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Retail

La saga Caprotti-Esselunga giunge al capitolo finale

Esselunga Papiniano Milano

Giuseppe e Violetta Caprotti, detentori del 30% delle azioni della holding Supermarkets Italiani, liquidati con 1,830 miliardi. L’insegna ora tutta nelle mani di Giuliana Albera e Marina Caprotti

È stata spesso definita una telenovela e certo non sono mancati colpi di scena e puntate da ricordare. Sicuramente, quella dei Caprotti è, o probabilmente è stata, una della saghe più importanti all’interno del mondo imprenditoriale italiano, e non solo della grande distribuzione. Ora, però, sembra arrivata la parola fine a vicende che, con ancora in vita il patron Bernardo Caprotti, sono iniziate quasi 10 anni fa se consideriamo i tanti tasselli che hanno visto spesso, uno contro l’altro, i protagonisti di questa famiglia.

Nella foto, in alto Giuseppe e Violetta Caprotti, in basso il padre Bernardo Caprotti

Nella foto, in alto Giuseppe e Violetta Caprotti, in basso il padre Bernardo Caprotti

Gli azionisti di maggioranza di Supermarkets Italiani Spa, la holding che detiene le redini dell’insegna Esselunga, liquideranno con 1,83 miliardi di euro gli azionisti di minoranza e detentori del 30% del capitale. Questo quanto stabilito il 20 marzo 2020 dal procedimento di arbitraggio. Da una parte Giuliana Albera Caprotti e Marina Sylvia Caprotti, rispettivamente seconda moglie e figlia di Bernardo Caprotti e detentrici del 70% della holding proprietaria dell’insegna più famosa del retail italiano e da sempre ambita da grossi gruppi internazionali, dall’altra Giuseppe e Violetta Caprotti, figli di primo letto, come si usa dire in questi casi.

Il cosiddetto closing dell’operazione di acquisizione è previsto per il 27 aprile 2020, data a partire dalla quale inizierà quella che si configura come una vera e propria fase due per Esselunga. Per arrivare alla cifra stabilita, l’operazione messa in piedi vede le due detentrici della maggioranza delle azioni corrispondere 100 milioni di tasca propria “per pagare i costi finanziari” dell’operazione, 435 milioni con la cessione a un investitore finanziario del 32,5% del capitale di La Villata Spa – il restante 67,5% di La Villata è detenuta direttamente da Esselunga –  e infine i restanti 1,312 milioni arriveranno da un prestito da parte di istituti bancari, italiani ed esteri, che alla fine verranno restituiti dalla stessa Esselunga, che a sua volta si fonderà con le controllanti che in questo momento hanno liquidato i soci di minoranza.  Niente di cui preoccuparsi, considerando che, come sottolinea la nota ufficiale,  al 31 dicembre scorso Esselunga “riportava disponibilità liquide e mezzi equivalenti per un ammontare pari a Euro 1.139 milioni”.

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Giuliana Albera e Marina Caprotti, con Bernardo Caprotti. Credit foto: Dagospia

Insomma, tutto e bene quel che finisce bene, sembra. Giuseppe a Violetta Caprotti  ottengono una cifra considerata congrua al valore di Esselunga, stimato in poco più di 6 miliardi di euro, Giuliana a Marina Caprotti mantengono internamente le redini di un colosso che poteva rischiare di avere un socio esterno se le cose fossero andate diversamente.

“Siamo orgogliose di poter continuare il nostro impegno personale per lo sviluppo e il successo di Esselunga e abbiamo grande fiducia nel team dirigenziale e in tutte le persone che lavorano nel Gruppo”, il commento, dopo l’acquisizione, di Giuliana Albera Caprotti e Marina Sylvia Caprotti. “Siamo molto soddisfatti di apprendere che le nostre azioniste di maggioranza abbiano apportato capitali propri in misura così significativa per il futuro di Esselunga” quello di Sami Kahale, Ceo di Esselunga, alle prese in questo momento con altri problemi più pratici, a causa dell’emergenza coronavirus, con i punti vendita presi d’assalto quotidianamente e file all’esterno talmente lunghe da conquistare le dirette televisive.

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