Si è appena conclusa la raccolta del marrone della cooperativa La Maruna, con sede a Villar Focchiardo, in Val di Susa (Torino), in una zona a alta vocazione castanicola: le prime attestazioni qui risalgono già al 1300. Oggi questa è la patria del marrone della Valle di Susa Igp.
Buona qualità e volumi
Nata nel 2003, la cooperativa La Maruna si occupa della raccolta e commercializzazione dei marroni e, tra piccoli produttori e aziende più strutturati, raccoglie più di 100 soci. “Quest’anno abbiamo iniziato e concluso la raccolta nei tempi giusti – commenta il presidente Marco Re – È stata un’ottima annata. La qualità è ottima, con una pezzatura grande. Il quantitativo di bacato rientra entra nella norma e non ci sono stati attacchi fungini. Inoltre, le piogge nei momenti gusti e un buon andamento primaverile, uniti alla possibilità di irrigazione, hanno permesso di portare a casa un buon quantitativo di prodotto".
Una raccolta quindi soddisfacente, dopo quella più scarsa dell’anno passato, che va a rispondere sia alle esigenze del mercato locale che dei grandi ammassatori. “Il mercato risponde bene, anche se il marrone è soggetto a andamenti fluttuanti. La nostra Igp trova uno sbocco importante anche nel trasformato come marrons glacés, marmellate e marroni sotto sciroppo”, spiega a myfruit.it il presidente.
Con tanto prodotto in circolazione, i prezzi però quest’anno sono stati un po' più bassi. “Noi cerchiamo di tenere. Ipotizziamo circa un 10 o 20% in meno rispetto all’anno scorso, ma non abbiamo ancora tirato le somme”.

Un territorio che guarda avanti
Quella del marrone della Valle di Susa Igp è una produzione d‘eccellenza che ha fatto la storia di questo territorio, ma che oggi soffre per una serie di problemi concatenati, dall’abbandono delle montagne al calo demografico, dalla difficoltà di reperire manodopera alla scarsa possibilità di meccanizzazione. E, più che per qualsiasi altro motivo, per l’eccessiva frammentazione delle aziende che rende complessa la gestione e fa aumentare i costi.
Eppure c'è chi non demorde. Il comparto vive oggi anche di nuovi slanci. “Negli ultimi anni, c’è chi ha investito impiantando nuovi castagneti in aree più agevoli da coltivare o chi si sta muovendo puntando a una concentrazione della produzione laddove è più redditizia. Ci sono nuovi impianti che si stanno sviluppando proprio in questo momento e abbiamo anche dei giovani che hanno scelto di credere nel futuro del nostro marrone", conclude Marco Re.