuzione dei volumi di agrofarmaci impiegati, senza però pregiudicare la qualità e la quantità delle produzioni”.

Nel frutteto illustrato dal professore, una rete anti-cimice, una copertura anti-pioggia –  che ha anche lo scopo di ridurre la quantità di luce diretta sulle foglie – e gli aspersori pulsati (non ancora disponibili in Italia) il cui scopo è proteggere le piante dai parassiti: “Sono impianti che, così concepiti, permettono tempestività di applicazione dei fitofarmaci e risparmio idrico, fino al 50%”.

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