È arrivato questa settimana, dopo ore di trattative tra i ministri dell’Ambiente europei, l’accordo dell’Unione europea sugli obiettivi climatici al 2040: riduzione del 90% delle emissioni rispetto ai livelli del 1990, come proposto dalla Commissione lo scorso luglio.
Un’intesa che segna un nuovo passo verso la neutralità climatica al 2050 – già fissata per legge – e che, pur tra compromessi e margini di flessibilità, rappresenta una buona notizia per chi opera nel sistema agroalimentare europeo.
La decisione di Bruxelles conferma infatti che la transizione climatica resta una priorità politica. Per il settore ortofrutticolo, che da anni si confronta con gli effetti concreti del cambiamento climatico, dovrebbe essere un segnale positivo: un passo concreto nella direzione giusta, dopo troppe stagioni segnate da emergenze e attese.
Un compromesso necessario
L’accordo è stato approvato a maggioranza qualificata, con il no di Polonia, Slovacchia e Ungheria e l’astensione di Belgio e Bulgaria.
Il testo mantiene l’obiettivo del 90%, ma introduce revisioni biennali e la possibilità di sospendere temporaneamente alcune misure in caso di crisi energetiche o economiche. Inoltre, consente l’utilizzo fino al 5% di crediti di carbonio internazionali, offrendo così un minimo margine di flessibilità agli Stati membri.
È un compromesso politico, ma anche un passo avanti realistico: serve per mantenere vincolante la rotta della decarbonizzazione senza penalizzare eccessivamente le economie più fragili o i settori più esposti.
Le implicazioni per la filiera ortofrutticola
Questo nuovo accordo non introduce, per il settore ortofrutticolo, misure operative immediate, ma riconosce pienamente il ruolo dell’agricoltura nel calcolo delle emissioni e apre spazi concreti per strumenti come il carbon farming, le energie rinnovabili in azienda e pratiche di efficienza energetica che potranno essere valorizzate all’interno delle strategie europee.
Anche la logistica della filiera, dal trasporto alla catena del freddo, sarà chiamata a ripensare i propri modelli per contribuire al taglio delle emissioni. In prospettiva, le imprese che sapranno anticipare questi cambiamenti avranno un vantaggio competitivo, anche in termini di accesso ai fondi e ai mercati.
Il ruolo dell’Italia
L’Italia ha sostenuto il compromesso, ottenendo un riconoscimento importante: l’inclusione dei biocarburanti nella strategia di decarbonizzazione. Un punto che interessa da vicino il settore agricolo nazionale e che potrebbe aprire nuove opportunità per la produzione di materie prime destinate ai carburanti sostenibili, integrando così filiere agricole e strategie climatiche.
Verso la COP30
L’accordo dovrà ora passare al Parlamento europeo per la definitiva approvazione. Intanto, l’Ue si prepara a presentare alla COP30 di Belém, in programma per lunedì 10 novembre, i nuovi obiettivi intermedi al 2035: una riduzione delle emissioni tra il 66,25 e il 72,5% rispetto ai livelli del 1990.