Innovazioni, tecnologie e packaging

26 maggio 2025

Dalla Sila una patata super-elite grazie all’aeroponica

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Creare una filiera tutta italiana già a partire dal seme, che permetta di risparmiare suolo e acqua, e che valorizzi le tipicità locali ritornando a quella che un tempo, in Calabria, era la tradizione. Sono questi gli obiettivi del progetto che il Consorzio Produttori Patate Associati sta portando avanti in collaborazione con il Consorzio di tutela della patata della Sila Igp, l’Università di Firenze, l’Arsac, l’ente regionale per lo sviluppo in agricoltura, e l’azienda Edo Radici Felici grazie ai fondi della misura 16.2 del Psr Calabria.

Sull’altopiano della Sila, stretto tra due mari, a circa 1.200 sul livello del mare, cresce una patata che, grazie alle particolari condizioni pedoclimatiche, segnate da una buona escursione termica fra giorno e notte, si caratterizza per la sapidità e la notevole presenza di sostanza secca. 

Un’eccellenza italiana che ora vuole fare ancora di più puntando sulle tecnologie più innovative per affrancarsi dalle importazioni di seme, accrescere la produttività e ridurre sia i costi che l’impatto ambientale. 

Un progetto ambizioso che sta già dando buoni risultati. Se un tempo, la Sila era vocata anche per la produzione del tubero seme, oggi questo proviene soprattutto da Olanda, Germania e Danimarca. Ammonta a circa 600 milioni di euro all’anno la spesa per le importazioni italiane di prodotti pataticoli. Una buona percentuale di tale cifra è riservata proprio all’acquisto del tubero seme: un costo non indifferente a cui si aggiunge anche l’impatto ambientale generato dal trasporto. 

Un sistema che finora è stato tuttavia necessario per assicurarsi materiale sano. La propagazione agamica della patata infatti lasciava spazio alla diffusione di malattie virali.  

Con questo progetto, già in fase di sviluppo, i produttori potrebbero invece affrancarsi dalla dipendenza estera e gestire tutto il processo produttivo del tubero seme in loco. Un ritorno al passato, ma in chiave moderna grazie all’applicazione dell’aeroponica. Il dipartimento Dagri dell’Università di Firenze conserva in vitro numerose varietà locali di patata e, a partire dal 1996, ha sviluppato una solida esperienza nella tecnica di risanamento da virus e nella produzione di minituberi. 

Nel progetto in corso, la tecnica della micropropagazione è stata combinata con l’esclusiva tecnologia soilless aeroponico Airfruit per la produzione di minituberi, in serra o indoor, della ditta Edo Radici Felici, titolare del brevetto.

L'intervista

Sulle peculiarità del progetto abbiamo ascoltato Michele Santaniello, responsabile tecnico del Consorzio Produttori Patate Associati.

Tanti vantaggi

Numerosi i vantaggi ottenuti, a cominciare dall’ottenimento di una produzione di minituberi esenti da problemi fitosanitari, senza l’uso di fitofarmaci di sintesi, e cresciuti in condizioni controllate. Ma c’è un altro aspetto da non sottovalutare: la ricerca ha calcolato anche la produttività esaminando varietà, livelli nutrizionali, tempo necessario per la tuberizzazione e possibilità di sincronizzarla. 

Positivi i primi riscontri: il processo di produzione in aeroponica ha infatti permesso di incrementare la resa, aumentando i cicli produttivi con una raccolta continua e non distruttiva delle piante, che può essere condotta indipendentemente dalle condizioni atmosferiche. 

Il risultato pertanto è un tubero seme super elite, prodotto in maggiori quantità e più velocemente. Sia i costi che l’impatto ambientale potrebbero inoltre essere abbattuti grazie alle minori esigenze di moltiplicazione in campo e di trasporto, alla riduzione del consumo di acqua, concimi e prodotti fitosanitari. 

Il processo produttivo è inoltre ottimizzato tramite la digitalizzazione del sistema aeroponico e con l’utilizzo di tecniche di agricoltura di precisione che permettono di controllare la nutrizione minerale e di associare protocolli di biofortificazione per la produzione di tubero seme ad elevato potenziale produttivo. 

La gestione controllata permetterebbe inoltre di applicare protocolli di certificazione genetica e sanitaria. Il progetto dunque contiene tutte le prerogative per sostenere e favorire la competitività della filiera con una soluzione che valorizza varietà locali come Nicola, Agria e Viola calabrese. Senza contare l’impatto positivo che potrebbe avere sia a livello d’immagine di prodotto, con il suo forte accento italiano, che nello stimolare l’interesse delle nuove generazioni, sempre attente alle innovazioni.

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