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Biologico

L’Italia celebra la prima giornata del biologico

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Autore Redazione

Da agricoltura di nicchia a strumento al centro delle politiche agroalimentari europee. I commenti degli stakeholder

Il biologico ha una giornata europea dedicata, che si festeggerà ogni anno il 23 settembre. Promossa da Ifoam Oe, è stata istituita dalla Commissione europea per celebrare il settore, sensibilizzare sulle caratteristiche e sui benefici del bio e per valutare i progressi della transizione agroecologica verso l’obiettivo del raggiungimento del 25% di superficie coltivata a biologico entro il 2030.

Una data pensata

La data non è casuale, come ha spiegato Janusz Wojciechowski, commissario Ue per l’agricoltura, il 23 settembre è stato scelto perché coincide con l’equinozio d’autunno, il momento in cui giorno e notte hanno indicativamente la stessa lunghezza, ricordando in questo modo l’equilibrio indispensabile quando si lavora con la natura.

L’Italia si è unita ai festeggiamenti europei per questa importante ricorrenza, con l’organizzazione di un evento promosso da FederBio e il Comune di Bologna in collaborazione con AssoBio, istituzioni nazionali e locali, Nomisma e BolognaFiere. Si tratta di un’iniziativa realizzata nell’ambito del progetto Being Organic in Eu promosso da FederBio in collaborazione con Naturland e cofinanziato dall’Unione europea ai sensi del Regolamento Eu n.1144/2014.

Fotografia positiva, ma frenano i consumi

In un contesto economico in continuo mutamento, fortemente condizionato dalle emergenze alimentari, energetiche e climatiche, la fotografia del biologico è comunque positiva. L’Italia si conferma tra i paesi leader in Eu come quota di sau bio coltivata sul totale (17,4%), numero di operatori 86.144 in aumento del 5,4% rispetto al 2021, e come export (3,4 miliardinel 2022, +16% rispetto al 2021). Il punto di attenzione su cui le associazioni si sono confrontate riguarda la stagnazione dei consumi domestici che vanno rilanciati coerentemente ai rinnovati bisogni di aumento delle produzioni e per mantenere in equilibrio domanda e offerta di bio.

Il monitoraggio realizzato da Nomisma sui consumi biologici conferma una lieve frenata dei consumi domestici (3,9 miliardi, -0,8% a valore rispetto al 2021), a fronte di un forte balzo di quelli fuori casa (+53%) che si affermano come driver di crescita per l’intero settore. La diffusa presenza del biologico è il vero punto di forza della categoria (il bio è presente sulle tavole di 23 milioni di italiani) ma la spesa pro capite in Italia resta ancora bassa (64 euro all’anno) soprattutto se paragonata a Germania (180 euro), Francia (188) e Danimarca (383).

FederBio: “Serve un nuovo paradigma”

“La giornata europea del biologico è un momento importante per celebrare il settore che in 30 anni è passato da elemento di nicchia a motore di rilancio dell’intero comparto agroalimentare, al centro delle politiche green europee. Le ultime catastrofi che hanno colpito in questi giorni il nostro Paese ci ricordano che non abbiamo più tempo. Serve l’adozione di un nuovo paradigma di produzione agroalimentare basato sulla transizione agroecologica, che contribuisca a contrastare efficacemente la deriva climatica tutelando la biodiversità, l’ambiente e la fertilità del suolo. Ci uniamo quindi all’appello dei ragazzi di Fridays for Future e degli ecologisti, che chiedono agli agricoltori di aderire alla loro lotta per il clima. Il biologico rappresenta una risposta concreta per affrontare le sfide future perché assicura resilienza e sostenibilità, contribuendo a mitigare i cambiamenti climatici. Ma non è tutto, i terreni coltivati a biologico tendono a trattenere maggiori quantitativi d’acqua, diventando una forma di protezione in caso di siccità e inondazioni”, sottolinea Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio.

AssoBio: “No ai passi indietro”

“In questa importante giornata celebriamo l’Italia del biologico: paese di buoni produttori (con il 17% circa dei terreni, rispetto alla media Eu che è ferma al 9%), bravi esportatori (+16%), primi al mondo alla pari con gli Stati Uniti, ma possiamo migliorare dal punto di vista dei consumi cresciuti di un solo +5% con una buona spinta del comparto fuori casa. Formazione, comunicazione e ricerca saranno al centro delle nostre azioni per favorire lo sviluppo del settore. È proprio in questa occasione che abbiamo il piacere di lanciare La settimana del bio che si svolgerà in primavera e che coinvolgerà tutte le catene della grande distribuzione e dello specializzato, insieme al mondo della ristorazione. In coerenza con questo, ci auguriamo che venga creata al più presto una piattaforma di tracciabilità validata dal ministero delle Politiche agricole in modo da rendere trasparente, anche al consumatore, il percorso dei prodotti biologici dal campo alla tavola. Le emergenze e la guerra non possono essere un pretesto per fare clamorosi passi indietro e allontanarci dal percorso virtuoso che abbiamo costruito finora”, afferma il presidente di AssoBio, Roberto Zanoni.

Nomisma: “Chiarimenti al consumatore”

“Conoscere i benefici per la salute, comprendere il contributo di sostenibilità ambientale e sociale del biologico o capire in modo semplice e concreto le differenze rispetto al convenzionale; sono questi i tre ambiti su cui il consumatore chiede più informazioni e chiarimenti. La scuola è inoltre il luogo ideale per porre le basi di una corretta educazione alimentare: le indagini Nomisma segnalano che l’80% dei genitori ritiene decisivi i meccanismi di apprendimento scolastico in ambito di nutrizione”, dichiara Silvia Zucconi, responsabile market intelligence & consumer insight Nomisma.

Alleanza Cooperative: “Fare leva sulla promozione”

“Per accrescere il peso dei prodotti agroalimentari biologici nel mercato interno la comunicazione rappresenta una leva fondamentale. Occorre raggiungere e informare quell’ampia platea di consumatori interessati al metodo di coltivazione biologico e che hanno bisogno di approfondirne la conoscenza: secondo gli ultimi dati, l’89% delle famiglie italiane ha acquistato bio almeno una volta. Per questo bisogna procedere al più presto con campagne di comunicazione rivolte in particolare alle famiglie, ma anche ai giovani, per i quali la salute e la tutela dell’ambiente sono fondamentali, ed a tutti coloro che, per mancanza di conoscenza o per scetticismo, non hanno ancora mai comprato bio. Le istituzioni hanno quindi il compito di sostenere la domanda con campagne di promozione tese aumentare e rafforzare la considerazione da parte del consumatore verso l’agricoltura biologica e le sue caratteristiche”. È l’appello di Francesco Torriani, coordinatore del settore biologico di Alleanza cooperative agroalimentari.

“L’Alleanza cooperative ha da poco lanciato cinque priorità per sostenere il settore, ma non c’è dubbio che, in un momento difficile come quello attuale per le imprese, la promozione è la spinta che serve – prosegue Torriani – Lo dimostra il monitoraggio realizzato da Nomisma per l’Osservatorio Sana 2022 che ha fatto emergere in modo chiaro alcune aree di lavoro fondamentali per incrementare la conoscenza, la consapevolezza e l’interesse verso il comparto del biologico. Quasi sei consumatori su dieci vorrebbero avere informazioni più dettagliate sulle caratteristiche, sul metodo di produzione e sui valori nutrizionali degli alimenti biologici: nello specifico, il 58% vuole saperne di più sui benefici che il prodotto può apportare a dieta e salute; la stessa percentuale chiede anche ulteriori dettagli sulla distintività del biologico rispetto al convenzionale. Più di sei consumatori su dieci, inoltre, vogliono avere informazioni più dettagliate sul contributo alla sostenibilità (ambientale, sociale ed economica) legate al metodo biologico”.

Aiab: “Il bio è il futuro per la transizione ecologica”

“L’Italia, ad oggi, può ancora considerarsi un Paese leader del settore biologico, con oltre 2 mln di ettari coltivati (il 17% del totale) e con oltre 76mila aziende agricole. È innegabile, però, che soprattutto per quanto riguarda i dati di spesa, stiamo perdendo terreno con il resto dei Paesi europei. Da noi vengono spesi ogni anno poco più di 3 milioni di euro per l’acquisto di prodotti Bio, mentre in Germania, ad esempio, quasi 15 milioni. Per questo abbiamo scelto questa data, Giornata Europea del Bio, per convocare la Conferenza Nazionale del Bio, un appuntamento che diventerà annuale è che spero possa servire concretamente a spronare gli attori del settore a creare le condizioni per cui il nuovo Governo possa essere operativo nel minor tempo possibile, così da procedere efficacemente nell’attuazione di precise strategie di sviluppo del settore biologico italiano. L’agricoltura biologica rappresenta, d’altronde, un metodo produttivo di importanza strategica per la transizione ecologica nazionale”, argomenta Giuseppe Romano, presidente di Aiab (Associazione italiana agricoltura biologica.

“Se parliamo di agricoltura biologica – aggiunge – non si può che partire dall’Ue. Nel 2022 abbiamo festeggiato i 30 anni di biologico regolamentato, un settore nato e cresciuto con il patrocinio dell’Europa. La strategia comunitaria prevede il raggiungimento della neutralità climatica nel 2050 ed è ampiamente diffusa la conoscenza degli impegni dell’agricoltura in questa direzione con gli obiettivi del Farm To Fork. Nel Piano Strategico nazionale, come biologico abbiamo ottenuto ottimi risultati sia in termini di risorse sia per il target fissato al 25% di sau già nel 2027 per l’Italia. Questa posizione è stata fortemente voluta dalle Associazioni del bio in sede di discussione, ed ha posto un obiettivo ambizioso, sfidante ma non impossibile. Non impossibile se agiamo come Sistema del biologico se mettiamo in rete tutte le occasioni offerte da questo momento inconsueto, con a disposizione le risorse della Pac, del Pnrr e della Legge del bio, che ci vede protagonisti nella definizione dell’agroalimentare del futuro. Oggi è poi impossibile non evidenziare come l’agricoltura biologica sia molto meno energivora del convenzionale e che porta con sé dei valori legati alla tutela dell’ambiente. Il bio, infatti, è una certificazione di processo e non di prodotto, ed è ciò che lo contraddistingue rispetto alle molteplici etichette di sostenibilità e prodotto a residuo 0 che si stanno ponendo come competitor, nonostante non ci sia alcuna norma ufficiale a supporto”.

Fonte: Federbio – Alleanza Cooperative – Aiab

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