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Prodotti

Mela Qui. Gullino punta sulle mele rosse, dolci e “libere”

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Giovanni Gullino, amministratore dell’omonima azienda piemontese, ci illustra il nuovo progetto dedicato alle mele con varietà resistenti alla ticchiolatura

Non solo kiwi, ma anche mele: rosse, dolci, basse di acidità, resistenti naturalmente alla ticchiolatura e quindi ecosostenibili e libere nel loro utilizzo (non Club). Ci crede fortemente Giovanni Gullino al nuovo progetto dedicato alle mele, ribattezzato “Mela Qui“, non a caso in bella evidenza all’interno dello stand dell’azienda piemontese al Macfrut di Rimini.

Il nome? “Vuole indicare che siamo qui, in Italia, con una precisa identità territoriale” ci spiega. Per ora le mele per l’azienda rappresentano, a seconda delle annate, tra il 30 e il 40% della produzione complessiva, ma l’obiettivo è quello di arrivare al 50% tra biologiche e convenzionali.

All’interno del nuovo marchio ombrello Mela Qui rientrano le varietà resistenti alla ticchiolatura, tutte con elevato grado brix e bassa acidità: 5 varietà – Crispina (Crimson Crisp®), Rossana (Inored Story®), Dolcina (Fujon), Mandy (Mandy® Inolov), Dalila (Dalinette) – “ma ne stiamo provando in totale 13” continua Giovanni Gullino. “Sono tutte mele libere, non club quindi. Nonostante questo difenderemo il prezzo con opportune politiche commerciali. Daranno un reddito soddisfacente a chi le produce” aspetto, naturalmente, fondamentale.

GiovanniGullino_MelaQui

È piaciuto il progetto ai produttori? “Molto – ci dice ancora Gullino -. Per altro sono varietà che conoscono già, solo che non sono state mai promosse a dovere, e sarà quello che faremo”. Per questa campagna i quantitativi saranno bassi, nel 2018 si passerà ad avere una linea più completa e, nel 2019, si comincia a fare sul serio con l’obiettivo di arrivare a 10mila tonnellate a marchio Mela Qui. “Verranno commercializzate in Italia principalmente attraverso il canale della Gdo, anche se è comunque un progetto di respiro europeo”. Sono tutte coltivate su terreni in provincia di Cuneo e Torino, tra i 300 e i 700 metri di altitudine, “ma stiamo facendo esperimenti anche nel canavese in pianura”.

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